Schwazer: «Mi ha dato coraggio l’ordinanza del giudice Pelino» 

L’intervista. Il marciatore predica prudenza ma conferma l’inoltro della richiesta di sospensione della squalifica «Perchè sono tornato ad allenarmi? Per non trovarmi “scoperto” di preparazione se arrivasse anche la cancellazione»


Marco Marangoni


Vipiteno. Alex Schwazer, rivoluzionario dell’antidoping mondiale e anche un po’ sognatore. La sua rivoluzione non è partita un giorno qualunque, bensì il 9 novembre, data simbolica per il mondo intero, data nella quale 30 anni prima s’era iniziato a prendere a picconate un muro (Berlino) facendo crollare un sistema e, fra l’altro, messo a nudo il sofisticato e segreto sistema “doping di Stato” organizzato e coperto per decenni dalla Stasi. Qui non siamo difronte alla famigerata polizia segreta dell’ex DDR ma sicuramente a qualcosa di oscuro, non limpido, che puntata dopo puntata è un giallo che addirittura fa storcere il naso anche ai (tanti) colpevolisti della primissima ora.

Alex Schwazer che punta alle Olimpiadi di Tokyo 2020? «Chiedo prudenza, prima ci sono importanti passi da fare ma l’ordinanza del giudice Pelino mi ha dato forza, coraggio e dentro di me c’è qualcosa che dice di non lasciare nulla di intentato», confessa Alex al nostro giornale.

Ma qual è stata la molla che ha fatto scattare la voglia a Schwazer di rimettersi in gioco, marciando, chissà, verso una terza carriera? Sono stati i contenuti, due in particolare, scritti molto bene dal giudice per le indagini preliminari di Bolzano, Walter Pelino, più che mai deciso a scoperchiare pentolini e pentoloni in giro per il globo. Nelle 34 pagine si legge «manipolazione» di urine e «complotto» contro un tale «A.S.», ovvero Alex Schwazer. Due termini pesanti che se confermati dal supplemento di perizia, già richiesto, sarebbero un macigno, sull’immagine della Federazione mondiale di atletica leggera e soprattutto sul binomio Agenzia mondiale antidoping-laboratorio di Colonia.

«Stiamo preparando il ricorso con richiesta di sospensione della mia squalifica di 8 anni, da inviare alla Corte federale svizzera, forse già entro il fine settimana – dice deciso più che mai Schwazer, difeso dallo studio Brandstätter –. Perché ho deciso di ritornare a marciare? Semplice, per non trovarmi “scoperto” di preparazione qualora dopo l’accettazione della sospensione di squalifica arrivasse anche la cancellazione. Sono prudente e chiedo prudenza, ma l’ordinanza del giudice mi ha dato forza anche perché sono state validate le e-mail dove viene riportata la parola complotto nei miei confronti».

“Plot against AS” si trova nella corrispondenza tra il responsabile dell’antidoping della Iaaf, Thomas Capdevielle e il consulente legale Ross Wenzel riferendosi al fatto se il laboratorio tedesco fosse a conoscenza della situazione.

«Non so entro quanto tempo la Corte federale svizzera si pronuncerà (termine 3 mesi) ma se il parere sarà favorevole, ci saranno gli estremi per tornare al Tribunale arbitrale dello sport di Losanna e chiedere la cancellazione della squalifica (scadrebbe nel 2024) – spiega Schwazer che comunque proseguirà ad allenare gli amatori non tesserati –. Adesso non dico che vado a Tokyo, ma dico “provo a percorrere questa strada”».

L’allenatore Sandro Donati, dicendosi «all’inizio un po’ spaventato dalla decisione perché Alex si riempie nuovamente di aspettative e speranze rischiando di prendere nuove mazzate», tuona: «Fidal e Coni cosa fanno davanti a questa ingiustizia? Fanno gara a fare il Don Abbondio; in privato c’è completo appoggio dicendomi che è una storia incredibile e poi non fanno nulla. Se Schwazer è patrimonio collettivo italiano allora le istituzioni si muovano, non possiamo fare tutto da soli».

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