Anthony, abbandonato a 5 anni sul treno merci 

Il piccolo di 5 anni trovato dalla Polfer al Brennero. Era solo e stava morendo di freddo


di Luca Fregona


BOLZANO. Prima hanno sentito il pianto disperato e i singhiozzi. Poi hanno guardato sul pianale gelido della bisarca, ferma sui binari della stazione di Brennero. E non potevano crederci: era un bambino. Anzi: un bimbo. Cinque o sei anni appena, di origine africana. Un bimbo che è già un migrante. Un invisibile. Forse, già solo al mondo. Raggomitolato sul fondo del cassone, aggrappato a una borsa di colore rosso e blu. Uno scricciolo perso tra il vento e la neve. Assiderato, abbandonato sulla strada per il nord Europa.

Dovrebbe essere a scuola, al sicuro. Invece è qui, in mezzo all’Europa, dove nessuno sa nulla di lui. Il nome, da dove viene, dov’è la sua famiglia. I ferrovieri che ieri stavano controllando l’asse dei vagoni ne hanno viste tante da due anni a questa parte al Brennero: gente rannicchiata nei merci, appesa ai treni, infilata tra una vagone e l’altro. Famiglie intere nascoste nelle toilette degli Eurocity. Adolescenti senza genitori arrampicarsi sui sentieri che vanno in Austria.

Ma questo, un bambino così piccolo, da solo, no, mai. Hanno chiamato subito gli agenti della Polfer. I poliziotti erano ad una manciata di metri, impegnati nei controlli per fermare i clandestini che - a rischio della vita - tentano ogni giorno la via per la Germania. Uno degli agenti ha preso il piccolo in braccio, l’ha coperto con la sua giacca, l’ha scaldato. Il bimbo era ormai cianotico, sopraffatto dal freddo e della paura. È stato subito portato in una stanza riscaldata della stazione. I poliziotti lo hanno calmato. Carezze, parole dolci, un biscotto: un linguaggio di gesti, suoni e affetto uguale in tutto il mondo. Ma il piccolo stava molto male. Rischiava di morire di freddo. Chiudeva gli occhi e perdeva i sensi. Lo hanno caricato sull’auto di servizio e trasportato di corsa all’ospedale di Bressanone, dove è arrivato in gravi condizioni.

I medici gli hanno diagnosticato un’ipotermia di secondo grado. I poliziotti hanno cercato di capire dove fosse finita la madre: ma fino a ieri sera nessuna traccia. Nonostante le ricerche intorno alla stazione, non è stata trovata. Si presume che il bimbo fosse con la madre, perché nella borsa a cui si aggrappava, sono stati trovati effetti personali appartenenti ad una donna. In ospedale il piccolo, dopo essersi ripreso, è riuscito a dire qualche parola in inglese. Ha detto il suo nome: Anthony. I medici hanno dedotto che potrebbe essere originario della Sierra Leone. Dovrebbe avere cinque anni.

Se i ferrovieri e i poliziotti ieri mattina non lo avessero visto, probabilmente sarebbe morto. Era sulla bisarca partita da Verona, in attesa di riprendere il viaggio per il nord. Qualcuno ce lo ha messo. Magari lo ha anche protetto, accudito.

«Ma chi, ancora, non lo sappiamo», raccontavano ieri pomeriggio i ferrovieri e i poliziotti.

La madre potrebbe essere scappata impaurita dai controlli e dalle divise.

O forse - ma preghiamo dio non sia così - è caduta dal treno... La Questura ieri sera ha rivolto un appello: chiunque sappia qualcosa ci aiuti a trovare i genitori, la famiglia. E chiami la Questura di Bolzano.

Le grande migrazione ci sta ponendo di fronte a drammi e tragedie che avevamo dimenticato. Anche qui in Alto Adige.

Hanno il sapore marcio di un’epoca che speravamo non tornasse più: migranti impauriti uccisi travolti dai treni, bambini malati uccisi dalla ottusa burocrazia della mancata accoglienza. Minori scomparsi nel nulla. Uomini e donne (come racconta Mario Bertoldi nella pagina qui accanto), vittime dei trafficanti, trattati peggio delle bestie. Uomini e donne che dormono per strada, sotto i ponti, negli androni. Tutto sotto i nostri occhi, a pochi metri dalle nostre case.

«Stiamo perdendo la nostra umanità - dice un ferroviere in servizio da anni sulla linea del Brennero - .

Quando vedo questa povera gente mi viene in mente sempre l’incipit del libro “Se questo è un uomo” di Primo Levi».

Voi che vivete sicuri

nelle vostre tiepide case,

voi che trovate tornando

a sera il cibo caldo

e i visi amici...















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