Disabile per danzare costretta a fare tre rampe di scale 

Grave disservizio allo Zenit per un ascensore non a norma «Mi devono portare di peso: rischiamo di farci male» 


di Massimiliano Bona


LAIVES. La storia di Martina, una ragazza con disabilità motoria di 28 anni, è commovente (per la passione che mette nella danza) ma fa anche rabbia (per i tempi lunghi della burocrazia). A scriverci è stata proprio lei, nel tentativo di fare un po’ di pressione su chi fa finta di niente e ritiene secondario un problema che invece è serio. E merita la massima attenzione.

«Sono Martina Marcon, una ragazza con disabilità motoria, di 28 anni che vive a Laives. Chiedo il vostro intervento per aiutarmi a smuovere la sensibilità degli assessori del mio Comune, affinché rendano utilizzabile l'ascensore dello “Zenit” di via Galizia a Laives perché vado a danza al secondo piano ed essendo l'ascensore non a norma già da molto tempo, mi devono portare di peso su per tre rampe di scale, correndo il rischio di fare male a me e a coloro che devono sopportare gli 80 chili del mio peso».

Martina ama sia la danza classica che quella moderna e i suoi familiari la spronano a continuare a farla perché questo sport la rende felice, le fa apprezzare la vita. Ma gli ostacoli da superare sono tanti, primo fra tutti l’ascensore.

«Non è a norma già da 2 anni. Ho chiesto al Comune - scrive Martinac - di risolvere la questione svariate volte, ma a tutt'oggi non è cambiato davvero nulla. A maggio 2018 il Comune mi ha scritto una mail dicendo che entro settembre dello stesso anno avrebbero iniziato i lavori per risolvere il problema, ma il 17 settembre con l'inizio delle lezioni mi sono accorta che la situazione non era ancora cambiata».

Una promessa tradita dopo anni di attesa, l’ennesimo sgarbo ad una ragazza meno fortunata di altri coetanei ma con una grinta davvero fuori dal comune.

« La danza - scrive Martina - è l'unica cosa che da un senso alla mia vita. Sono riuscita a trovare dei volontari disposti ad accompagnarmi a danza, ma essendo mio padre l'unico in grado di portarmi sù per le scale, ed in sua assenza ci vogliono minimo 4 uomini, mi vedo costretta a rinunciare anche a quella poca indipendenza che ho. Lui lo fa volentieri, ma questo lede la mia autonomia. Oltretutto, se mio padre portandomi su per le scale si dovesse fare male, sarebbe un grave disagio per tutta la mia famiglia. Capisco che l'ascensore venga utilizzato poco, quindi forse non è prioritario per il Comune renderlo agibile, ma questa negligenza non può continuare ancora per molto. Io e la sedia a rotelle pesiamo 80 chili circa, quindi è un peso considerevole da sostenere per la schiena di chiunque voglia aiutarmi a raggiungere la palestra al piano superiore». A Martina è stata inviata anche una risposta scritta, che dimostra buona volontà. Purtroppo alle parole non sono seguiti i fatti. Un’idea - fintanto che il problema sarà risolto - potrebbe essere quella di invitare il Comune a mettere a disposizione del personale per aiutare Martina a fare quelle rampe. Un segno di buona volontà in attesa della soluzione definitiva.

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