La “mammina” che stravinse  quando lo sport non era pronto 

I 71 anni della grande sciatrice, ciclista e podista badiota. Dieci edizioni consecutive della Marcialonga, una Vasaloppet, due Tour de France, un Giro d’Italia, per citare i successi più importanti, ma allora  le campionesse come lei non godevano della giusta considerazione 


Daniele Magagnin


Bolzano. Ci sono persone che hanno lasciato un segno indelebile nel cuore degli appassionati di sport, oltre ad aver scritto splendidi capitoli nei libri di storia. Pagine tracciate con passione, ma anche con il sudore della fronte, il sacrificio, l’abnegazione, la tenacia. Il 4 giugno compie gli anni un’icona, una grandissima e polivalente interprete dello sport nazionale, internazionale e di casa nostra, una campionessa straordinaria, capace di grandissime imprese in discipline diverse, con una forza eccezionale e con un’umiltà straordinaria.

Lei è Maria Canins Bonaldi da La Villa in Val Badia, classe 1949, grande nello sci di fondo, grandissima nel ciclismo sia su strada, sia fuoristrada, forte nella corsa in montagna. Un’atleta che ha saputo mettersi in luce quando lo sport al femminile era forse troppo poco considerato, una straordinaria interprete di più discipline dalla diversa stagionalità, capace di anteporre la passione genuina e profonda ai discorsi legati all’emancipazione, al ruolo della donna nel contesto agonistico. Una sportiva capace di andare oltre. Oltre gli stereotipi, oltre quelli che per qualcuno erano considerati limiti. Il tutto con dolce tenacia.

Gli inizi nello sci di fondo

Moglie, mamma, atleta di enorme spessore, arrivata allo sport agonistico non giovanissima. Dal 1969 al 1983 si è distinta nello sci di fondo, riuscendo a cogliere grandi risultati sia a livello nazionale che a livello internazionale: quindici titoli italiani, di cui sei nella 10 km, sei nella 5 km e due nella 20 km, uno nello skiroll. Prima atleta italiana a vincere la Vasaloppet, in Svezia. Dieci successi consecutivi alla Marcialonga, dodici Gran fondo della Val Pusteria, sette Dobbiaco-Cortina e otto Gran fondo della Val Casies. Sesta in Coppa del Mondo nella 10 chilometri a Strbske Pleso, negli Alti Tatra, in Slovacchia, il 28 marzo 1982, ventesima nella 20 chilometri al termine dell’unico mondiale disputato in carriera, nel 1982, a Oslo, in Norvegia.

Poi si scoprì grande ciclista

Sci nordico d’inverno, ciclismo d’estate. Ad onore del vero ha scoperto di andare molto forte anche in bicicletta relativamente tardi, altrimenti chissà cosa avrebbe vinto in carriera. Sulle due ruote ha cominciato ad andare nel 1975, inizialmente solo come allenamento estivo per l’attività lo sci di fondo. La passione per la bici l’ha portata a mettersi in gioco veramente a 32 anni, con tante motivazioni, non certo per scherzo o per gioco. Sono arrivati alcuni risultati importanti e il palmares della “mammina volante” della Val Badia si è ben presto arricchito con gli allori ciclistici: prima in due edizioni consecutive del Tour de France (1985 e 1986) e vincitrice della prima edizione del Giro d'Italia femminile, nel 1988. In maglia azzurra ha disputato due edizioni dei Giochi olimpici. Nel 1984 a Los Angeles, negli States, ha chiuso la 23esima Olimpiade al quinto posto nella prova su strada e nel 1988, a 39 anni, a Seoul, in Corea del Sud, si è piazzata al 32esimo posto nell’edizione numero 24 dei Giochi, ancora nella prova in linea. A guidarla da vicino c’era sempre il marito e tecnico Bruno Bonaldi, già azzurro di sci nordico e maestro di sci, persona squisita, vittima di un tragico indicente stradale in bicicletta sulle strade della Val Badia anel luglio del 2016. Maria ha saputo mettersi in luce anche ai Mondiali: due medaglie di bronzo (1983 e 1989) e due d’argento (1982 e 1985) nella prova individuale su strada e una d'oro nella cronometro a squadre del 1988, poi un argento nella stessa specialità nel 1989.

Il soprannome "mammina volante" l’ha accompagnata in giro per il mondo per diversi anni. Spesso e volentieri a seguirla alle gare, insieme al marito-tecnico, c’era la figlia Concetta.

