Trovato un feto di 6 mesi nel depuratore 

Probabilmente è stato espulso con un aborto spontaneo. I carabinieri del Nas alla ricerca della madre anche in Trentino


di Mara Deimichei e Ubaldo Cordellini


BOLZANO. Quandol l’hanno visto gli addetti del depuratore di Termeno non credevano ai loro occhi. Tra i liquami dell’impianto, che raccoglie le acque reflue civili di otto comuni della Bassa Atesina, c’era un feto. Era il 7 giugno e, con ogni probabilità, il feto era stato espulso da pochi giorni. Un feto di sei mesi giunto fino alle griglie dell’impianto attraverso le fognature. Una scoperta macabra che ha riempito di dolore e di orrore gli uomini della Ecocenter che hanno subito chiamato i carabinieri. La Procura di Bolzano ha immediatamente aperto un’inchiesta per cercare di capire cosa possa essere accaduto e da dove possa essere arrivato il feto, alla ricerca della madre. Nei giorni scorsi è stata eseguita l’autopsia e sulla base degli esami, gli inquirenti si sono convinti che il feto sia stato espulso spontaneamente e che probabilmente non ci sia reato. C’è da capire, però, cosa è effettivamente accaduto e chi sia la madre. Per questo gli accertamenti, affidati dalla Procura di Bolzano ai carabinieri del Nas di Trento, che hanno competenza regionale, sono andati avanti. I militari nei giorni scorsi hanno bussato alla porta di cliniche private, ospedali pubblici e studi di ginecologi anche in Trentino. Si cerca di capire se la madre abbia chiesto l’assistenza di qualche medico della regione. L’ipotesi, infatti, è che la donna possa aver avuto un aborto spontaneo e che poi il feto sia finito nella fognature. Non si sa, ovviamente, se si sia trattato di un gesto volontario o se il feto sia stato espulso in un water. Nel primo caso, la donna potrebbe aver deciso di gettare il feto o per tener segreta la gravidanza o perché vive in una condizione di degrado. Nel secondo caso, la donna potrebbe addirittura non essersi subito resa conto di quello che stava accadendo, prostrata da quanto avvenuto. Il feto, secondo le ipotesi degli investigatori, potrebbe aver raggiunto il depuratore attraverso le fognature e si sarebbe fermato sulla griglia che serve a trattenere pezzi di legno o altre impurità che non possono essere trattate.

Un destino crudele per quel corpicino che non ha nemmeno fatto in tempo a vedere la luce. Il bacino di utenza servito dal depuratore non è grandissimo. Si tratta di otto comuni della Bassa Atesina: Caldaro, Termeno, Ora, Egna, Montagna, Trodena, Aldino, Vadena. Quindi l’area in cui concentrare le ricerche non è enorme, ma per i carabinieri è comunque come cercare un ago nel pagliaio. Le ricerche sono state allargate anche al Trentino nella convinzione che la donna possa aver deciso di farsi curare anche fuori dal proprio territorio, nella convinzione di non essere individuata.













Altre notizie

Attualità