È Parcines la capitale delle cannucce di plastica

Herta Castiglioni titolare della Alpiplast: «Abbiamo iniziato io e mio marito in un fienile. Oggi 20 dipendenti e un fatturato di 3 milioni di euro»


di Ezio Danieli


PARCINES. Alzi la mano chi non ha mai si è servito di una cannuccia di plastica per bere una bibita fresca. Alzi la mano anche chi non ha mai staccato l'involucro di plastica per prendere la cannuccia e farsi un thè in piena estate. Zero: le mani alzate non ci sono proprio. Quella di usare la cannuccia è diventata, da sempre, una tradizione. Ma la cannuccia di plastica è diventata, dal 1971 in poi, un vero e proprio businness. Se poi questo giro di affari, notevole ed internazionale, ha la sua origine in un paesino all'imbocco della val Venosta, beh questa è davvero una singolarità.

Le cannucce nascono infatti alla Alpiplast di Parcines. La titolare è una donna: Herta Castiglioni. Che lavora a fianco del marito Karl Forcher e del figlio Markus. L'azienda ha una ventina di dipendenti che lavorano a turno. Comprese le ore notturne.

"Tutto è nato nel 1971 - racconta la signora Herta - nel fienile stalla della nostra abitazione. Mio marito veniva da una esperienza analoga presso una ditta di Naturno. Abbiamo deciso di continuare ed eccoci qua".

Semplice a dirsi, più difficile rendere in pratica l'avventura che è diventata entusiasmante,,.

"Nel fienile lavoravamo - continua la signora Castiglioni - soltanto il Pvc rigido che, tramite alcuni procedimenti mirati, veniva trasformato in cannucce. La produzione giornaliera è di circa 80 mila metri". Quattro anni dopo, a causa del costante ampliamento della produzione, la ditta si trasferisce a Ciardes, sempre in Venosta, e nel contempo da società di fatto diventa sas.

"Cinque anni dopo - è sempre la signora Castiglioni che parla - per la prima volta le cannucce vengono confezionate sfuse o incartate singolarmente. Nel 1983 diventa nostro cliente anche la Ferrero per il suo Estathe e due anni dopo abbiamo avviato la conversione della produzione dal Pvc al più ecologico polipropulene". Le altre date della Alpiplast sono l'avvio dell'informatizzazione nel 1992, l'ampliamento della produzione di cannucce per le confezioni Brick, l'acquisto del terreno fabbricabile, la progettazione e la costruzione di un capannone presso la zona artigianale di Tel che è una piccola frazione di Parcines.

"Nel 2001 - continua la signora Herta - diventiamo clienti della McDonalds, lo stesso anno allarghiamo la produzione alle cannucce flessibili e con la forma ad U, poi otteniamo la certificazione Iso 9001 e quindi attuiamo anche in azienda le norme Haccp". Intanto la produzione è in costante crescita. Allo stato attuale delle cose, ogni giorno, dai vari macchinari escono quasi 12 mila metri di cannucce che vengono impacchettati all'istante e poi raggiungono i vari clienti che sono sparsi in mezza Europa. Il fatturato è di 3 milioni di euro. Se si considera che il prezzo di ogni singola cannuccia è intorno a 70 centesimi di euro... La Alpiplast è in continua evoluzione. "Le cannucce sono state la nostra fortuna - dice ancora la signora Herta - e continueremo a piazzarle sul mercato dove sono molto rischieste".

La produzione garantisce ogni colore "perchè - aggiunge la titolare della ditta - c'è da accontentare soprattutto i bambini. Non è un caso se proprio il rosso è il colore più richiesto". La crisi, nella fabbrica di Tel, non sanno neppure cosa sia. "L'unico problema che avvertiamo è la concorrenza che viene ovviamente soprattutto dalla Cina. Ma il nostro prodotto è una garanzia ed il mercato oramai ci conosce". L'estate scorsa le cannucce dell'Alpiplast sono sbarcate anche a Londra in occasione delle Olimpiadi: un colpo pubblicitario di notevole rilievo. Adesso con le cannucce si cimentano anche gli artisti.

"Ce n'è uno che sta facendo dei lavori incredibili usando anche i colori sfumati che garantiamo proprio per lui. Ha fatto un ritratto anche a mio marito", che è esposto proprio all'ingresso della Alpiplast. Ma Hertha Castiglioni non è soltanto un manager di successo. Finito il colloquio si precipita a casa: "Devo fare da mangiare e poi nel pomeriggio sono impegnata con la raccolta delle mele".













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