Vent’anni fa la storica promozione in serie C2 dell’Fc Alto Adige

Bolzano. Vent’anni di professionismo. Li ha compiuti l’Alto Adige Suedtirol lo scorso 4 maggio. Abbrivio di una ennesima giornata di primavera che, quattro lustri orsono, decretava la storica...



Bolzano. Vent’anni di professionismo. Li ha compiuti l’Alto Adige Suedtirol lo scorso 4 maggio. Abbrivio di una ennesima giornata di primavera che, quattro lustri orsono, decretava la storica promozione in C2 di quella “banda” di giovani eroi, diretti dal sergente di ferro mister Sannino. Il 4 maggio del 2000, l’Alto Adige del presidente Leopold Goller riportava, dopo vent’anni di “oscurantismo”, lo stellone del pallone altoatesino nei salotti buoni del calcio che conta. E questo grazie ad un’idea pazzesca (per quei tempi, ndr), brillata nel 1995 nella mente di quei capitani coraggiosi, capeggiati dal deus ex macchina Sepp Insam, che decisero di far viaggiare la sfera di cuoio ad una velocità superiore, rispetto a quella delle proprie ambizioni.

“L’Alto Adige è un terra di campioni ed in tante discipline – ebbe a dire Leopold Goller nel luglio del 1997, durante la conferenza stampa di presentazione del nuovo direttivo – lustro che vogliamo dare anche al nostro calcio”.Premessa doverosa al racconto di un’impresa che fu studiata a tavolino. Certo…nel calcio nulla è scontato, figurarsi le vittorie. Eppure quell’Alto Adige Suedtirol, “studiato” da Sepp Insam ed il direttivo guidato da Leopold Goller, si era posto come preciso obiettivo la conquista della C2 nell’arco di tre stagioni, da svangare nel CND. Nella prima, quella del 1997-1998, i colori biancorossi conquistarono la salvezza, al termine di un percorso avviato da in panchina da mister Pezzato, che poi a gennaio cedette il testimone alla coppia Pasetto-Sebastiani e dal mese di febbraio a Bressanone fece capolino Filippo Citterio che completò la missione. Nella stagione successiva toccò a mister Mario Belluzzo blindare il sesto posto finale e l’anno dopo il biondo Ds Werner Seeber convocò a Bressanone mister Giuseppe Sannino, allenatore nato ad Ottaviano, cresciuto a Torino e che, prima di approdare all’Alto Adige, s’impegnava nelle giovanili del Monza.

“Ci incontrammo a Peschiera – dice mister Sannino – con Seeber e Krapf. Mi chiesero se ero disposto ad allenare una squadra composta da elementi esperti e giovani, con una rappresentanza di ragazzi del territorio. L’obiettivo? Era quello di migliorare il risultato della stagione precedente…poi invece arrivò la sorprendente ma meritata promozione”.Prima di addentrarci nel racc onto, l’uno-due della premessa è completato dal racconto dell’”architetto” di quella compagine che stupì tutti, sia per la verve che anche il grande spirito di gruppo: “devo dire la verità –aggiunge Werner Seeber – la squadra che consegnammo a Sannino era un mix composto da elementi giovani ed esperti. Un gruppo che però entrò immediatamente in sintonia, creando quell’alchimia che ha sempre fatto da scudo protettivo sia nelle vittorie che anche nelle sconfitte. Merito va anche dato a Renato Vuerich, il team manager della squadra, per il compito svolto con grande passionalità e serietà”.

