Wwf, Italia e Europa non sono preparate al rischio climatico



(ANSA) - ROMA, 21 MAR - In occasione della Giornata mondiale dell'acqua del 22 marzo, il Wwf rilancia l'allarme: "l'Europa (e l'Italia) non sono preparate al rischio climatico e l'acqua è tra i principali protagonisti (in negativo) di questo rischio.
Dopo il VI rapporto Ipcc e i numerosi studi, anche italiani, la Valutazione del Rischio Climatico dell'Agenzia Europea dell'Ambiente, pubblicata pochi giorni fa, conferma che le ondate di calore e le siccità prolungate sono in aumento in Europa con il cambiamento climatico, particolarmente nei Paesi del Mediterraneo".
"Questo - prosegue la ong - può portare a incendi diffusi, guasti alle infrastrutture critiche, blackout e gravi impatti sanitari ed economici. L'Europa intera registra un rischio crescente di siccità eccezionali che potrebbero interessare regioni vaste, provocando ingenti danni economici in molti settori: l'agricoltura, l'industria, le centrali elettriche, il trasporto fluviale e il benessere degli ecosistemi".
Secondo il wwf "è indispensabile realizzare e/o aggiornare i bilanci idrici da parte delle Autorità di bacino per conoscere la reale disponibilità idrica e verificare le numerose concessioni d'uso e per garantire il deflusso ecologico nei corsi d'acqua. Le concessioni in agricoltura, per l'idroelettrico, per l'industria devono essere coerenti con la disponibilità reale. Va assicurata la disponibilità di una risorsa indispensabile per la vita, assicurando equità e trasparenza. Ogni comparto deve avviare politiche di risparmio dell'acqua, di riduzione degli sprechi e di promozione di usi virtuosi, privilegiando ad esempio colture e attività a minor fabbisogno idrico".
"La riduzione degli sprechi - conclude la ong - deve avvenire attraverso la diffusione dei metodi più efficienti di irrigazione in agricoltura, l'ammodernamento della rete di distribuzione idrica per usi civili che ad oggi registra perdite fin oltre il 50% (una perdita "fisiologica" non dovrebbe superare il 12/15%). Inoltre, prima di pensare a realizzare nuovi invasi, è indispensabile recuperare la capacità di quelli esistenti, che è gigantesca (oltre 8 miliardi di metri cubi), garantendone, innanzitutto, la corretta manutenzione fino ad ora mancata". (ANSA).









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