Il personaggio

«Stanno uccidendo il Motomondiale»

Vittorio Zito, 85 anni in sella: «Del nostro motociclismo non è rimasto nulla»


di Alessandro Zucali


BOLZANO. Vittorio Zito, classe 1931, è tra i pochissimi uomini al mondo rimasti a raccontare le gesta di un motociclismo velocità che, oggi, nemmeno l’immaginazione riesce più a raffigurare. Ospite del Moto Club Ghiselli di Bolzano (di cui lo stesso Zito è il tesserato storico numero 1) proprio in occasione del suo 85esimo compleanno, l’ex campione che sfidò nel Motomondiale i giganti del tempo e della storia come Giacomo Agostini, Mike Hailwood, Carlo Ubbiali, James Redman e Umberto Masetti, si è voluto raccontare priorio a Bolzano, città nella quale ha vissuto dal 1976 al 2008 dopo il trasferimento da Bari (sua città natale). Oggi vive circondato dall’affetto della sua famiglia in Argentina, da dove si sposta spesso in Europa.

Zito, altro che ex... cosa ci faceva sul circuito di Varano con Freddie Spencer lo scorso mese?

«Lo dissi ancora anni fa, andrò in pista a girare con la moto fino a 90 anni! Non manca poi tanto... Ho girato con Spencer e a fine turno mi ha chiesto quanti anni ho adesso...gli risposi che ne ho il doppio di lui! Congratulations Zito! Mi ha chiesto se sono matto perché sul dritto ero sempre a 230 km/h!».

Poca roba per uno come lei che ha vinto la Milano - Taranto del ’57...

«Una gara folle che si correva su strada, ma soprattutto sulla strada aperta al traffico! 1400 km da fare in un solo giorno, che vinsi alla media di 100 km/h. Se si pensa alle soste rifornimento e alle strade del tempo...i 230 km/h e oltre erano punte di velocità ordinarie Con gomme e telai oggi spaventevoli al solo sguardo».

Ne sanno qualcosa Valentino Rossi e Max Biaggi, coi quali vi siete scambiati le moto...

«Quando provai la Yamaha di Biaggi e poi la più recente M1 di Valentino mi feci una decina di giri senza problemi, girando pure su buoni tempi, pur avendo ormai già 80 anni Quando loro provarono la mia Ducati ufficiale del 1963 dopo un solo giro rientrarono ai box allucinati! Capirono tutta la pazzia che ci voleva per governare delle moto impossibili, su strada soprattutto».

Cosa è rimasto oggi del vecchio motociclismo?

« Nulla».

Un motomondiale già malato per molti, concorda?

«Certo, lo stanno uccidendo piano piano, per questo nessuno se ne accorge. Girano troppi soldi, le moto sono imprigionate nell’elettronica e non esiste più rispetto per gli avversari. Noi in gara ci scannavamo, ma poi ci si abbracciava e si andava a donne insieme».

Però ad ogni gara...

«Ad ogni gara morivano almeno due o tre piloti...abbiamo anche pianto tanto».

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