L'INTERVISTA

Sensori, robot e telecamere per far crescere l’agricoltura 

La storia. Elias Holzknecht è cresciuto nel maso di montagna del nonno in val Martello «In Alto Adige diverse start-up che operano nell'irrigazione smart, usano i droni e la tecnologia, ma ci attendono molte nuove sfide»


julia rizzo


VADENA. Il pusterese Elias Holzknecht è appassionato di agricoltura, sensori e robot. Dalla digitalizzazione nei meleti e vigneti, a progetti di ricerca internazionali per studiare il miglioramento genetico del melo, alla scansione delle caratteristiche esterne degli alberi con un sistema avanzato di telecamere: il denominatore comune nel suo lavoro di ricerca scientifica è la digitalizzazione. In questa intervista, rivela le radici della sua ispirazione, il suo ruolo nella creazione di laboratori digitali e la visione che guida la sua ricerca per un'agricoltura sostenibile e tecnologicamente avanzata.

Qual è stato il Suo percorso di studi e professionale?

Sono cresciuto a Riscone, ai piedi di Plan de Corones. Già da piccolo nutrivo interesse per il lavoro degli agricoltori e, in particolare, per le macchine agricole. Questo mi ha portato a passare alcune estati a lavorare nel maso di montagna di mio nonno in val Martello, vivendo in prima persona le sfide dell’agricoltura in zone difficili a causa della loro geomorfolgia. È proprio per questo che ho voluto approfondire il tema dell'agricoltura e ho deciso di frequentare l'istituto tecnico agrario di Ora e successivamente la Facoltà di Scienze agrarie alla Boku di Vienna.

Come è venuto a conoscenza del Centro di Laimburg e come mai ha scelto di lavorarci?

Le persone che lavorano e si interessano di agricoltura in Alto Adige conoscono di fama Laimburg. Già durante gli anni di scuola ad Ora abbiamo svolto attività nei campi sperimentali al Centro e durante i miei studi universitari ho svolto un tirocinio nel settore Viticoltura del Centro. Già allora rimasi colpito dall'ambiente e dall'atmosfera di lavoro, che apprezzo ancora oggi. Durante gli ultimi mesi dei miei studi a Vienna, ho partecipato ad una selezione indetta da Walter Guerra, responsabile dell’Istituto di Frutti- e Viticoltura del Centro Laimburg per una posizione come collaboratore di progetto nel gruppo di lavoro Pomologia. Insieme, abbiamo dato vita a Lido, il “Laimburg Integrated Digital Orchard”, il primo laboratorio digitale in pieno campo dell’Alto Adige per la frutti e viticoltura. Ci può parlare di un successo specifico che ha raggiunto nel corso di questo progetto?

L’apertura verso una rete di collaborazione internazionale. Mi affascina particolarmente la combinazione di tecnologia, digitalizzazione e agricoltura che ha preso forma in questa infrastruttura. Ora è a disposizione dei team di ricerca del Centro come anche a terzi per testare e validare nuovi sistemi digitali, sensori e robot. Ad oggi sono 14 i sistemi diversi installati in Lido da istituti di ricerca come Eurac, aziende e start up locali, nazionali e internazionali. Questa esperienza mi ha aperto l’orizzonte nel mondo scientifico. Non ho mai incontrato così tante persone da tutto il mondo in un arco di tempo così breve.

Qual è la sua osservazione sulle start up digitali nel settore agricolo a livello locale?

Rispetto ad altri settori come l'industria, l'agricoltura ha ancora molta strada da fare nella digitalizzazione. Proprio per questo motivo, molte start up vedono un grande potenziale in questo settore. In particolare, tecnologie come il riconoscimento intelligente delle immagini o la trasmissione dei dati, si sono sviluppate molto negli ultimi 10 anni. In Alto Adige ci sono diverse start up che operano nell'irrigazione smart, nel riconoscimento precoce delle malattie delle piante, nell'applicazione di droni e nella raccolta meccanica tramite robot. È sicuramente un campo in grande fermento e sono felice di poterlo osservare da vicino e contribuire al suo sviluppo.

Su quale progetto sta lavorando ora?

Dopo Lido ho avuto l’opportunità di seguire progetti dedicati al miglioramento genetico del melo. Come ad esempio AppleBiome, una collaborazione con partner internazionali che si pone come obiettivo quello di analizzare una collezione di 600 genotipi di melo per studiare il microbioma e l'interazione tra genetica e ambiente al fine di ottenere varietà più resilienti. Un altro progetto è Phenet, che applica un sistema dotato di telecamere e sensori per misurare vari parametri degli alberi di melo, ovvero le caratteristiche fisiche e visibili che possono essere influenzate sia dai geni della pianta sia dall'ambiente circostante. Attualmente la registrazione di queste caratteristiche richiede molta manodopera. Questo sistema sarà importante nella selezione di nuove varietà, nella valutazione precoce della resa e nell’ottimizzazione delle attività agronomiche, in particolare per consentire un uso più mirato delle risorse.

Quanto rapidamente e in che modo le nuove tecnologie digitali plasmeranno l’agricoltura in Alto Adige?

Alcune tecnologie digitali sono già utilizzate da tempo in agricoltura in Alto Adige, come le stazioni meteo, i cui dati possono essere letti in tempo reale su uno smartphone, e le macchine selezionatrici delle mele nelle cooperative. Tuttavia, la digitalizzazione e l’uso dei big data ha ancora un grande potenziale. La carenza di manodopera qualificata si fa sentire anche nell'agricoltura altoatesina, il che significa che in futuro sarà necessario che tecnologie e robot sostengano o sostituiscano alcune attività intense e onerose, come il diradamento o la raccolta della frutta. Inoltre, l'uso di sensori e sistemi digitali può far risparmiare risorse e quindi dare un contributo prezioso alla sostenibilità. Ad esempio, i sensori nel suolo per un'irrigazione basata sulle esigenze possono far risparmiare grandi quantità d'acqua, un aspetto che sarà più che mai importante in tempi di cambiamenti climatici. In futuro le tecnologie digitali entreranno sempre di più nell'agricoltura altoatesina, non sostituendo di sicuro i nostri agricoltori, ma fornendo loro dei supporti decisionali. La ricerca scientifica è fondamentale per seguire e validare l’evoluzione della digitalizzazione.

Quali sono le opportunità per un ricercatore in Alto Adige e in particolare al Centro Laimburg?

In Alto Adige non ci sono molte opportunità di ricerca in agricoltura. Tuttavia Laimburg copre quasi tutti i settori della ricerca applicata in questo ambito, spaziando anche alle tecnologie alimentari. Molti giovani con passione per la scienza trovano qui una buona opportunità di formazione e crescita professionale. La rete di ricerca internazionale del Centro consente anche di stabilire e scambiare molti contatti. Apprezzo particolarmente la ricerca pratica e applicata, che distingue il Centro da altri enti di ricerca. Le numerose opportunità di sviluppo e il costante scambio con i consulenti e le aziende agricole stesse rendono il lavoro qui qualcosa di speciale.

Per concludere una domanda un po’ filosofica. Cosa significa per lei fare il ricercatore?

Significa stare al passo con i tempi, essere aperto a cose nuove, affrontare le sfide del futuro e guardarle sempre da una prospettiva più ampia. Significa anche essere indipendente, aiutare gli utenti con risultati e soluzioni concrete per contribuire a migliorare l'agricoltura del futuro. Tuttavia, è anche importante capire, che ci sono ancora molte domande senza risposta e abbiamo, quindi, ancora molto lavoro da fare!

 













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