L’Alto Adige edizione 1999-2000 si era presentato ai nastri di partenza con Ivano Rotoli tra i pali, Hans Rudy Brugger e Pietro Pravatà terzini, Christian Maraner e “Lupo” Flavio Toccoli a gestire le operazioni al centro della difesa, Alessio D’accordo e Luca Lomi a dettare i tempi in cabina di regia, mentre Joachim De Gasperi e “Wolfi” Schweiggl, scivolavano lungo le corsie laterali, il “ginevrino” Silvio Casonato a dettare i tempi per le zampate di Alexander Ribul. La formazione tipo? Giammai! La forza dell’Alto Adige di Sannino fu proprio quella di poter contare su un gruppo composito ed altrettanto agguerrito, arricchito anche da diversi talenti locali: il secondo portiere Daniel Krapf, Patrick Kofler, Daniele Seppi, Matteo Girlanda, Robert Strauss, Patrick Niederkofler, Markus Rieder, Daniele Randazzo, Alex Feltrin, Nicola Innocentin, Fabio Frazzica e Christian Del Sorbo. Il racconto del cammino promozione parte dalla descrizione di un girone che, negli ultimi giorni di luglio, venne “aggiornato” dai ripescaggi del Bolzano (allenato da Luca Piazzi) e del Mezzocorona (allenato da Claudio Marchetto). In quel girone C le favorite portavano il nome di Pordenone, Arzignano, Montecchio e Bassano…l’Alto Adige doveva migliorare il piazzamento. La stagione biancorossa parte a tutto gas con quattro vittorie ed un pareggio (con il Pordenone) nelle prime cinque gare. Spettacolare il successo esterno ottenuto al Briamasco contro il Trento che, in vantaggio di due reti, finisce ribaltato dalla veemenza dell’Alto Adige che infila la porta di Puppin con quattro pallini, firmati dalla doppietta di Frazzica e dagli acuti di Schweiggl e Casonato. La svolta arriva alla quindicesima di ritorno: l’Alto Adige è quarto in classifica a due punti dalla vetta, preceduto da Arzignano, Montecchio e Pordenone. I biancorossi sbancano il terreno del Martellago e approfittando della frenata delle battistrada, si piazza al primo posto con un punto di vantaggio sul Montecchio. Punto con il quale l’Alto Adige si presenta il 4 maggio del 2000 sul terreno del Mezzocorona per l’ultima di campionato. La sfida contro i rotaliani vale un campionato, ma la suspence non manca. Mister Sannino allestisce una formazione “incerottata” con Matteo Girlanda che si piazza al fianco di Toccoli. E’ la sfida con il Mezzocorona composto dagli ex Walter Insam e Lazzarini, e dai bolzanini Bussi, Vampari e Bovolenta. Al 15’ la svolta: dalla sinistra De Gasperi pennella il cross a centro area dove stacca Girlanda che di testa insacca la rete che vale la promozione”.

“Un’emozione stupenda – commenta ancora Sannino - In Coppa Italia fummo eliminati proprio dal Mezzocorona. Partimmo con un pò di malumore ma dopo sette eravamo soli in vetta alla classifica. A dicembre arrivò Vianello (furono ceduti Frazzica e Del Sorbo, ndr) è trovammo la quadra giusta.

Come l’ho vissuta? E’ stato un qualcosa che è difficile descrivere, sia per me che anche il territorio. Quel campionato riuscì ad alimentare un entusiasmo incredibile in tutta la provincia. La partita della svolta fu anticipata dal messaggio lanciato nella sfida, a Termeno, contro l’Arzignano (4-3), con la rete decisiva di Ribul all’89’ su calcio di rigore. L’arma segreta? Ho sempre detto che la fortuna di un allenatore è quella di trovare dei ragazzi che non pensano ai propri interessi ma a quelli della società. Ho avuto questa fortuna, riscontrando in quei ragazzi un senso di appartenenza straordinario, anche da parte di quelli che arrivavano da fuori. Da parte mia devi ringraziare proprio i ragazzi del posto: Kofler, Rieder, De Gasperi, Brugger, Strauss, Niederkofler, Kofler…perchè sono stati loro a rivelarsi lo zoccolo duro di quella compagine. Senza di loro non sarebbe stato possibile raggiungere questo incredibile risultato”.













Altre notizie

Attualità