OPERAZIONE "FULL DALTON"

Sparatoria nel parcheggio a Trento: arrestate sei persone, una di queste era a Bressanone

In cella sei membri di una famiglia sinti, mentre un settimo è ricercato. All'origine del grave episodio, avvenuto la sera del 4 novembre 2018, un regolamento di conti con una famiglia rivale. Indagini dei carabinieri



TRENTO. Sei persone sono state arrestate dai carabinieri per la sparatoria avvenuta nella serata del 4 novembre scorso al parcheggio ex Zuffo. Erano stati esplosi alcuni colpi che fortunatamente non avevano colpito nessuno, nonostante la presenza di numerose persone che avevano assistito loro malgrado all'accaduto. Si tratta di membri di un gruppo familiare di sinti, in attrito con un'altra famiglia per un altro grave episodio, il ferimento di una persona sempre con un colpo di arma da fuoco.

I carabinieri sono risaliti ai presunti responsabili della sparatoria incrociando una serie di elementi investigativi: dai bossoli rinvenuti sul posto ai filmati delle telecamere di videosorveglianza, dalle testimonianze raccolte alle intercettazioni telefoniche.

Nell'ambito dell'operazione "Full Dalton", sono state arrestate sei persone. In carcere, tra Trentino, Veneto e Lombardia sono stati condotti tre uomini di 30, 35 e 36 anni, catturati al campo nomadi di Ravina di Trento, un giovane di 21 anni e un uomo di 47 anni, che erano a Soiano al Lago (Brescia), e un uomo di 33 anni trovato a Bressanone.

A riferire dell'ordinanza di custodia cautelare, emessa dal gip di Trento Marco La Ganga per responsabilità a vario titolo per reati di detenzione e porto abusivo di armi da fuoco e per il loro uso, è intervenuto anche il procuratore capo di Trento, Sandro Raimondi. È stata evidenziata la pericolosità della sparatoria in un luogo pubblico, oltre al fatto che le indagini abbiano condotto in tempi brevi alla carcerazione dei presunti responsabili. I militari nell'operazione di cattura hanno sequestrato un passamontagna, una maschera di plastica di quelle che vengono utilizzate a Carnevale, delle radiotrasmittenti e un jammer, un apparecchio che disturba le frequenze dei cellulari e che gli investigatori sospettano venisse utilizzato per impedire che scattassero eventuali allarmi durante i colpi.

L'operazione è stata condotta a partire dall'alba di ieri dai carabinieri della compagnia di Riva del Garda, in Trentino, con i colleghi delle compagnie di Salò (Brescia), Bressanone, e di Trento, con l'aliquota di primo intervento del comando provinciale di Trento e con unità cinofile per la ricerca di armi e esplosivi dei nuclei di Laives, Orio al Serio (Bergamo) e Torreglia (Padova). 













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