Una famiglia in Nazionale Papà Jürgen in panchina i figli Max e Leo in campo 

La prima volta. I tre meranesi hanno esordito assieme a Pescara contro la Norvegia


GABRIEL MARCIANO


Bolzano. Domenica sera è scesa in campo a Pescara la Nazionale maggiore di pallamano. Gli azzurri si sono dovuti scontrare con i vicecampioni mondiali della Norvegia, nell’impervio match di apertura del girone valido per le qualificazioni ai Campionati Europei. L’incontro è terminato 24-39 in favore degli scandinavi, ma la vera notizia è che al raduno azzurro hanno preso parte ben tre i membri della famiglia Prantner. Assieme a coach Jürgen Prantner, viceallenatore nello staff da tre anni, per la prima volta anche i figli Max e Leo Prantner si sono uniti alla spedizione: erano tra i 22 convocati per la settimana di preparazione al match contro la Norvegia.

Nei giorni precedenti alla partita internazionale, i due giovani del Merano, Max terzino destro classe 2000 e Leo ala destra classe 2001, assieme al padre, allenatore dei black devils e al pivot compagno di squadra Oliver Martini, si sono spostati lungo la costa adriatica da Conversano, dove hanno giocato lo scorso turno di campionato, per raggiungere l’Abruzzo, dove hanno preparato la partita domenicale di Pescara. Nei giorni della preparazione, Jürgen, Max e Leo Prantner hanno dedicato una parte del pomeriggio a un’intervista in videochiamata a ripercorrere step comuni e differenti dei loro trascorsi con la maglia azzurra.

Il papà ha cominciato il suo viaggio con il tricolore sul petto «in Nazionale Under 16; poi in Nazionale maggiore ho giocato la prima partita nel 1990 – racconta –. In totale ho fatto cento presenze; l’ultima nel 2001 in Tunisia ai Giochi del Mediterraneo». L’avventura nello staff, invece, è iniziata da tre anni.

Max, il figlio più grande, terzino destro classe 2000, ricordando poco di suo papà quando giocava ma, potendo contare su di lui sia dentro che fuori dal palazzetto, commenta: «Devo dire ancora oggi che mi fa da esempio. Vorrei arrivare ai livelli a cui è arrivato lui. Essendo anche il mio allenatore, sappiamo bene la sua idea di gioco e anche a casa parliamo tanto. Sicuramente bisogna essere bravi a distinguere le situazioni, in campo è l’allenatore e a casa è il papà. Adesso devo dire che abbiamo trovato il giusto equilibrio e ci troviamo bene».

In campo coach Jürgen tratta Max e Leo da giocatori come tutti gli altri e non da figli. Leo, il più piccolo, ala destra del 2001, dice: «Non mi ricordo più di quando papà giocava, ero troppo piccolo. Ma ho visto qualche partita del campionato e ora sono contento che sia il mio allenatore». «Il bello – sottolinea coach Prantner – è che siamo tutti e tre mancini e abbiamo lo stesso ruolo. Io giocavo ala, anche in Nazionale, e agli inizi, da giovane, a Merano ero anche terzino».

Alla domanda su come si sentano a essere due dei più forti giocatori del team meranese e ad essere allenati dal padre, i due giovani hanno risposto con grande umiltà e spirito di squadra. Max ha commentato: «Merano è una squadra molto giovane, costruita con tanti talenti che devono ancora svilupparsi per bene. E il bello è che stiamo crescendo insieme, più o meno con la stessa idea. I nostri compagni sono amici con cui usciamo e ci vediamo anche due volte al giorno, quindi potrei dire che siamo più di una squadra: siamo come una famiglia». Leo condivide la stessa linea di pensiero: «Devo dire che, da quando sono tornato da Flensburg, siamo più di una squadra. Sono arrivati anche tanti nuovi giocatori giovani che vogliono diventare forti e giocare a pallamano come lavoro. Ci alleniamo tanto, andiamo insieme in palestra, usciamo insieme… siamo un bel gruppo!».

