La farfalla del Portuense che venne incoronato imperatore del Giappone 

Roma. Franco Menichelli, la farfalla del quartiere Portuense che diventò imperatore del Giappone. Negli anni sessanta il quartiere Portuense è già uno dei quartieri popolari della zona sud di Roma,...



Roma. Franco Menichelli, la farfalla del quartiere Portuense che diventò imperatore del Giappone. Negli anni sessanta il quartiere Portuense è già uno dei quartieri popolari della zona sud di Roma, costeggiata dal “biondo” fiume Tevere. Zona popolare, verace ed anche talentuosa, perché in quel quartiere la famiglia Menichelli ha già messo in evidenza i talenti di Giampaolo e Franco, entrambi iniziati al calcio dal padre ma che presto intrapresero strade diverse. Giampaolo, difatti, percorse velocemente la scalata al calcio che conta e, a suon di gol, seppe vestire le maglie di Roma, Juventus e della Nazionale. Franco Menichelli, invece, depose ben presto le scarpette chiodate, dedicandosi alla ginnastica artistica, specialità che gli consentì di partecipare a tre olimpiadi, conquistando cinque medaglie a cinque cerchi (un oro, un argento e tre bronzi), tre titoli mondiali, quattordici allori continentali e sei titoli nazionali. La “farfalla” Menichelli ebbe il merito non solo di volteggiare sulle prestigiose pedane internazionali, ma riuscì anche a modernizzare ed innovare il mondo della ginnastica.

Il flic-flac al circo

E vedremo come, non prima di parlare del flic-flac. Nel 1953 Franco Menichelli è in vacanza sul lago di Bolsena, in estate mèta preferita delle attività circensi. Menichelli sporge lo sguardo oltre il tendone osservando gli artisti volteggiare nel flic-flac (esercizio a corpo libero, generalmente eseguito dopo una rincorsa ed una battuta a piedi pari uniti, o dopo un altro movimento introduttivo con arrivo sempre a piedi pari uniti), per Menichelli è amore a prima vista. Il futuro campione olimpico si affida ai consigli del maestro Gian Luigi Ulisse, il vate della ginnastica della palestra CSI di Lungo Tevere. Ulisse intuisce al volo le qualità di Menichelli (“aveva dieci anni di vantaggio rispetto agli altri” ebbe a dire l’allenatore romano, ndr), ritenendolo l’interprete ideale di quel nuovo modo di concepire la ginnastica artistica, portata in auge dagli atleti dell’est. Il rapporto Ulisse-Menichelli non fu tutto rose e fiori, costellato da screzi e riappacificazioni che consentirono al maestro romano di modellare le superbe qualità del ragazzo del quartiere Portuense, e, nello stesso tempo, offrirono al giovanotto l’opportunità di apprendere ogni segreto di un impegno duro, fatto di sudore, sacrifici e “profumato” dalla magnesia. Inizia così il percorso di Franco Menichelli che, prima di vestire il mantello da imperatore del Giappone, fu impegnato nei costanti duelli con l’amico rivale Angelo Guidarelli, ginnasta che primeggiava sempre e comunque nei duelli con quello che sarebbe diventato uno dei protagonisti della ginnastica azzurra. Le sconfitte con Guidarelli seminarono qualche attimo di ripensamento in Franco Menichelli, riflessioni che lo portarono vicino alla decisione di lasciar perdere. Nel 1956, invece, Menichelli s’impone sul rivale e veste la fascia tricolore di campione italiano, successo che gli spalancò le porte della nazionale alla corte del maestro Romeo Neri, che lo inserisce nel giro della formazione che stava preparando la partecipazione alle Olimpiadi di Roma 1960. Nel suggestivo scenario delle Terme di Caracalla, Franco Menichelli non veste la porpora dell’ottavo Re di Roma ma ci va vicino. Nella calda serata di mercoledì 7 settembre, il carniere della ginnastica italiana torna a riempirsi di medaglie, spezzando la lunga astinenza che durava dai giochi olimpici di Los Angeles del ‘32.

Franco Menichelli contribuisce da par suo, affiancando il suo bronzo nel corpo libero all’argento alle parallele di Giovanni Carminucci e dal terzo posto assoluto della squadra azzurra. Le affermazioni dell’Olimpiade romana conferiscono ulteriori motivazioni al giovane Menichelli, esortandolo, indirettamente, a sviluppare e perfezionare le nuove tecniche che permetteranno alla “farfalla del Portuense” di volare sul gradino più alto nelle Olimpiadi di Tokyo. Nel quadriennio di avvicinamento alla rassegna asiatica, Menichelli trasforma il concetto di fare ginnastica. L’ormai maturo atleta rompe ogni schema: dalla tecnica all’estetica. Menichelli, difatti, è l’interprete di una ginnastica armoniosa, reattiva, disinvolta e libera di muoversi. Il nuovo concetto estetico, induce Menichelli a gareggiare con i pantaloni corti, al posto della tradizionale tuta fasciante, ed entrare negli attrezzi di traverso. Prima delle Olimpiadi di Tokyo, Menichelli vince in quasi tutte le competizioni: nel 1961 è campione europeo nel corpo libero in Lussemburgo e nel 1963 a Belgrado, nel 1962 conquista il bronzo ai mondiali di Praga.

Olimpiadi di Tokyo 1964

Il 22 ottobre 1964 Franco Menichelli è incoronato imperatore del Giappone. Nell’edizione olimpica di Tokyo 1964, è rimasta incisa la giornata del “Menichelli-day”. In quel giovedì, la farfalla del quartiere Portuense sa di affrontare l’agone agonistico dove i maestri nipponici non erano solo forti, ma erano anche i padroni di casa per cui avrebbe goduto degli immancabili favori dei giudizi della giuria. Bisognava esser più forte anche dei giudizi. Franco Menichelli, nel corpo libero, è l’ultimo a esibirsi. Sono già scesi in pedana il giapponese campione del mondo Yukio Endo, e il sovietico Victor Lisitsky. Menichelli esegue una prova perfetta, sottolineata dallo scrosciante applauso del “Metropolitan Gymnasium”. La giuria, composta da un sovietico, un giapponese e un australiano, valorizza la performance con un 9,80 che vale l’oro. Medaglia di metallo pregiato che arriva trentadue anni dopo quella di Los Angeles.

Menichelli completa la leggendaria giornata con l’argento agli anelli, alle spalle del fenomeno Takuji Hayata, e con il bronzo alle parallele, preceduto da Haruhiro Yamashita e Shuji Tsurumi. Tre medaglie in un giorno che consegnano a Menichelli lo scettro di imperatore del Giappone.

Negli anni successivi, la “farfalla del quartiere Portuense” conquista quattro medaglie d’oro ed un bronzo agli europei 1965, due bronzi ai Mondiali del 1966, due argenti e due bronzi agli europei del 1967. La farfalla romana che riportato in auge la ginnastica artistica italiana, innovandola nella tecnica e nello stile, chiude l’esperienza olimpica con l’amara partecipazione a Città del Messico 1968. E in quella edizione, difatti, che Franco Menichelli, durante la prova di corpo libero nella competizione a squadre, urla tutto il suo dolore per la rottura del tendine d’Achille. Infortunio che, cinque anni dopo, costringe Menichelli al ritiro dall’attività, decisione che non sbiadisce i meriti della farfalla del rione Portuense il cui nome, nel 2015, viene inserito tra gli atleti della “Walk off fame” dello sport italiano.













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