A sinistra ormai tendono a mangiarsi fra loro



Se i vecchi comunisti mangiavano i bambini - per citare una vecchia battuta -, i nuovi esponenti del centrosinistra si mangiano fra loro. Carlo Calenda e Matteo Renzi, che allontanandosi dal Pd dovevano togliere un po’ di voti al centrodestra nel tentativo di dar vita a un terzo polo, passano le giornate ad attaccare proprio il Pd e soprattutto il segretario Letta. Alla faccia delle possibili alleanze future e degli esperimenti (anomali) che si fanno proprio in questa regione. Per arginare quello che nel Paese s’annuncia come uno tsunami di centrodestra, in Trentino, infatti, il centrosinistra si è compattato (da Renzi a Letta, da Calenda a forze politiche locali come Campo base). Tornando agli adulti di quest’aera politica che si mangiano fra loro, fra questi va citato anche Giuseppe Conte, l’uomo che vuole riportare il Movimento 5stelle sul podio, verosimilmente dietro Fratelli d’Italia e Pd, proponendosi come vero terzo polo. In pochi mesi l’ex presidente del consiglio è passato dall’alleanza possibile e auspicabile (appunto col Pd) all’alleanza impossibile e deprecabile. Ed Enrico Letta, che sognava il campo largo, si ritrova invece a fare i conti con nemici (chiamarli avversari è un eufemismo) che spuntano come funghi in ogni campo politico (stretto, nello specifico). Al punto che non sa nemmeno più contro chi “sparare”. Lui, che pensava di porsi “solo” come possibile premier alternativo a Giorgia Meloni, ora sembra il puntaspilli preferito da tutti.

A proposito di Giorgia Meloni: la piazza di ieri a Bolzano, anche se si tolgono i curiosi andati lì solo per vederla dal vivo e quelli che si sono mossi per criticarla, vale quasi come un sondaggio. L’applausometro ha toccato vette che hanno fatto tornare alla memoria gli antichi fasti del Movimento sociale altoatesino e l’apparizione trionfale di Salvini di quattro anni fa.

In Alto Adige, come noto, la partita è profondamente diversa. Se escludiamo la corsa al Senato nel collegio Bolzano-Bassa Atesina - competizione comunque fratricida, perché lascerà dietro a sé più di un coccio difficile da incollare - i candidati della Svp possono infatti già confermare gli appartamenti che hanno preso in affitto a Roma quattro anni fa. I numeri dicono che è impossibile anche solo sperare che uno degli altri collegi possa sfuggire alla Svp. Per paradosso, anche nel collegio Bolzano-Bassa Atesina è la Svp che può perdere, non gli altri che possono vincere. Maurizio Bosatra (Lega) e Luigi Spagnolli (Pd) hanno qualche possibilità, ma ogni voto che si toglieranno fra loro finirà per avvantaggiare una Svp che - non smetterò di dirlo - continua ad ignorare quanto sarebbe stato importante, in quel collegio, sostenere un candidato italiano: di centrosinistra, direbbe la tradizione. Di centrodestra, direbbe un presente fatto dell’alleanza sorta in giunta provinciale e del vento - al quale la Svp è sempre molto sensibile - che già si alza nel Paese.

Elezioni così strane - e quasi scontate per colpa di una riforma assurda e di una taglio demagogico dei parlamentari - non se ne sono forse mai viste, almeno da queste parti.













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