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Il Piano per il clima non convince i Verdi: 5 anni senza risultati

«Si prefigurano scenari di risparmio energetico, di diminuzione del traffico su gomma, di colture biologiche ma senza strumenti effettivi per raggiungere gli obiettivi», commenta Madeleine Rohrer



BOLZANO. Si hanno presenti le grida manzoniane, quei proclami spagnoleschi che minacciavano pene e dettavano regole mai effettivamente messe in pratica? Ecco, è quello che i Verdi pensano del piano clima di Arno Kompatscher. «È come promettersi di entrare in dieta ma senza un programma», sorride amara Brigitte Foppa. «Si prefigurano scenari di risparmio energetico, di diminuzione del traffico su gomma, di colture biologiche ma del tutto privi di strumenti effettivi che ci spieghino come raggiungere gli obiettivi», aggiunge Madeleine Rohrer.

«È il più grande fallimento dei due mandati di questa giunta - commenta a sua volta Zeno Oberkofler - visto che questo piano clima riproduce il precedente mostrando così il suo contenuto privo di risultati». Bene, dunque, l’obiettivo generale della neutralità climatica nel 2040, spiega la pattuglia verde, ma si tratta di una data priva di significato. «Perchè? La ragione è che nella maggior parte degli obiettivi manca totalmente una qualsiasi descrizione sul modo con cui raggiungerli», risponde Foppa. Si tratta dunque di una bocciatura senza appello. A dimostrazione del costante ritardo della politica provinciale nel mostrare di aver compreso le sfide climatiche in atto. Un esempio? L’agricoltura biologica, che entro il 2030 dovrebbe raggiungere il 25 percento dell’attuale superficie coltivata. Ma come? Non è scritto nel piano come una azienda agricola su sette, questa sarebbe la proporzione nella transizione, si possa riconvertire in pochi anni. Cioè domani. Poi il ridimensionamento degli obiettivi già previsti nel precedente piano. L’uso dell’auto privata deve essere ridotto, è scritto, del 30%, mentre nello scorso piano era del 40, mentre se si incrementerà l’uso delle automobili elettriche l’energia da fonti rinnovabili non sarà comunque in grado di rispondere al crescente fabbisogno di elettricità.

«La giunta rimandando gli obiettivi, non chiarendo gli step e le procedure - polemizza Madeleine Rohrer - non fa altro che scaricare sulle nuove e future generazioni la responsabilità di adottare reali contromisure di contrasto all’emergenza». E ancora: i Comuni avrebbero dovuto avere un piano clima entro il 2024, così si era deciso in precedenza. Ora, questo step, viene declassato a «impegno politico» e dunque non operativo: «In altre parole, i sindaci potranno impegnarsi per il clima oppure no, a scelta». In cinque anni tante domande sul clima avrebbero dovuto trovare risposta «invece sono trascorsi senza alcun risultato», insiste Oberkofler.

La stessa Foppa sospetta, a sostegno della sua convinzione che la giunta non prenda sul serio la questione, che gli stessi assessori non abbiano letto bene il loro piano: «È scritto che nel 2023 deve scattare il divieto di installare nuovi impianti di riscaldamento a gas - dice la consigliera - e in aula l’ho fatto notare all’assessore all’ambiente Vettorato. Bene, non se ne era accorto che il 2023 è oggi. Cosa mi ha risposto? È stato un errore. Tutto questo è vergognoso». Quello che si chiede, dunque, è che nel piano ogni passaggio sia corredato dagli strumenti per raggiungerlo perché almeno i cittadini possano prepararsi a pianificare spese e transizioni, dalle caldaie sostenibili all’auto da limitare negli spostamenti. «Non è facile - dicono i tre - ma non c’è altro modo».
P.CA.









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