«Un’idea “folle” ma che si rivelò vincente» 

L’”inventore”. Sepp Insam, lo stratega  che nel 1995 pianificò la realizzazione del progetto che ha portato alla serie C



Bolzano. “E’ stato un progetto al quale avevo cominciato a dedicarmi già nel 1994 – ricorda Sepp Insam, lo stratega che nel 1995 pianificò l’idea del Fc Suedtirol Alto Adige – partendo dal cambio di denominazione. A quei tempi il Milland militava in Eccellenza e rappresentava la migliore espressione del calcio provinciale. Il direttivo, però, non sposò immediatamente la mia idea, ma lo fece solo dopo aver patito la retrocessione in Promozione. Fui ricontattato e così ribadì le mie richieste che partivano dal cambio di denominazione, un passo che ci avrebbe consentito di poter sensibilizzare gli imprenditori locali a sostenere un nostro impegno calcistico nelle categorie superiori. Si trattava di trovare uno spazio per un progetto forte e stabile”.

Il progetto Alto Adige nasce nella stanza dei bottoni del Milland, dove Sepp Insam “cuce” rapporti e relazioni con dirigenti ed imprenditori desiderosi di collaborare alla possibile svolta.

“Il punto d’incontro del mio progetto si realizzò quando intercettai l’idea di Hans Krapf e di Hanns Huber rivolta all’acquisizione del Bolzano. Proposi loro di rilevare la gestione della sezione calcio del Millan, e l’idea si concretizzò nel 1995. Il primo direttivo? Hanns Huber Presidente, vice presidente Hermann Larcher, poi c’ero io, Luciano Giua, Stampfer, Reifer, insomma tutti quelli che facevano parte del direttivo Milland. La gestione finanziaria del progetto fu garantita da Leopold Goller tramite una Srl di gestione. La formula vincente? Paradossalmente fu dettata dal fatto che pochissimi in regione credevano in quel progetto. Toccò a me convincere persone anche nel Trentino, come ad esempio Natalino Pizzolato e Claudio Coppi, i quali insieme a Fabio Sala riuscirono a convincere dei bravi calciatori a venire da noi, penso a Lazzarini, Rigoni, Turri, Zandonai…ed altri. Questi giocatori si unirono al nucleo del vecchio Millan, completato dall’arrivo di Andreas Goegele e Harald Kiem dalla Val Venosta, di Fabio Memmo, David Bazzanella e Adolfo Gallo dalla zona di Bolzano”.

Il progetto Alto Adige parte dunque con il piede pigiato sull’acceleratore, rinvigorendo gli entusiasmi di chi aveva creduto nelle potenzialità di un’idea che stava sorvolando sicura nel cielo della regione.

“Si era delineato il tratto di un nuovo Alto Adige, con l’inserimento di nomi nuovi, che sposarono strategie e visioni proclamati. Leopold Goller, gardenese doc, fu il primo imprenditore a credere nel progetto e dopo le due vittorie di campionato anche Hans Krapf, Horst Seebacher, Willy Gabalin, Gerhard Brandstätter, tramite l’avv. Maurizio Cavallo, ed il Col. Italo Franzoso entrarono a far parte del direttivo. Il mio miglior vanto? Già due anni prima avevo stilato un piano quinquennale finalizzato alla conquista della C2. Il piano era quello di vincere la promozione, nel secondo anno vincere l’Eccellenza, il terzo salvarci in serie D, quarto anno andare ai playoff di serie D e nel quinto puntare direttamente al salto di categoria. Abbiamo centrato tutti gli obiettivi”.

Dopo aver posto le fondamenta e contribuito decisamente al suo sviluppo, Sepp Insam, agli albori del terzo millennio, lascia la "casa biancorossa".

“Perché lasciai? Per motivi di lavoro ma anche perché non condividevo più le nuove idee, come quella di chiudere il Settore Giovanile a Bressanone e anche l’attività di Termeno. Da parte mia ero sempre più convinto che il progetto Alto Adige avrebbe acquisto maggiore spessore se si fosse riusciti ad invogliare tutto l’Alto Adige. Mi dissero che era un progetto troppo costoso…ebbero altre visioni e fu così che decisi di staccarmi. Cosa è rimasto di mio nell’Alto Adige di oggi? L’idea sicuramente di lanciare il calcio professionistico nel territorio. Voglio fare i complimenti all’ attuale direttivo ed alla società per l’impostazione del lavoro ed i risultati strutturali raggiunti. A partire dal bellissimo centro di allenamento e lo stesso – spero - faranno per lo stadio. Situazioni importanti nello sviluppo di una società se penso ai miei tempi eravamo costretti a fare gli allenamenti in posti diversi”. F.R.













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