Anche corsa e mtb

I francesi l'hanno definita "Maria l’Imperiale", i tecnici del ciclismo l'hanno considerata “il Charly Gaul al femminile” per i suoi scatti imperiosi sul Tourmalet o sull’Izoard. Lei, Maria Canins Bonaldi, atleta polivalente, ha saputo farsi onore anche oltre gli “enta” e gli “anta”. Protagonista costate nelle gran fondo di ciclismo e di sci nordico, grande con la biciletta da strada, con la mountain bike, nella corsa in montagna e con gli sci da fondo. Ha legato il suo nome con quella della “sua” Alta Badia. Di poche, ma sentite parole. Sempre e ovunque ha ricordato che lo sport non è fatica, ma gioia, grande gioia. Ed è con questo slogan che si è lanciata, anche in età avanzata, alla conquista di nuovi traguardi.

Atleta di grandissimo valore, ma soprattutto di incredibile volontà. Ha cominciato ad affacciarsi al mondo agonistico quando alcune sue coetanee avevano ormai raggiunto l'apice della carriera, imponendosi e misurandosi in discipline ardue e faticose come il ciclismo e lo sci di fondo. A 25 anni ha affrontato lo sci agonistico, a 32 il ciclismo su strada. Anche con le ruote dentate si è fatta largo, senza tralasciare la corsa in montagna. Si narra che la passione per le due ruote sia nata in seguito ad un regalo di nozze del marito Bruno, che le donò una bella bicicletta da strada.

Il lavoro e il marito Bruno

Sicuramente non pensava affatto di vincere due Tour de France quando, ventenne, trascorreva le sue giornate tra il lavoro come cuoca in una pensione della valle e lunghe e faticose "corse" lungo gli impervi sentieri della sua incantevole valle. È stato il marito, Bruno Bonaldi, ad accorgersi delle non indifferenti capacità atletiche di Maria che, dopo un'intera giornata di lavoro, trovava ancora la forza e le energie per affrontare impegnativi sforzi. Tenace, ostinata, forte. Seria ed entusiasta. A sostenerla in ogni momento e in modo splendido il consorte, che durante tutta la strepitosa carriera è stato il suo mentore. Il grande merito di Maria non è stato solo quello di portare a casa tante vittorie, bensì di aver insegnato che si può diventare grandi, non solo nello sport ma anche nella vita, all’insegna di grandi principi e valori. Semplice, genuina, spontanea, vera. Sempre. Non si vincono per caso 2 Tour de France, 2 Tour de l’Adue, 2 Giri di Norvegia, un Giro del Colorado, un Giro d'Italia, un Tour de la Drome, 4 Giri dell’Adriatico, 2 Gran premi di Francia a cronometro, 4 cronometro internazionali di Les Herbieres, un Giro di Sicilia, 6 titoli italiani su strada, 4 titoli italiani a cronometro, un titolo italiano inseguimento su pista, un titolo italiano cross country mountain bike, 2 successi in Coppa del mondo cross country mountain bike, un titolo mondiale 50 Km cronometro a squadre, 3 medaglie d’argento ai campionati del mondo, 2 medaglie di bronzo ai campionati del mondo, 2 partecipazioni alle Olimpiadi: a Los Angeles (quinta) e a Seul (32esima nella volata di gruppo) e poi 83 secondi posti. Nello sci nordico, nel dettaglio: 15 volte campionessa italiana nelle varie distanze; 10 vittorie consecutive alla Marcialonga, 12 vittorie alla Ski Maraton della Pusteria, 7 vittorie alla Dobbiaco - Cortina, 8 vittorie alla maratona della Val Casies, una vittoria alla leggendaria Vasaloppet (Svezia). Nel 1982, in Cecoslovacchia, ottenne il miglior piazzamento femminile in Coppa del mondo di sci nordico fino a quel momento. Sempre nel 1982 partecipò ad Oslo al campionato mondiale. Nel 1983 disputò la prova preolimpica a Sarajevo, piazzandosi tra le prime dieci. 11 volte campionessa mondiale veterani (Over 30), nel 1997 è campionessa mondiale di triathlon invernale.

44 pulsazioni al minuto, una fibra muscolare fantastica, valori straordinari, grandi doti naturali. Disse a più riprese: «Io sono del parere che non bisognerebbe mai fare dei confronti fra sport maschile e femminile. Gli uomini fanno il loro sport e le donne anche. Forse le donne non dovrebbero stare tanto a pensare che non sta bene fare questo o quello. Se a me piace una cosa, la faccio, senza badare a quello che dice la gente. Non ho mai dato retta a chi mi diceva di stare a casa a fare altro. I commenti a me non hanno mai fanno né caldo, né freddo. Io penso che finchè non fai del male a nessuno, sei libero di fare quello che ti piace e ti diverte».

Maria Canins, non ha mai smesso di praticare sport. Ha scoperto anche l’e-mountain bike, alternandola alla bici muscolare dalle gomme dentate. Per non farsi mancare nulla. Auguri Maria, fulgido esempio di grande atleta.

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