La “capitale” della Bassa Atesina in un libro 

Presentato “Egna: Un borgo, una storia”, ritratto in parole e foto di un paese e delle sue tradizioni


di Bruno Tonidandel


EGNA. Il 17 luglio 1795 da Trento Alexander von Humbolt, naturalista, esploratore e botanico tedesco, scrisse all’amico Karl Freiesleben: “Lo scopo del mio viaggio è di scoprire ciò che collega le Alpi tirolesi e del Veneto con quelle della Lonradia e della Svizzera”. Accenna anche alla vegetazione della Bassa Atesina: “L’altro ieri pestavo ancora nella neve, oggi qui nella pianura tra Bolzano e Salorno, vedo fiorire gli alberi di fico all’aperto”. È innegabile che von Humbolt avesse visitato anche Egna.

Tutto questo è un accenno al nuovo libro “Egna: Un borgo, una storia”, presentato nella sala consiliare della borgata della Bassa Atesina. Il volume, ricco di splendide immagini, è edito da Curco e Genovese e realizzato da Giancarlo Riccio con la collaborazione di Lorena Munforti, su progetto di Fabio Monauni e con l’apporto dello Studio Pedri & Partners (ricordiamo l’architetto Bruno Pedri, scopritore in località Kahn della Mansio Endidae di epoca romana) e di Ulrich Foppa per quanto riguarda gli affreschi ritrovati del pittore rinascimentale Marcello Fogolino. L’opera è stata realizzata con il sostegno della Provincia di Bolzano. L’assessore Christian Tommasini scrive che “il libro è un omaggio e al tempo stesso un invito al lettore ad approfondire un luogo così bello e suggestivo”.

Il sindaco di Egna, Horst Pichler dice che con il nuovo volume si vuole “valorizzare un borgo il cui patrimonio culturale ha una stratificazione millenaria. Un borgo che coniuga natura, tradizioni, beni culturali ed enogastronomia. La storia ha attraversato Egna facendone talvolta un luogo al centro di confluenze fra Nord e Sud e tra diversi gruppi linguistici con storie e culture diverse. Tutto ciò si rispecchia nel centro storico, ricco di palazzi, piazze ed edifici storici”.

Carla Nones, assessore comunale, ricorda che Egna nel 2014 è stata inserita nell’elenco dei borghi più belli d’Italia. E in effetti – scrive – “il paese è ricco di storia con possibili risvolti e sviluppi anche in termini di turismo culturale”.

Quest’opera – si legge nelle prime pagine – tenta di colmare un inspiegabile vuoto storico-bibliografico e ripercorre per la prima volta in modo sistematico e ragionato la storia di Egna attraverso i reperti, gli edifici storici e il rapporto simbiotico, non sempre facile, tra gli uomini e la natura di questi luoghi. Basti pensare che questo Comune è passato dalla Provincia di Trento a quella di Bolzano nel 1946, dopo l’applicazione dell’Accordo De Gasperi-Gruber.

Il libro – si legge ancora – narra e documenta le origini del nome e il suo stemma, la storia di alcuni monumenti preziosi, come la chiesa tardo-gotica di San Nicolò, i portici e poi ancora alcune presenze architettoniche come l’ospizio e la chiesetta di San Floriano, il settecentesco palazzo Griesfeld, il Museo delle tradizioni popolari, la Ballhaus. Non manca un “focus” dedicato ad Albrecht Dürer. Grande spazio è riservato a fotografie d’epoca e ad Egna oggi.

Non solo storia, architettura e enogastronomia, ma anche economia. Infatti, se Egna si presenta dal suo lato migliore arrivando da sud, incocciando poi con la circonvallazione voluta dall’allora sindaco Seeber e chiamata in modo altisonante Ring, come la strada circolare di Vienna, è da ovest che la “capitale” della Bassa Atesina si annuncia come un polo industriale, “uno dei maggiori complessi – si legge - dell’intera provincia altoatesina”.

“Egna: Un borgo, una storia”, parla anche della vicenda di Andreas Hofer, che passò la notte in paese sulla strada verso Mantova dove venne fucilato e si sofferma sull’importanza, dal punto di vista economico, del vicino fiume Adige. Egna infatti, come altri paesi della Bassa Atesina – ricordiamo Bronzolo – deve la sua fortuna e il suo sviluppo alla relazione con il corso d’acqua, nei tempi, importante via di comunicazione.

Il libro raccoglie anche interviste al sindaco Horst Pichler, al vice Alex Pocher, al direttore della Biblioteca di lingua italiana Vittorio Novelli, al responsabile dell’Upad Camillo Casera, all’architetto Zeno Bampi e alla fondatrice del Museo delle tradizioni popolari Anna Grandi Mueller.













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