code al pronto soccorso 

È a rischio ictus lo curano dopo 2 ore

BOLZANO. Settantuno anni, paziente a rischio, e infatti rischia un’ischemia cerebrale. Eppure, viene curato due ore e mezzo dopo l’accesso al pronto soccorso. La denuncia, qui anonima per evidenti...



BOLZANO. Settantuno anni, paziente a rischio, e infatti rischia un’ischemia cerebrale. Eppure, viene curato due ore e mezzo dopo l’accesso al pronto soccorso. La denuncia, qui anonima per evidenti motivi di privacy, arriva dalla moglie. È successo ieri. Tutto nero su bianco. Arrivo al San Maurizio alle 11.50. Al triage sentenziano: codice giallo. Tradotto, non è il peggio del peggio, ma la tabella del ministero della salute parla chiaro: possibile pericolo di vita. Di solito, per ammissione degli stessi infermieri, al San Maurizio ti prendono in cura entro dieci minuti. Stavolta non succede. La moglie è preoccupata, non se ne intende ma stima i medici del pronto soccorso, che hanno curato la madre più volte in passato. Ergo, attende buona buona per due ore. Poi, chiede spiegazioni. Perché al marito già hanno messo uno “stent” aortico, ha problemi di cuore, al mattino era fuori fase, non ricordava cose importanti. Al triage hanno scritto: tac per possibile crisi emorragica. La signora fa presente all’infermiere. Come risposta riceve un: ci sono pochi medici, deve avere pazienza. Poi si rivolge a un medico: se le va bene così, bene, altrimenti se la fa andare bene lo stesso. Al che la signora sale su tutte le furie, fa valere le sue ragioni e nel giro di pochi minuti il marito viene visitato. Prima volevano rimandarlo a casa; si sarebbe dovuto sottoporre a una serie di esami neurologici, risonanze ecc. Poi per fortuna la moglie intuisce che c’è qualcosa che non va al collo del marito, e chiede un holter. Dopo ore, all’ora di cena, la sentenza: operare d’urgenza. Accadrà oggi. «I medici - commenta la moglie - dovrebbero accogliere, ma questa non è accoglienza. Sono pochi? Chi sta sopra di loro dovrebbe risolvere».













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