Da bomber a re brodetto, Ciccio Caruso ha maglia ristoratore



(di Alessandra Moneti) (ANSA) - ROMA, 18 LUG - Il volto da Figurine Panini con l'agilità e il fisico da bomber. Nulla sembra cambiato da quando "Ciccio", Francesco Caruso, giocava negli anni Ottanta da calciatore professionista nel ruolo di attaccante dapprima nel Campobasso in serie B e poi nei club Cavese, Reggina, Triestina, Pistoiese, Montevarchi, Andria, per citare le principali fino a chiudere la carriera sportiva, giusto 20 anni fa, nella natìa Termoli. Tra i momenti clou il campionato in C1 vinto con l'esordiente allenatore Zaccheroni. Poi il tempo di una laurea in Legge e l'attività legale lontana dagli ambienti del calcio, per girare ora di nuovo pagina, a 55 anni, affiancando il padre Nicolino, il re del brodetto termolese nel ristorante di famiglia. A pochi mesi dalla scomparsa della mamma, adesso Ciccio Caruso dribbla ogni sera in sala del ristorante Nicolino, all'ingresso del centro storico di Termoli, caratteristico borgo a forte vocazione per la cucina marinara visto che il pescato fresco arriva direttamente dai pescherecchi che solcano l'Adriatico e dalle aste del mercato ittico. "Da Nicolino" è una insegna con proposte tradizionali nel menu e che dal 1975 fornisce alla clientela un ampio bavaglio per godersi senza remore il ricco brodetto accompagnato dal pane artigianale.

Nicolino è ancora il garante delle selezioni ittiche e della cucina: sotto il suo sguardo vigile la brigata, perlopiù al femminile, scandisce secondo tradizione e buona pratica l'ingresso nella pentola di coccio dei diversi pesci e crostacei. Qui il passaggio di mano è ammesso ma conta sempre il gioco di squadra di tutti i componenti della famiglia Caruso, per una cottura che rispetti l'eccellenza e la freschezza del pescato a cui si aggiunge solo il rinomato olio extravergine locale e il pomodoro. "Nella mia carriera da precoce professionista, iniziata a 5 anni a Campobasso - racconta l'ex calciatore - a tavola mi mancava il pesce e nella mia famiglia lo sapervano fare, oltre ai primi piatti per i quali impazzivo.

Poi in ogni regione rimanevano a casa i miei tanti sogni culinari e io stavo fuori a regime. Lugo di Romagna dal punto di visto del cibo è stata una esperienza unica: aumentavo i chili in maniera esponenziale e ricordo ancora i garganelli con burro e salvia che mi piacevano molto ma non si addicevano molto alla dieta di un calciatore. Anche la burrata di Andria, con la squadra in serie B, è rimasta impressa nei miei ricordi gastronomici-sportivi, ma prediligo la cucina semplice e ora il vino del basso Molise è cresciuto tanto e si è creata una nicchia importante nella spumantizzazione Al ristorante noi siamo tre figli che hanno mantenuto fede all'impegno e al sacrificio dei nostri genitori, e oggi contribuiamo a rappresentare gli stessi piatti tradizionali, a partire dal brodetto". Nell'immediato futuro dell'insegna "Da Nicolino" l'idea, portata avanti proprio da Ciccio Caruso coi fratelli Enrico e Sossio, è di farne un franchising del brodetto termolese, ma la pandemia prima e i rigidi parametri qualitativi imposti dal capostipite Nicolino hanno al momento rimandato l'apertura sia a Roma che a Milano. Così per gustare il brodetto termolese bisogna andare a Termoli, almeno per ora. Anche perché ora qui fioccano le proposte di turismo esperenziale ed enogastronomico del progetto "Autentici percorsi, vivili da vicino" con tappe di degustazione a Termoli, Campomarino, Guglionesi, e San Giacomo degli Schiavoni. (ANSA).









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