L’Alto Adige a Vercelli: è la partita della vita

Oggi in Piemonte (ore 18) deve rimontare un gol alla Pro Vercelli per poter salire in serie B. Missione difficile ma non impossibile


di Valentino Beccari


BOLZANO. Vercelli non è Rio de Janeiro, il Sesia che si insinua discreto tra le risaie non è l’Atlantico che si approccia spavaldo alla spiaggia di Ipanema ma per l’Alto Adige quella di oggi è come la finale del Mondiale. Perchè per una società con vent’anni di vita alle spalle andarsi a giocare un posto in serie B in novanta minuti equivale a conquistare la Coppa del mondo. Già, perchè fino a qualche anno fa la società biancorossa con le guance rosse e la voce timida cercava di mettere il naso fuori da Milland, rione di Bressanone e oggi bussa alla porta del salotto buono del calcio italiano.

E allora rispolveriamo i vecchi almanacchi e per restare in tema vediamo che nel 1950 il piccolo Uruguay andò a vincere il Mondiale proprio al “Maracanà” battendo il Brasile padrone di casa, favoritissimo e al quale basta un pareggio per aggiudicarsi il titolo.

Quel pareggio che oggi basta anche alla Pro Vercelli per ritornare immediatamente tra i cadetti dopo un solo anno in purgatorio. E obiettivamente la Pro Vercelli ha i numeri e le statistiche dalla sua e anche un parco giocatori tecnicamente superiore all’Alto Adige. Una squadra vera, di lotta e di governo con sette undicesimi con esperienze in B. Una formazione esperta, forte, determinata, che sa ragionare e soprattutto è in grado di gestire la partita. Conosce l’arte della diplomazia, sa addormentare il gioco e condurlo a ritmi congeniali e poi dietro è più solida dell’Armata Rossa. Non a caso ha incassato 18 gol in tutta la stagione, mezza a rete a partita. E l’Alto Adige deve segnarne almeno una in novanta minuti.

Non è facile, ma nemmeno impossibile. A patto che la squadra ritrovi quella luce che ha abbagliato i difensori della Cremonese.

“È logico che sarebbe stato meglio non perdere al Druso - afferma il direttore sportivo Luca Piazzi - ma se sapremo ripetere la prestazione di domenica scorsa, sono convinto che possiamo ancora farcela. Vincere a Vercelli, malgrado non ci sia riuscito nessuno in questa stagione, è un’impresa alla nostra portata. Io ci credo, e come me tutta la squadra”.

Va detto che in questi giorni è stato bravo mister Claudio Rastrelli a riorganizzare l’assetto mentale della squadra. Già, perchè lunedì si leggeva la rassegnazione sul volto dei giocatori mentre ora è tornata la rabbia, la cattiveria, quella spregiudicatezza che ha permesso all’Fc di essere la squadra più forte delle ultime dieci partite di campionato.

Perchè se è vero che la squadra nella partita d’andata ha sofferto un po’ di sudditanza psicologica e anche vero che la velocità di Turchetta, Minesso e Corazza può mettere in difficoltà una retroguardia solida, esperta, maliziosa ma non velocissima.

Eppoi c’è il rientro di Simone Branca, l’uomo in più di questo finale di stagione, l’elemento eversivo del gioco biancorosso, il “terrorista” degli schemi in grado di far saltare la logica e anche la fisica con giocate estreme.

Una cosa è certa: l’Alto Adige deve partire a mille, dettare subito un ritmo rock perchè se si lascia prendere dal “lento” vercellese non riuscirà a sviluppare il suo gioco “metal” per vocazione e caratteristiche.

Certo, dovrà anche confrontarsi con uno stadio gremitissimo (si calcola almeno settemila persone) e soprattutto con il pubblico a ridosso del campo. Ci sarà anche un centinaio di tifosi biancorossi ma ovviamente la percezione della loro presenza sarà col volume al minimo. Però una volta il piccolo Uruguay riuscì a zittire il maestoso Maracanà. E allora perchè no?

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