Sinigo, la falda idrica adesso fa paura 

In piazza l’acqua è a un metro sotto la superficie, i residenti sono spaventati per la sicurezza delle loro case


di Simone Facchini


MERANO. Sinigo ha l’acqua alla gola. La falda fa paura. Tanti, troppi eventi negli ultimi anni hanno riportato a galla un problema di lunga data. I residenti di piazza Vittorio Veneto temono per la stabilità delle proprie case: chiedono interventi e certezze. Pure gli edifici degli immediati dintorni non sono immuni da problemi. E la costruzione della nuova scuola, in via Piedimonte in prossimità della piazza, moltiplica le preoccupazioni. Il tutto emerge mentre al centro dell’attenzione c’è il Piano di recupero di Borgo Vittoria. Si parla di riqualificazione, di viabilità, di parcheggi, di estetica. Ma non di quello che più sta a cuore a chi qui abita: la sicurezza. Alcuni abitanti anche in recenti incontri con l’amministrazione hanno fatto presente la questione, senza tuttavia trovare le risposte cercate. Il Piano di recupero potrebbe però essere l’occasione giusta per mettere a posto le cose.

A far riaffiorare gli spettri nella gente, che già da tempo cova apprensioni, sono stati gli scavi per il teleriscaldamento di alcuni mesi fa in piazza e in via Piedimonte in vista del nuovo polo scolastico. È saltato fuori che la falda si trova a un metro della superficie e gli operai per lavorare hanno dovuto fare uso costante di pompe. Le inquietudini riguardano la tenuta delle fondazioni dei palazzi storici costruiti con tecniche e materiali dell’epoca (parliamo di fine anni Venti) e verosimilmente messi a dura prova dalle maggiori infiltrazioni d’acqua degli ultimi anni. Per dormire sonni tranquilli sarebbero necessarie verifiche che diano la garanzia di escludere cedimenti e sollevamenti del terreno.

Sistema di bonifica smantellato. Chi a Sinigo, frazione innalzata sostanzialmente su una palude, è nato e cresciuto, sostiene che la situazione attuale è dovuta al progressivo smantellamento del sistema di bonifica progettato nell’atto di fondare la borgata. Un complesso apparato fatto di dreni, fosse, canali, di un’idrovora e di pendenze dei terreni che in modo funzionale regolavano il sistema di drenaggio idraulico del territorio. Al posto dell’idrovora da anni sorge una villetta, la realizzazione di nuovi condomini e relativi terrapieni ha sconquassato il sistema e così i fantasmi dell’acqua, che non trova più lo sfogo di un tempo, tornano ad agitarsi. In momenti non lontani, allagamenti si sono verificati ripetutamente nelle cantine delle case cooperative sul lato nord della piazza e nella tromba delle scale dei caseggiati sul fronte sud. Infiltrazioni sono state scoperte anche nel colonnato dell’edificio che ospita la Cassa di risparmio. In caso di piogge appena insistite, vari terreni alle spalle dei caseggiati che insistono sulla piazza vanno sott’acqua. E l’inclinazione di alcuni platani viene bollato dai residenti come segno inequivocabile. Non ha poi di certo contribuito a distendere le tensioni la notizia che la responsabilità dell’abbattimento di 39 pioppi presso il vicino campo sportivo, l’anno scorso, fosse affibbiata all'innalzamento della falda acquifera al punto che le piante affondavano le loro radici praticamente nell'acqua, rendendole sempre più instabili. Un’ammissione della Giardineria comunale. Non ultimo, anche i processi di deindustrializzazione possono incidere. E l’inattività della Solland e i relativi attingimenti potrebbe avere parte in causa.

Via d’uscita. La questione è dunque complessa e la preoccupazione dei residenti reale. Le loro rimostranze, affermano, non vogliono essere un’opposizione al Piano di recupero che l’amministrazione sta delineando. Anzi proprio quel Piano potrebbe individuare una via d’uscita con idee che gli abitanti sono pronti a esporre. Quel Piano che coinvolge e in larga parte condanna i ricoveri e le casupole realizzate alle spalle dei caseggiati della piazza. La sorte di quelle casupole preoccupa i proprietari. Ma a preoccuparli ben di più è la sorte delle loro case.













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