STORIA E MEMORIA »SCHIAFFO ALLA RESISTENZA

Pur essendo sepolto in Veneto a Tregnago, il paese della famiglia, Ettore Castiglioni, il grande alpinista e partigiano, è nato in Trentino a Ruffé e queste sue origini sempre un po’ misconosciute,...


di Elena Baiguera Beltrami


Pur essendo sepolto in Veneto a Tregnago, il paese della famiglia, Ettore Castiglioni, il grande alpinista e partigiano, è nato in Trentino a Ruffé e queste sue origini sempre un po’ misconosciute, hanno trovato a 110 anni dalla nascita, una strada per riconquistare riconoscimento e dignità grazie all’impegno ed alla passione di alcuni cittadini della Vall’Alta di Non e di Ruffré, “capitanati” da Paolo Vita. Come del resto tutta la vicenda umana di Castiglioni, anche il riconoscimento dell’appartenenza al Trentino ha conosciuto non poche traversie. Dopo un tira e molla con l’amministrazione comunale di Ruffrè, guidata dal sindaco Donato Seppi - ex consigliere provinciale di Unitalia in Alto Adige e vicino alle posizioni fasciste di Casapound, giova ricordarlo - e durato più di un anno, l’amministrazione comunale ha infatti negato a Vita - che ha fatto realizzare un cippo alla memoria del cittadino più illustre del paese - l’autorizzazione al posizionamento del piccolo monumento nella piazza, su suolo pubblico. Paolo Vita, grande estimatore della figura di Castiglioni, non si è dato però per vinto: in occasione dei 110 anni dalla nascita, ha raccolto attorno a sé un gruppo di alpinisti (Sergio Martini, Carlo Claus, Luca Giupponi, Franco Sartori e Renato Larcher), intellettuali tra i quali il presidente dell’Anpi Mario Cossali, la studiosa Maria Luisa Crosina, Roberto Piccoli presidente per molti anni del Cai di Tregnago, sezione “Ettore Castiglioni”, Alessandro De Bertolini, ricercatore della Fondazione Museo Storico di Trento ed inoltre rappresentanti dell’Alpenverein, del CAI di Bolzano, Walter Manzi della sezione SAT di Fondo e naturalmente i nipoti di Castiglioni, Alessandro Tutino e Luigi Galletto. Il cippo è staro posizionato il 28 agosto scorso, il giorno del compleanno dell’alpinista, su terreno privato in un boschetto di proprietà di Paolo Vita, proprio di fronte alle Dolomiti di Brenta, con un’intima ma intensa cerimonia, nella quale ogni rappresentante ha sottolineato il valore della memoria di un uomo simbolo delle nostre montagne. Una simbologia che unisce con il filo rosso dell’amore per la montagna l’idealità della lotta nella Resistenza, combattuta sulle creste di confine. Un amore totale, che non ha ceduto a compromessi o esitazioni di sorta e che oggi sarebbe stato oltremodo deplorevole non celebrare, soprattutto alla luce del fatto che spesso si tengono celebrazioni commemorative anche solo per il passaggio di personaggi illustri. Per Castiglioni pare che il destino abbia invece scritto fin dalla sua nascita un’appartenenza alle montagne dai caratteri indelebili, i luoghi dove scelse di vivere, di rimanere e di resistere fino all’ultimo sacrificio, per portare sostentamento e informazioni al suo gruppo partigiano in una malga sperduta sull’ Alpe Berio in Valpelline. Quanti territori si contenderebbero i natali di una personalità del genere? Ma i corsi e ricorsi storici si sa, a volte si alimentano di negazionismi ed il valore della memoria rischia di soccombere sotto una miope e pretestuosa, “real politik”.















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