L’intervista

La sindaca di Egna, Karin Jost: «Le gare di sci mi hanno aiutato a vincere la timidezza»

Politica ed insegnante, ha disputato fino ai 17 anni competizioni di livello nazionale: Al mio attivo ho anche una stagione in serie B di hockey su ghiaccio. Un modello? I miei genitori. Un idolo? Tomba, conosciuto in val Senales»

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Massimiliano Bona


EGNA. «Lo sport - e lo sci alpino in particolare - è stato la mia palestra di vita e mi ha aiutato a vincere la timidezza e a guadagnare autostima»: a parlare è Karin Jost, sindaca di Egna, insegnante di educazione fisica di 50 anni, che nella vita in realtà ha praticato un po' tutte le discipline: dall'hockey su ghiaccio in serie B con le «Muppets» all'arrampicata, senza dimenticare nuoto (è stata anche istruttrice), corsa e camminate in alta quota. «L'unica disciplina per cui forse non sono portata è il tennis: prendo lezioni ogni estate ma non imparo mai (ndr ride)».

Quando si è avvicinata per la prima volta all'agonismo?
Tardi, rispetto alla media. E non sono mai arrivata tra le prime della classe. Ma il solo fatto di dover scendere davanti a un pubblico e di cimentarmi con i migliori mi stimolava. Mi ha aiutata a crescere e a cercare costantemente di migliorare. In questo i miei genitori mi hanno sempre supportata senza mettermi pressione. Ho imparato a non demordere mai.

Quando ha capito che non sarebbe mai diventata una sciatrice?
A 17 anni e a dirmelo fu il mio tecnico Leo Pichler durante un allenamento estivo sul ghiacciaio. Mi spiegò che sarebbe stato meglio iscrivermi all'Isef e così ho fatto. Ho studiato a Padova e ho trovato la mia strada nella vita. Non smetterò mai di ringraziarlo.

Qual era il suo idolo?
Alberto Tomba, un vero campione, che tra l'altro ho avuto la possibilità di conoscere tra un allenamento e l'altro in val Senales. Mi piaceva anche lo svizzero Pirmin Zurbriggen e ho chiamato così anche il mio primogenito che oggi ha 18 anni. Il secondo, Nils, ne ha 15 invece.

Restiamo allo sport: lei vanta anche un'esperienza di tutto rispetto anche nell'hockey su ghiaccio. Come è arrivata alla serie B femminile?
Quasi per caso, in realtà. Andavo con un gruppo di amiche al palaghiaccio perché avevamo mariti e fidanzati che giocavano a hockey. Una di noi - e non ricordo nemmeno chi - propose di fare una sfida in pista "fidanzate contro sposate". E da lì decidemmo di gettarci in questa pazza ma divertente avventura.

Tra l'altro lei è stata schierata anche come attaccante a dispetto dei suoi 150 centimetri di altezza…
Vero, ala sinistra in prima linea. Ma non sono mai riuscita a segnare. Quell'anno abbiamo fatto davvero fatto parecchia fatica. È stata comunque una stagione da ricordare. Avevo 26 anni ma c'erano ragazze di venti.

Ma quanti punti avete fatto?
No comment. Di sicuro abbiamo incassato parecchi gol.

È assillata dalla competizione?
No, al contrario. Quando faccio sport non porto mai l'orologio dietro. Di sicuro non mollo mai. Me lo hanno insegnato a casa.

Cosa fanno i suoi genitori?
Papà Hans ha una piccola impresa artigiana a Egna e lavora in officina e la mamma Maria, originaria della val d'Ega, gli ha sempre dato una mano seguendo la contabilità. Discutono molto ma sono una coppia affiatata. Ci sono sempre stati e per me sono un modello di vita.

Sono stati loro a consigliarle di fare l'Isef a Padova?
In realtà lì studiava un mio cugino. Anche in quest'avventura mi hanno sostenuto.

Dove ha insegnato?
Prima alle medie e poi alle superiori a Ora.

Le manca la scuola?
Sì, molto. Sono entrata in politica nel 2015, sostenuta da Horst Pichler, ma ho tenuto il lavoro. Da quando sono sindaca, nel 2020, sono in aspettativa. Per me la scuola è sinonimo di vita reale. I ragazzi sono quasi sempre senza filtri e non ti fanno i complimenti senza motivo o per compiacerti come accade invece in politica ad esempio.

È femminista?
No, affatto. Le cose estreme non mi sono mai piaciute.

Ma sostiene le donne in politica?
Quello sempre. Ma dobbiamo essere brave a fare squadra senza scadere nel vittimismo che a lungo andare può diventare anche dannoso. Un boomerang per tutte noi.

Quando lei ha iniziato a fare la sindaca due uomini del suo stesso partito si sono messi di traverso. Perché secondo lei?
Sì, vero. Ma non credo che quella fosse una questione di genere. Ritenevano, forse, che non fossi all'altezza. Ma sul campo ho dimostrato loro il contrario.

Lei è mamma di due ragazzi di 18 e 15 anni. Com'è stato conciliare vita privata e lavoro?
Essendo una dipendente pubblica mi considero abbastanza fortunata. Purtroppo non è così per chi lavora nel privato.

Ci sono famiglie di serie A e di serie B?
Sì, penso sia vero. Forse la politica dovrebbe aiutare di più le imprese private in modo tale da favorire la conciliabilità lavoro-famiglia.

Gli uomini fanno abbastanza in casa?
I mariti e i compagni fanno molto più di una volta ma si può affrontare meglio il tema paternità. Credo ci arriveremo per gradi.

C'è stato un evento triste nella sua vita?
Sì, la morte di mio fratello Thomas nel 2012 per un incidente stradale. Aveva solo 36 anni. Chi mi vuole bene, e per fortuna si tratta di parecchie persone, mi ha aiutato e ci ha aiutato a superare quel momento. Eravamo molto legati.

C'è qualcosa, invece, che fa volentieri oltre alla politica e allo sport?
Sì, ballo volentieri. Sono stata a lungo nel Volkstanzgruppe e ho trascinato anche mio figlio. Non sono brava con i balli sudamericani ma in tutto il resto me la cavo.

Preferenze musicali?
Sono sempre stata una fan di Eros Ramazzotti, che ho visto in concerto anche a Bolzano, ma anche di Antonello Venditti.

Qual è uno degli ultimi libri che ha tenuto sul comodino?
Ultimamente ho letto Lenz Koppelstätter che ha scritto sulle indagini del commissario Grüner.

Probabilmente è ancora presto per dirlo ma pensa di ricandidarsi nel 2025?
Sì, ho intenzione di rimettermi in gioco per un secondo mandato se gli abitanti di Egna lo vorranno.

Mi perdoni: ma era davvero timida da piccola?
Sì e anche un po' vergognosa. Ma ho superato tutto e sono diventata super socievole.













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