Bassa Atesina

Vende il letto, ci rimette duemila euro

La truffa «Pay to sell»: la vittima è un 40enne di Egna che aveva pubblicato l’annuncio su alcuni noti portali, il caso è già stato denunciato. Per il venditore in buona fede l’unica consolazione è stata quella di non perdere, oltre ai propri soldi, anche l’articolo che intendeva cedere


Massimiliano Bona


EGNA. Dopo quella dell’ottantenne che ha perso 60 mila euro di risparmi investiti in criptovaluta (su suggerimento di un presunto broker di una piattaforma di trading online) in Bassa Atesina è stato truffato nei giorni scorsi anche un quarantenne che voleva ricavare il massimo dalla cessione di un divano letto seminuovo. L’uomo, in questo caso, aveva pubblicato su alcuni noti e gettonati portali online l’annuncio «con l’intento di cedere ad un prezzo adeguato un oggetto comunque di un certo valore».

Poi si è verificato invece esattamente l’opposto. Ovvero non è stato il venditore ad incassare i soldi bensì a riceverli è stato l’acquirente che, in realtà, non era altro che un truffatore. Per il venditore l’unica consolazione è stata quella di non rimetterci, oltre ai propri soldi, anche l’articolo che intendeva vendere.

Si tratta questa di una truffa già nota da qualche tempo e denominata " pay to sell" (letteralmente “pagare per vendere”). Ma qual è la dinamica di questa truffa: il venditore pubblica un annuncio online per vendere degli oggetti. In un lasso di tempo piuttosto breve squilla il suo telefono e un interlocutore dai modi garbati e molto convincenti, dopo aver finto di interessarsi all’oggetto posto in vendita, ne contratta il prezzo. Il venditore ritiene di aver trovato l’acquirente e quest’ultimo lo avvisa che, successivamente, farà ritirare l’oggetto da un corriere.

Per il pagamento dello stesso l’acquirente invita il venditore ad una postazione bancomat, dove quest’ultimo inserisce la propria tessera per ricevere l’importo stabilito per la compravendita.

Per il quarantenne della Bassa Atesina si trattava di una modalità di pagamento nuova ma, anche per questo, l’acquirente gli è subito “giunto in soccorso” rassicurandolo e dicendogli: «quando sei alla postazione bancomat ed avrai inserito la tua carta ci sentiamo telefonicamente così ti fornirò le necessarie istruzioni affinché tu possa vederti accreditare la somma che ti devo».

Il venditore, pertanto, convinto da questa nuova metodologia di pagamento, si è recato presso la postazione bancomat dove ha inserito la propria carta e ha seguito le istruzioni che, telefonicamente, gli sono state impartite. Il venditore si è accorto che qualcosa non andava nel modo giusto ma l’acquirente è riuscito a convincerlo una seconda volta dicendo che l’operazione non era andata a buon fine per mere ragioni “procedurali o tecniche” e di ripeterla nuovamente. Purtroppo, solo dopo alcuni tentativi, il venditore si è accorto dell’inganno.

Di fatto è stato, dunque, il venditore a trasferire il proprio denaro all’acquirente che in realtà non era altro che un truffatore. «Purtroppo - spiegano le stesse forze dell’ordine - anche per un importo superiore al prezzo di vendita del bene che intendeva alienare poiché aveva più volte ripetuto l’operazione (il danno complessivo è stato nell’ordine di poco più di 2 mila euro). Quindi il disagio del venditore è stato sia per il denaro perso ma anche per essere caduto nell’inganno. È bene ricordarlo: i truffatori sono dei “professionisti” e sanno essere molto convincenti con le loro vittime: da qui l’importanza, di fronte a richieste insolite, di agire con calma e di prendersi il tempo per riflettere e chiedere eventualmente consiglio. Al venditore non è rimasto quindi altro da fare che sporgere denuncia. I soldi persi, peraltro, difficilmente riusciràa recuperarli.













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