«Musica per tutti» Ecco la scuola Vivaldi di Livia Bertagnolli 

La nuova direttrice: «Vorrei tornare a favorire l’accesso anche a chi, in là con gli anni, vuole imparare a suonare»


di Antonella Mattioli


BOLZANO. «Il mio sogno? Aprire le porte della Scuola di Musica Vivaldi anche a chi, una volta andato in pensione, ha tempo e voglia di imparare uno strumento; e a quanti, anche più in là negli anni, pensano - giustamente - che non sia mai troppo tardi per studiare musica e innamorarsi del violino o della chitarra. Ovviamente, per fare questo bisogna ampliare l’organico dei docenti». Capelli lunghi, sorriso aperto Livia Bertagnolli, 52 anni bolzanina, nuova direttrice della Scuola di piazza della Parrocchia, ama pensare in grande. La Scuola Vivaldi è la sua seconda casa; la musica una questione di Dna: su padre Gino maestro organista; sua mamma Marta Clementi, corista del Coro Santa Cecilia; sua sorella Gemma soprano, considerata una delle interpreti di riferimento per la musica barocca italiana.

Da pochi giorni Livia Bertagnolli - diplomata in piano, musica corale e composizione - ha preso il posto di Elettra Vassallo, la direttrice storica andata in pensione. A breve incontrerà il nuovo assessore provinciale Giuliano Vettorato e il nuovo sovrintendente Vincenzo Gullotta. Con loro vorrebbe aprire un tavolo di discussione per riscoprire quello che era un po’ lo spirito originario della Scuola, fondata con legge provinciale nel 1977. «Nel nostro istituto, dove ho iniziato a lavorare nel ’95 come insegnante di tastiere, abbiamo iscritti che vanno dai 4 ai 90 anni. Nel coro ho un allievo che di anni ne ha 88. L’idea di fondo dovrebbe essere quella della musica per tutti. Però, negli ultimi anni, dall’assessorato sono arrivate indicazioni diverse».

Ovvero?

«Si è favorito l’accesso di giovani e giovanissimi a scapito di chi è più in là negli anni. I criteri di accesso dai 50 anni in su sono diventati più restrittivi. Tanto che su 3000 iscritti, che diventano 6-7 mila se contiamo anche le lezioni nelle quarte e quinte elementari della provincia, solo il 20% ha più di 26 anni».

Ed è stato un errore secondo lei limitare l’accesso agli adulti.

«Va bene indirizzare i giovani alla musica, purché lo studio di uno strumento non sia una forzatura e per qualche genitore un’occasione per parcheggiare i figli. Noi oggi abbiamo la lista d’attesa degli adulti che vorrebbero iscriversi, ma non possono farlo. Peccato, perché se come è vero la musica ha un effetto sociale per i giovani, questo vale ancora di più per chi è ormai in là con gli anni».

Questa maggiore apertura implica un aumento dell’organico però.

«È questo che chiederò al nuovo assessore. Noi abbiamo solo 85 insegnanti anche perché rispetto alle scuole di musica tedesche abbiamo altri criteri per il reclutamento, in quanto loro possono riconoscere titoli aggiuntivi conseguiti all’estero, cosa che noi non possiamo fare. Inoltre, vorremmo avere spazi nostri anche in provincia. Mentre attualmente abbiamo una sede distaccata solo a Bressanone, in altri 13 posti qualche aula, all’interno delle scuole».

Alla fine del corso rilasciate un diploma?

«No. Ma la frequenza del “Vivaldi” dà crediti formativi a chi frequenta le medie superiori».

Gli strumenti più gettonati?

«Piano e chitarra; seguiti dagli strumenti a percussione; tastiere e sax. Abbiamo difficoltà invece a trovare iscritti ai corsi di oboe, fagotto, tromba, clarinetto, viola, violoncello. Strumenti che ci servirebbero per alimentare la nostra orchestra».

Lei trova ancora tempo per insegnare?

«Insegno coro: mi piace molto».

I suoi figli seguono le orme di mamma, zia e nonni?

«Cecilia, 25 anni, e Giorgio, 22, suonano ma non hanno mai pensato di fare di una passione un lavoro».

Qualche hobby, oltre alla musica?

«Più che un hobby, un impegno nel volontariato: sono presidente locale dell’Associazione Intercultura».















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