il caso

Servizio domiciliare in affanno: «Liste d’attesa per l’assistenza» 

Emergenza in Bassa. Il caso di Salorno: «Mio marito colpito da ictus aspetta che si liberi posto per avere aiuto a casa» L’appello di un gruppo di cittadini: «Il servizio domiciliare è un’eccellenza, ma servono più risorse per il personale»


Gianluca Marcolini


SALORNO. Accade sempre all’improvviso. Un fulmine a ciel sereno che altrettanto repentinamente ribalta, rovesciandola da sopra a sotto, l’esistenza di una famiglia, mettendola spalle al muro e costringendola a rivedere priorità e progetti. Un aiuto, in simili frangenti, non solo è prezioso, ma anche indispensabile. In Bassa Atesina, ad aiutare le famiglie che accudiscono i loro cari, soprattutto anziani, custodendoli fra le amorevoli mura di casa, ci pensa da tempo immemorabile il servizio di assistenza domiciliare, con grande soddisfazione da parte dell’intera comunità. Un lavoro svolto magistralmente nonostante le difficoltà dovute alla carenza di personale.

Il caso di Salorno

Negli ultimi anni il personale che svolge l’assistenza domiciliare sul territorio della Bassa è drasticamente diminuito, arrivando a dimezzarsi nel corso di un decennio. Erano 24, oggi sono una dozzina gli uomini e le donne che con cadenza giornaliera si recano di casa in casa ad aiutare le famiglie nell’accudimento dei loro cari. Una carenza di personale che si trasforma in emergenza. «Mio marito è stato colpito da ictus», racconta una donna di Salorno, alla quale il destino ha rovesciato da capo a piedi l’esistenza, come un fulmine a ciel sereno, mettendola nella condizione di dover chiedere aiuto per l’accudimento del coniuge, una volta dimesso dall’ospedale. «In Bassa funziona così: ci si deve rivolgere all’Ufficio di prima consulenza, che si trova a Egna, per un confronto con il personale del Servizio infermieristico e del Servizio domiciliare. Tutti gentilissimi, disponibili e preparati, ma alla fine dell’incontro ti sale lo sconforto e un filo di disperazione, perché non sai dove sbattere la testa». Il guaio, un grosso guaio, è che al Servizio domiciliare non c’è personale a sufficienza per riuscire a soddisfare tutte le richieste. «Mio marito è in lista di attesa, ma l’attesa potrebbe durare anche mesi: nel frattempo cosa faccio?», chiede sconsolata la donna. L’ospedale non può fornire un letto a pazienti con malattie croniche, che necessitano di cure riabilitative o addirittura palliative, nei casi più gravi. «Ma neppure la casa di riposo è una soluzione, perché non c’è posto, o meglio: non c’è sufficiente personale (un problema di cui abbiamo scritto profusamente nei mesi scorsi, ndr), e così rimangono le badanti, ma trovarne una nell’immediatezza, disponibile e che si adatti ad orari ed esigenze, è un’impresa, oggi».

Stipendi più alti

La carenza di personale è una grave emergenza che colpisce la sanità altoatesina e in particolare il comparto socio-sanitario. In un frangente simile, è chiaro che i pochi operatori sanitari al lavoro diventano “merce rara” che le varie strutture finiscono per contendersi. «Molti operatori che erano al Servizio domiciliare della Bassa, in questi anni, sono andati via perché hanno trovato un altro posto di lavoro, meglio retribuito», spiegano i cittadini di Salorno e Egna che hanno unito le voci per lanciare un appello alla politica provinciale: «Servono più risorse, umane e finanziarie, da destinare a un servizio territoriale che è una vera eccellenza e che non può rischiare di scomparire». «Da quanto abbiamo appreso, lavorare in una Rsa significa guadagnare 300 euro in più al mese rispetto a quanto percepisce un operatore del Servizio di assistenza domiciliare, e meglio ancora vanno le cose a chi lavora in Azienda sanitaria o nell’Istituzione scolastica. È chiaro che a queste condizioni diventa tutto più difficile. La politica deve dare una risposta».

Le altre situazioni

Il caso di Salorno non è certo il solo, come dimostrano le numerose testimonianze raccolte in questi mesi e alle quali certamente ne seguiranno altre. La disperazione di una famiglia costretta a spalle al muro nel volgere di una spensieratezza è una situazione che si ripete in molte case della Bassa e dell’Alto Adige. «Per questo motivo serve uno sforzo maggiore da parte della politica - chiede il gruppo di cittadini -, perché il problema non si risolverà da solo, anzi». La società diventa sempre più anziana e i bisogni della terza età saranno sempre maggiori, ogni anno che passa. Le famiglie non possono essere lasciate sole ad affrontare tutto questo. La risposta non può certo essere quella di aprire nuove Rsa, anche per ragioni economiche. L’assistenza domiciliare è un servizio che funziona e che deve essere potenziato.

 













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