Bassa, maretta nel Pd Lascia in polemica il coordinatore Tava 

«Le candidature per le politiche sono solo l’ultima goccia» Pasquazzo (Laives): «Dimenticati il territorio e gli elettori»


di Massimiliano Bona


ORA/LAIVES. È maretta, nel Pd, anche in Bassa Atesina. È di ieri, infatti, la notizia delle dimissioni dal coordinamento del presidente Luigi Tava, assessore comunale di Ora e «bizziano» di ferro. A ruota, da noi interpellata, ha comunicato le sue dimissioni dal coordinamento anche Debora Pasquazzo, consigliera comunale e «anima» del Pd di Laives. Le logiche romane delle candidature nel collegio Bolzano-Bassa Atesina, per le prossime politiche, sono state solo la classica goccia che ha fatto traboccare un vaso ormai (stra) colmo.

«Conosciamo bene il nostro territorio e i problemi in sospeso, che la base ci chiede da tempo di risolvere. Alle ultime provinciali - sottolinea Tava - abbiamo raccolto in Bassa Atesina quasi 900 preferenze. Per qualcuno può non significare molto ma sono stati voti porta a porta, non potendo giocare con grandi numeri e partendo dalle retrovie. Quelle persone, che allora ci avevano dato fiducia, si aspettano da noi anche alcune risposte che ormai da tempo la dirigenza del partito disattende nel quotidiano».

La lettera con le dimissioni di Tava. «La mia - spiega l’assessore di Ora e coordinatore del Pd della Bassa Atesina - è una scelta maturata dopo l’esito finale delle decisioni prese sulle candidature per le prossime elezioni politiche, che rappresentano il reale fallimento della politica territoriale tanto osannata e pubblicizzata dal mio partito in questi ultimi anni». Tava - lo ricordiamo - ha letto il comunicato della minoranza nell’ultima assemblea, per dissentire, in qualità di amministratore della Bassa Atesina, «su un reale e mancato coinvolgimento dei territori in scelte strategiche così importanti per tutti noi e che avrebbero potuto avere anche un esito ben differente, se solo si fossero stabilite in tempo le modalità di confronto che ovviamente, con la scusante dell’insediamento della nuova segreteria ai primi di dicembre, non sono mai state fatte».

Poi un appunto sui nomi. «La scelta dei due candidati “sicuri” nel collegio Bolzano Bassa Atesina: Gianclaudio Bressa per il senato ed il candidato nazionale per la Camera (Boschi?), non è mai stata condivisa né in assemblea e tantomeno con i molti circoli che rappresentano la geografia territoriale del Partito Democratico. Sono proprio questa mancanza di condivisione e l’indicazione di un metodo che fanno scaturire le mie dimissioni da coordinatore della Bassa Atesina precedute dalla relazione della “minoranza” nell’assemblea del 22 gennaio, manifestando e facendomi portavoce di un dissenso diffuso della base nei territori. Qualcuno potrebbe sicuramente obiettare che non abbiamo alcun senso di responsabilità in una fase così delicata. Ma rimando al mittente l’accusa e rispondo con forza che la mancanza di senso di responsabilità l’ha avuta la dirigenza del nostro partito. Decidere di bypassare i territori, con un’autoreferenzialità che non sposa sicuramente le necessità dei Circoli nel quotidiano e, ancor più, non rispetta le volontà territoriali di un elettorato che in questi ultimi anni ha dovuto digerire molti bocconi amari, la dice lunga sulla democrazia e la condivisione che dovrebbero caratterizzare un Partito che si voglia ancora definire “Democratico”».

Pasquazzo (Laives) rincara la dose. «Voglio manifestare il mio personale dissenso dalle dinamiche che nell'ultimo periodo hanno interessato gli organismi decisionali del Pd. Le modalità che hanno portato alle candidature per la Camera dei Deputati e il Senato hanno seguito logiche personalistiche che non condivido. L'Assemblea provinciale, organo preposto alla discussione e alla decisione su temi così importanti come la rappresentanza della nostra autonomia nelle più importanti istituzioni repubblicane, è stata solamente informata, ma mai coinvolta in decisioni che sono state prese altrove. La rappresentanza territoriale, e quindi di persone che realmente vivono e conoscono il territorio, che conoscono e sostengono politicamente una visione autonomistica dell’Alto Adige, unitamente alle competenze personali, dovevano essere gli unici criteri sui quali basare la scelta dei candidati. Qualcuno ha invece deciso di sacrificare questo presupposto senza alcun rispetto per la democrazia e i territori, a favore di altre logiche che oggi solo in parte ci è dato conoscere Anche la scelta dei candidati per i collegi per nulla sicuri, per cui ringrazio gli amici che si sono resi disponibili e i cui nomi ho comunque appreso via whatsapp, non è avvenuta attraverso un confronto trasparente, basato su criteri oggettivi e condivisi nel metodo che sosterrò comunque con forza e coerenza coi principi autonomistici che mi animano. In questo partito, e lo dico con rammarico, di democratico è rimasto il nome, non riuscendo più ad ascoltare e interpretare i bisogni e le aspettative delle elettrici e degli elettori. Con questo non voglio pormi in modo polemico e disfattista contro il partito e il suo elettorato, ma il mio intento è quello di farmi portavoce di quei cittadini e amministratori, che mi chiedono di far sentire il loro dissenso verso una strategia politica perdente che promuove gli altri dimenticandosi del suo territorio e soprattutto dei suoi elettori».













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