Robert Oberrauch: «Non sembra vero che non ci sia più»

Bolzano. «L’inverno scorso sono andato poche volte al Palaonda proprio perché Gino non c’era, lui mi aspettava sempre davanti allo stadio, mi dispiaceva non trovarmi più con lui, ho un senso si...



Bolzano. «L’inverno scorso sono andato poche volte al Palaonda proprio perché Gino non c’era, lui mi aspettava sempre davanti allo stadio, mi dispiaceva non trovarmi più con lui, ho un senso si profonda tristezza». Sono le parole di Lucio Topatigh, uno dei più grandi di sempre dell’hockey italiano, amico fraterno di Gino Pasqualotto. «Hockeisticamente e come uomo sono cresciuto con Gino, amavo stare vicino a lui, mi piaceva trascorrere il tempo con lui e stavamo assieme il più possibile, lo considero il mio più grande amico, una persona che mi ha dato veramente tanto – dice con un filo di commozione il “Falco di Gallio” –. In panificio ho la foto di quando eravamo andati in Canada a trovare Ron Flockhart: ci avevano dati per scomparsi. Mi ricordo dei suoi messaggi al mattino prima di iniziare la giornata o quando la sera di mi diceva, “hai avanzato pane? Allora mangiatelo».

Il ricordo di Chipperfield

Da Vancouver, dove attualmente vive, è arrivata la telefonata da Ron Chipperfield, storico capitano degli Edmonton Oilers (è stato compagno di squadra di Wayne Gretzky e Mark Messier), che di Gino è stato prima compagno di squadra e poi allenatore. «Quando nel 1981 sono arrivato a Bolzano, Gino è stata la prima persona che ho conosciuto. Lui mi aveva fatto conoscere mezza città e così dopo una settimana mi sentivo già un bolzanino. Abitavo a Termeno, non avevo l’automobile, Gino veniva a prendermi e andavamo in giro in Val Gardena, a Renon. Ho trascorso davvero dei momenti bellissimi con lui – dice “Chip”, da alcuni mesi ritiratosi dall’hockey (era agente) –. Mi ricordo quando ad Alleghe, Dale Derkatch ha commesso un errore, Gino si è arrabbiato con lui e io, nel ruolo di allenatore, sono dovuto intervenire: Gino era un vincente».

Il suo “Bocia” Oberrauch

Giocatore simbolo dell’hockey bolzanino è senza dubbio Robert Oberrauch. In quest’occasione Bob non è “The Chief”, ma “Il Bocia”, l’appellativo datogli proprio da Gino, colui che lo portò per manina al palaghiaccio di via Roma. «È una sensazione di mancanza, Gino era parte della mia quotidianità, lui non era solo il mio compagno, ma anche un fratello, lui era la mia costante quotidiana. Accade che mentalmente dico, “beh, chiamo Gino, magari andiamo assieme a vedere la partita”. Non sembra vero che non ci sia più: è un grande dolore. Gino è sempre con me, ho foto di Gino ovunque, a casa in ufficio».

Ciano Sbironi e l’uomo Gino

Molto legato a Pasqualotto era anche l’amico Luciano Sbironi. «Andrò al cimitero a portare un lumino sulla tomba – dice commosso –. È già trascorso un anno, come si può dimenticarlo? Eravamo sempre assieme, lui era un fuoriclasse, l’artefice un po’ di tutto, prima uomo e poi un giocatore. Quando sono andato a trovarlo in ospedale mi disse, mostrandomi il taglio: “cosa ho fatto di male ?” In quel momento mi è crollato il mondo addosso».

Parla al presente Luca Zanoni, amico di famiglia. «Gino è un grande amico, una gran brava persona che ha dato tanto alla nostra città e che dopo un anno manca tantissimo alla sua città: tanti abbracci e tanti momenti, mi ricordo le sue espressioni, i suoi occhi». MAR

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