LA STORIA

È morta anche Zoe, era l’ultima beagle della “carica dei 56” 

La storia. Faceva parte del carico di cuccioli fermato al Brennero destinati ai test cosmetici. Un caso nazionale che mise fine al commercio 


antonella mattioli


Bolzano. Alla fine di quei 56 Beagle, sequestrati nel 2002 a Campo di Trens, era rimasta solo lei: Zoe. Col tempo il pelo che all’inizio dal bianco sfumava prima nel beige, poi in un caldo marron fino al nero, si era ingrigito e la cagnolina faceva sempre più fatica a camminare. Ma per addormentarsi per sempre, l’altra sera, ha atteso che Margot Vacalebre, la sua inseparabile padrona, tornasse a casa dal lavoro, le si sedesse accanto e l’accarezzasse per l’ultima volta. Con Zoe, che se n’è andata a 18 anni, 9 mesi e 14 giorni - età eccezionale per un Beagle - si chiude una storia iniziata il 30 maggio del 2002 e salita alla ribalta della cronaca nazionale.

Il sequestro

Era il 30 maggio del 2002 e un camion con 56 cuccioli di Beagle, proveniente da un allevamento in Emilia, era fermo a Campo di Trens in attesa di raggiungere Amburgo. Ma quel carico non sarebbe mai arrivato nel laboratorio dove erano attesi per essere usati come cavie per test di prodotti cosmetici. Qualcuno aveva sentito i guaiti dei cuccioli stipati nel camion e - insospettito - aveva dato l’allarme. La loro vicenda aveva commosso l’intero Paese e sull’onda emotiva l’Europa aveva deciso di mettere al bando la sperimentazione scientifica su animali domestici, come cani e gatti, a partire dal 2014. Non solo: i 56 cuccioli erano stati salvati e acquistati dall’editore, allora eurodeputato, Michl Ebner. Il quotidiano “Dolomiten” aveva poi lanciato la campagna di adozione dei cagnolini e, da tutt’Italia, erano arrivate decine di richieste.

Amore a prima vista

I Beagle erano stati accolti e curati alla Sill dal veterinario Giovanni Lorenzi. È lì che Margot Vacalebre, vicesovrintendente della Polizia municipale, ha incontrato la cagnolina. «Non sono stata io - dice - a scegliere lei, ma viceversa. Mi sembra di vedere ancora il grande prato dove c’erano tutti quei cuccioli. In disparte, su un tavolo, c’era una cagnetta che dormiva: mi ha visto, mi è venuta incontro e io l’ho presa in braccio dove ha continuato a ronfare. Era quello che sognavo da tempo: una cucciola tranquilla che avrei potuto lasciare in casa quando io ero al lavoro». Margot aveva deciso subito: quella sarebbe stata Zoe. Da quel giorno hanno vissuto in simbiosi per quasi 19 anni. «Dove andavo io, veniva anche lei. E se i cani non erano ammessi, rinunciavo. Chi non ha avuto la fortuna di avere in casa un animale, non può capire quanto ti regalino ogni giorno». Anche l’ultima vacanza l’hanno fatta assieme: «Aspettavo che in spiaggia non ci fosse più nessuno e poi la portavo in riva al mare, perché lei - come le persone ormai molto in là con gli anni - faceva sempre più fatica a camminare, ma vicino all’acqua stava meglio ».

Poi due giorni fa, Zoe ha smesso di mangiare. Si stava scrivendo l’ultimo capitolo di una bella storia.

«Adesso è dura tornare a casa e non trovarla ad aspettarmi per farmi le feste». Per il momento, di prendere un altro cane Margot non ci pensa neppure: «Però, chissà, se un giorno magari nel mio lavoro, mi trovassi a salvare un cane abbandonato, potrei forse ripensarci».

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