bolzano

Talvera, bar Sant’Antonio: sfrattati gli storici gestori 

L’intimazione del Comune. Secondo e ultimo avviso. La titolare: «Rimarremo senza lavoro». L’immobile è passato di mano dalla Provincia al Municipio, che ora lo vuole ristrutturare



BOLZANO. La lettera è arrivata come una sentenza: «Occupazione senza titolo». E al bar Sant’Antonio la vita è cambiata. Ultime righe della comunicazione, dette in un linguaggio non giuridico: sgomberate. Maria Luise Gasser, che non si intende di leggi ma va al dunque, lo dice in un altro modo: «Sfrattati».

Aggiungono i figli che si tratta già del secondo avviso. Finora hanno resistito chiedendo aiuto all’avvocato ma è come prolungare un’agonia, prima o poi succede, se succede se ne vanno quarant’anni di lavoro.

Perché di questo vive la famiglia Gasser, prima il marito, ora Maria Luise con i suoi due figli. Dice: «L’altro giorno è passato, come fa spesso, l’ex sindaco Giovanni Salghetti. Mi ha detto: non credevo si arrivasse a tanto». Si è fatto sentire anche Massimo Bessone, già assessore provinciale al patrimonio. La ragione è che lui è stato l’ultimo a gestire la questione dal lato di palazzo Widmann.

Perchè il nodo è questo: la Provincia possedeva il bar e aveva rinnovato il contratto ai gestori fino al 2030, poi la vendita al Comune, su richiesta dello stesso, e da qui sono iniziati i guai. Il municipio vuole avere la disponibilità del suo nuovo bene pulito come un giglio, senza neanche il ricordo di quello che è stato finora. Vuole ristrutturarlo, come è suo diritto, e lo vuole fare sgomberando i gestori.

Dice oggi Bessone: «E’ avvenuto tutto molto in fretta. Non c’è stato il tempo di inserire nel contratto di cessione una clausola che avrebbe consentito alla famiglia Gasser di rimanere a lavorare nel suo bar fino alla scadenza della concessione in essere». Dunque tra cinque anni. Niente, via. «Dopo che il luogo sarà liberato e ristrutturato faremo un nuovo bando di assegnazione» promettono negli uffici di piazza Municipio.

Quando, non è dato sapere. Potrebbero passare anni: «E nel mentre che facciamo? Noi viviamo di questo» dice Maria Luise, mentre spiega ai clienti che domani, forse, troveranno chiuso. Una delle questioni è l’entità dello sgombero: «Ci sono attrezzature importanti - spiega l’avvocato Alex Telser che segue gli attuali gestori - penso ad esempio, al grande dehors fisso, alle piccole e grandi infrastrutture, tutti oggetti acquistati negli anni dalla famiglia». Dovranno sparire.

Una delle ragioni di questa richiesta così radicale da parte del Comune risiede nella necessità di costruire un nuovo bagno. L’attuale viene offerto gratuitamente dai gestori a chi ne fa richiesta, con le chiavi da riconsegnare. Non basta, si vuole un bagno pubblico. «Ma qui a due metri c’è la palazzina in cui si trovava un wc aperto a tutti - ricorda una cliente del bar - ma poi fu chiuso per gli eccessivi vandalismi». Basterebbe riadattarlo, osserva. Come, dicono i Gasser: «Si potrebbe lavorare al bagno senza farci chiudere del tutto, tenendo magari aperto l’esterno».

Proposta respinta. Come pure lo è stata quella del legale di avviare i lavori non in piena stagione primavera-estate con le passeggiate colme di bolzanini, ma in autunno-inverno. Tra l’altro - con anche il bar Theiner chiuso da mesi per un altro contenzioso tra gestore e Comune - il Sant’Antonio costituisce un presidio stabile contro il degrado e il cattivo uso dei luoghi, in particolare durante le tante manifestazioni che avvengono sui Prati. E adesso? «Resteremo senza lavoro. Quarant’anni in cui noi e questo bar eravamo una sola cosa» dice commossa Maria Luise. «Probabilmente - sibila uno storico cliente - sapranno già chi arriverà qui…» P.CA.

 













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