GUSTOSAMENTE

Una chicca slow in Val di Funes

Il ristorante Pitzock, trasformato da Messner in un gioiello naturale. Con la pecora protagonista



VAL DI FUNES. Slow Schaf, pecora slow. Nei giorni scorsi si è svolta in Germania Reutlingen l’incontro delle pecore nobili che a vario titolo sono tutelate dall’associazione Slow Food. Tra i vari partecipanti non poteva mancare il simbolo del mondo ovino alpino che prende il nome da una piccola valle altoatesina. Il Villnösser Brillenschaf, la pecora con gli Occhiali della Val di Funes. E naturalmente Oskar Messner il famoso cuoco del ristorante Pitzock che è tra i principali promotori della sua valorizzazione in cucina, ma non solo.

In Val di Funes, infatti si è creato un circolo virtuoso che dalla salvaguardia di poche centinaia di capi di queste pecore dal vello bianco e dalle orbite circondate da una caratteristica macchia nera è riuscita a fare crescere un indotto di tutti rispetto che parte dall’utilizzo della lana di questa pecora per capi di abbigliamento, cappelli, ma anche cuscini e coperte, stimolando il turismo di montagna consapevole e, soprattutto agendo sulla leva gastronomica.

Qui il mondo esterno, arriva con il contagocce e non ci arriva per caso. L’unica strada che collega la Val di Funes al fondovalle si imbocca dalla Valle Isarco, tra alte pareti rocciose e boschi ombrosi.

Risalendo a monte un paesaggio che definire idilliaco è poco, si sfiora Pitzack, un angolo della frazione di San Pietro che Oskar Messner ha trasformato in un ritrovo dell’identità realizzandovi il suo ristorante. Non un locale tipico ma un ritrovo moderna funzionale.

La grande vetrata della sala da pranzo offre un panorama da mozzare il fiato delle aspre montagne che circondano la valle. Non troppo lontano si osservano i masi sparpagliati sui pendii, i prati ordinati e falciai di fresco dove, qua e là pascolano ancora greggi di pecore.

L’occhiauta Villösser Brillenschaf è una razza ovina a doppia attitudine. Latte, carne e di recente la lana. Un tempo dopo averne usato la lana la pecora veniva portata a valle sui mercati cittadini e venduta. Erano grandi occasioni di festa (e di lunghe camminate).

Gli osti a valle si preoccupavano della macellazione e della cucina oggi ci pensa anche Oskar. Ecco allora verdure autunnali e il prosciutto cotto di agnello o lo stinco di pecora con il risotto alle erbe. Poi, dopo i ravioli ripieni di patate e porcini del bosco di fronte, il Messner porta in tavola il filetto di agnello su quattro spiedini avvolti in prosciutto crudo stagionato con polenta gialla di Storo e grano saraceno.

Nel ristorante si utilizzano anche altri prodotti dei presidi Slow Food come la tagliata di bue della razza grigia di valle con verdure grigliate. La mousse di castagne ha chiude la cena autunnale.

Guardando il menù vediamo altri gioielli Slow Food: I ravioli fati i casa con il formaggio Bagoss di Bardolino; le praline di patate all’aglio orsino con ripieno di baccalà su burro al pomodoro fiaschetto di Torre Guaceto. Poi i ricordi di antiche specialità come gli “Schlutzer” alle ortiche e ricotta o i ravioli di grano saraceno e Graukäse della Valle Aurina. La carta dei vini è ben fatta. Il conto sui 40 euro ma l’ambiente e il panorama sono impagabili.

Via Pizack, 30, Funes BZ

Tel. 0472 840127

www.pitzock.com  













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