Squalificata la Vilukhina bronzo a Karin Oberhofer 

La russa sanzionata nell’ambito dell’inchiesta sul doping di stato. Era giunta seconda nella 7,5 km e l’altoatesina, quarta, sale così a tavolino sul podio


di Marco Marangoni


BOLZANO. Karin Oberhofer sfrutta la squalifica postuma per doping della russa Olga Vilukhina e si mette al collo la medaglia di bronzo olimpica della sprint di biathlon dei Giochi di Sochi 2014. La 32enne biatleta di Velturno - che sta cercando di qualificarsi per i Giochi di PyeongChang a pochi mesi dalla nascita del primogenito Paul - in futuro si vedrà recapitare diploma e soprattutto la medaglia che il 9 febbraio 2014 aveva perso per appena 6”2 nella gara svoltasi a Laura, comprensorio sciistico di Krasnaja Poljana. La comunicazione della squalifica della 29enne originaria della Baschiria è arrivata ieri direttamente dal Comitato Olimpico Internazionale che ha reso note le nuove conclusioni delle udienze della Commissione Oswald nell’ambito dell’inchiesta medico legale riguardante il doping di Stato russo ai Giochi Invernali di Sochi. Il CIO ha deciso di squalificare, ritenuti responsabili di aver violato le norme antidoping, altri cinque atleti russi. Tra questi c’è proprio Olga Vilukhina, seconda a 19”9, dalla vincitrice, la slovacca Anastasija Kuzmina. Insomma, se al termine del lungo iter tutto verrà confermato, l’Italia dovrà ritoccare in positivo il proprio medagliere facendolo salire a quota nove, ovvero due argenti e sette bronzi

. Tecnicamente il bronzo a Karin Oberhofer, portacolori dell’Esercito, mamma del piccolo Paul nato l’11 luglio scorso, sarà assegnato dopo l’eventuale ricorso al Tribunale Arbitrale dello Sport di Losanna da parte della Vilukhina. Nel frattempo il CIO comunicherà alla federazione internazionale di biathlon la comunicazione della squalifica della propria tesserata, quindi riformulerà la classifica della gara olimpica e Karin Oberhofer salirà automaticamente al terzo posto. Verrà successivamente prodotto un nuovo certificato e recuperata la medaglia presso la Vilukhina. Per Karin, che il 19 febbraio 2016 perse il padre Paul, campione paraolimpico rovesciatosi con la sua barca nelle acque del lago di Garda, un bronzo postumo che trasforma quelle amare lacrime di rabbia versate sulle nevi russe in lacrime di felicità e gioia. La Oberhofer tornerà alle gare a Obertilliach (Austria) nelle gare della Ibu Cup previste dal 14 al 17 dicembre. Solo dopo deciderà se potrà eventualmente aspirare a far parte della squadra azzurra per le Olimpiadi di febbraio.

Insomma, le indagini del CIO hanno fatto salire a quota 19 gli atleti russi che ai Giochi di Sochi non erano in regola con le norme antidoping. Alla Russia sono state sin d’ora revocate ben cinque titoli olimpici, sei medaglie d’argento e un bronzo in cinque sport (bob, pattinaggio di velocità, sci di fondo, biathlon e skeleton).

Le squalifiche più clamorose sono state quelle di Aleksandr Legkov e Maxim Vylegzhanin, rispettivamente primo e secondo nella 50 km di sci nordico. Il 5 dicembre il CIO si esprimerà circa l’ammissione della Russia ai Giochi del 2018 che scatteranno il 9 febbraio a PyeongChang in Corea del Sud.

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