I Menapace, norvegesi di Pineta

Marcialonga. Sandro, Marco e Francesco saranno in gara. Claudio farà lo skiman


di Antonella Mattioli


PINETA. I “norvegesi di Pineta” così gli amici chiamano i fratelli Menapace: Francesco, 54 anni, Sandro, 49 anni, e il più giovane Marco, 44.

Sandro e Marco domenica saranno al via della Marcialonga: pettorali 629 e 630. Secondo gruppo. Francesco, avendo saltato le ultime edizioni, partirà un po' più indietro con il numero 1624. Quanto ad altezza i Menapace sono tra i pochi italiani a non sfigurare con i giganti che arrivano dal grande Nord: Francesco il più “piccolo” è 1.89, gli altri due 1.93. Quando si allenano sulle piste del Lavazé o in estate fanno skiroll sui tornanti della Mendola e del Colle svettano su tutti gli altri.

Alla Marcialonga invece dove è sempre più forte la presenza di atleti che arrivano da Norvegia, Svezia e Finlandia sono nella media. I tre fratelli sanno che gli amici invidiano la loro altezza e ci scherzano: «In effetti – dice Sandro – tra noi e i norvegesi una certa somiglianza c'è, ma solo da fermi. Quando partono, non li vedi più. C'è poco da fare, il fondo da loro è sport nazionale: hanno le squadre A-B-C. Noi facciamo fatica a mettere assieme un gruppo da schierare in nazionale».

La forza nelle braccia non sarà la stessa, ma l'altezza ha ingannato anche i tifosi norvegesi che a fine gennaio arrivano in massa in val di Fiemme e Fassa: «È capitato un paio di anni fa: avevo la tuta rossa della Norvegia e quando passavo mi facevano il tifo». Sandro quest'anno punta ad arrivare tra i primi 500, Marco si “accontenterebbe” di entrare nel gruppo dei 700, tutti e tre comunque hanno come obiettivo quello di fare bene per ottenere un buon pettorale in vista della Vasaloppet. «Alla preiscrizione – racconta Francesco – ci hanno dato un numero che è intorno ai 10 mila, ma dobbiamo assolutamente andare bene alla Marcialonga per riuscire ad ottenere una posizione migliore al momento dell'assegnazione dei pettorali in Svezia. Altrimenti rischiamo di rimanere imbottigliati alla partenza. Il guaio è che negli ultimi anni, pur essendo riusciti a migliorare i nostri tempi, siamo scivolati indietro come posizione in classifica, perché il livello dei partecipanti è sempre più elevato».

Per i fratelli Menapace si tratta di un ritorno in Svezia: nel 2003, per la prima volta, hanno partecipato alla mitica Vasa, 90 chilometri di fatica in mezzo ai boschi. «A dieci anni di distanza – dice Sandro – vogliamo tornare: è una bella gara. Anche se, per quanto riguarda il calore del pubblico, è migliore la Marcialonga perché passa attraverso i paesi. C’è la gente che fa il tifo e questo ti dà la forza di andare avanti quando sei al limite». Del trio l'addetto alla sciolinatura è Marco che anche l'altra sera era a Lago di Tesero ad allenarsi sulla pista illuminata. Già deciso come preparare gli sci: sciolina per garantire almeno un po' di tenuta in salita o solo paraffina per essere più veloci?

«Ogni anno – spiega Marco – cerchiamo di ridurre un po' la tenuta per andare più forte, ma eliminarla del tutto per noi è impossibile. Non abbiamo abbastanza forza nelle braccia: i primi venti chilometri fino a Canazei sono sempre in salita».

Poi a due chilometri e mezzo dal traguardo c'è da scalare la cascata: un calvario dopo 67 chilometri e mezzo. «All'inizio della salita – assicura Sandro – c'è mio fratello Claudio, alle spalle diverse edizioni della Marcialonga, che ci aspetta con fornelletto, klister e pennello. Oltre alle donne della famiglia pronte con il caffé, indispensabile per trovare la forza di fare gli ultimi chilometri prima di arrivare a Cavalese».

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