CALCIO

Morto Ezio Vendrame, il George Best italiano

Nella stagione 1970/71 aveva vestito la maglia del Rovereto



TREVISO. Il mondo del calcio piange la scomparsa di Ezio Vendrame. Giocatore di grande talento, nato il 21 novembre del 1947, è deceduto all’età di 72 anni. Soprannominato il George Best italiano per le sue qualità tecniche e il look che ricordava l’ex stella del Manchester United, Vendrame in carriera ha vestito le maglie di Spal, Torres, Siena, Rovereto, Vicenza, Napoli, Padova, Audace Sme e Pordenone. 

Vendrame aveva esordito in serie A nell'estate 1971 con il Lanerossi Vicenza dove per tre anni era diventato l'idolo assoluto. Dopo una breve parentesi al Napoli di Luis Vinicio, che lo ha sempre lasciato ai margini del suo progetto, approdò al Padova in serie C, dove rimase due stagioni, collezionando 57 presenze. Nella stagione 1978-79 contribuì anche alla promozione del Pordenone in serie C2. Decine sono gli episodi, alcuni tragicomici, che contraddistinguono la sua carriera di calciatore. Quella di allenatore si interruppe, invece, dopo molti successi, di fronte all'invadenza dei genitori dei baby calciatori: "Allenerei solo una squadra di orfani", fu il suo famoso commiato alla panchina. 

Ritiratosi a vita privata nella campagna friulana, dedicandosi ai suoi hobby (tra cui suonare la chitarra e scrivere poesie), ha pubblicato alcuni libri nell'ultimo decennio in cui raccoglie le sue esperienze di vita e di calciatore (fra i quali "Se mi mandi in tribuna godo"), nel quale ricorda fra i suoi pochi rammarichi, il tunnel fatto al suo idolo, Gianni Rivera.

Vendrame è morto stamattina a Treviso, e la sua scomparsa non sarebbe legata - secondo le prime informazioni - al coronavirus; come se dopo un'esistenza a dribblare avversari e luoghi comuni avesse almeno allontanato l'ultimo rivale possibile.

Barba incolta, capelli lunghi, negli anni '70 Vendrame era il beniamino non solo di tanti amanti del calcio, ma anche di coloro che vivono controcorrente. Da scrittore aveva rivelato di avere talento, come quando sul campo di calcio dribblò tutti i suoi compagni di squadra o mirava al palo invece che alla porta avversaria «perché così è più divertente». Infanzia da dimenticare, quel bimbo friulano di Casarsa della Delizia era cresciuto in un collegio per bambini poveri; Vendrame però non si compiangeva e nemmeno si prendeva sul serio, così come faceva con la vita. Un calciatore non poteva bere e fumare. Lui frequentava tabacco e alcool. Si doveva stare in ritiro. Lui fuggiva e andava in cerca di una donna. Logico quindi che lo paragonassero, anche per via della chioma fluente, a quel George Best che ricordava in qualche movenza calcistica. Altri, per quella sua eccentricità da artista lo paragonavano a uno che, come lui, 'pennellava sul campo' ma per il quale il calcio non era tutto: Gigi Meroni, farfalla granata caduta troppo presto. La morte di Vendrame arriva qualche giorno dopo quella del suo aedo Gianni Mura, che dell'ex idolo del Vicenza era grande estimatore. Entrambi così assetati di vita non potevamo che comprendersi fino in fondo, e si erano scoperti quasi anime gemelle













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