Anche la mamma di Leo e Max, moglie di Jürgen, giocava a pallamano e ne sente parlare in continuazione… «Adesso è da sola, ma non è che siamo via sempre. Per un po’ almeno non ci sente parlare di pallamano e forse questo lo apprezza – dice sorridendo il marito –. A parte gli scherzi, il suo sostegno c’è. A volte siamo un po’ pesanti, ma anche lei è soddisfatta e contenta che stiamo facendo questo». Lo conferma Max: «È orgogliosa, è sempre un po’ preoccupata che ci facciamo male, ma è ovvio… è la mamma (ride, ndr). Anche lei giocava, capisce un po’ come ragioniamo e sa perché cerchiamo di arrivare il più in alto possibile». E anche Leo: «Penso che lei sia molto contenta che siamo qui, che facciamo questo sport, che ci troviamo bene. Spesso è sola a casa quando siamo via e spesso a casa parliamo di pallamano ma finché siamo felici, anche lei è felice. E poi a volte la portiamo con noi in trasferta».

Le soddisfazioni in una famiglia così sono parecchie. Quella del papà, da giocatore, era stata la partecipazione ai mondiali del 1997, come rivelato nella scorsa intervista a questo quotidiano, ma la più grande da quando è nello staff: «Con la Nazionale Junior, vincere in Francia un torneo contro francesi stessi, che sono tra i migliori al mondo, in cui c’erano anche Max e Leo, quella delle loro annate è un’ottima squadra. Con la Senior, direi il torneo di qualificazioni ai Mondiali che non siamo riusciti a passare, ma abbiamo giocato bene (nel 2018 al palasport di Bolzano gli azzurri persero contro la Romania ma riuscirono a battere Isole Faroe e soprattutto Ucraina di un gol con rete all’ultimo secondo di Turkovic, ndr)». Anche Max ripercorre i momenti più belli del suo percorso in azzurro: «A 15 anni ho fatto il primo stage in Nazionale, poi mi hanno chiamato per quella di beach-handball, con cui nel 2016 ho disputato i primi Europei Juniores, dove siamo arrivati terzi e ci siamo qualificati per i Mondiali l’anno dopo: secondi, qualificati per le Olimpiadi giovanili a Buenos Aires nel 2018. Andare in un villaggio olimpico è un’esperienza unica. Ma la mia prima scelta è sempre stata la pallamano indoor. Nel 2018 sono stato convocato anche per gli Europei Under 18 in Georgia a Tiblisi, dove abbiamo fatto veramente bene: erano Europei di seconda divisione e ci siamo qualificati per gli Europei Under 20 di prima divisione che avremmo dovuto giocare quest’anno ma sono stati spostati a causa Covid. Giocare delle Olimpiadi giovanili e qualificarsi per un Europeo di prima divisione, per la prima volta nella storia dell’Italia: sono queste due le mie soddisfazioni più grandi». Leo è più telegrafico: «La prima volta mi hanno convocato nel 2017. Una delle più grandi soddisfazioni è stata vincere l’EHF Championship di seconda divisione, come ha detto Max, ma sicuramente una grande soddisfazione è stata vincere il campionato tedesco con il Flensburg».

Riguardo questa convocazione in Nazionale maggiore, infine: «Non me l’aspettavo, sono molto felice» ha detto Leo. «Credo che dovessero fare delle convocazioni diverse anche per il Coronavirus, con giocatori ad esempio del Bolzano e del Bressanone che non potevano venire. Non c’erano tutti i giocatori a disposizione, quindi hanno pensato di portare sempre più giovani in prima squadra, e ci stanno riuscendo. Marco Mengon e Andrea Colleluori della mia età, sono riusciti a fare quel passo e mi piace che l’idea dello staff è portare in Nazionale maggiore i giovani. Serve a noi per crescere ed è il modo per far diventare forte la prima squadra oltre che un modo per i piccoli di dire “ok ce la posso fare veramente”». Chiude coach Jürgen Prantner: «Abbiamo una generazione di giovani ricca di talenti ed è ottimo. È buono anche che i più esperti sentano la pressione dei ragazzi che vogliono arrivare, così devono fare bene per non perdere il posto. Un po’ di aria fresca fa sempre bene».

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