A Bolzano record di voucher e precari

In provincia 900 tagliandi ogni 100 abitanti. La Uil attacca: «Vengono usati per pagare gli stagionali nel turismo»


di Davide Pasquali


BOLZANO. Fatta la legge, trovato l’inganno. E l’Alto Adige, questa volta, è ai primi posti a livello nazionale. Stiamo parlando del cosiddetto lavoro accessorio e della modalità introdotta a livello nazionale per pagarne le prestazioni, ossia i voucher. Nati con lo scopo di far emergere il nero nei lavoretti - dal giardinaggio alle colf - i voucher si sono trasformati in uno strumento per favorire i datori di lavoro spregiudicati, a danno dei lavoratori occasionali, che vedono accrescere terribilmente il loro stato di precari. In Alto Adige, solo il 15% dei tagliandi emessi serve a pagare il lavoro accessorio vero e proprio. Il resto serve a pagare i servizi svolti da personale che potrebbe essere assunto, anche se a tempo determinato, ma invece risulta il precario dei precari. In provincia, inoltre, deteniamo il record italiano del numero di voucher emessi in relazione alla popolazione: 900 ogni 100 abitanti, per un totale di 3,2 milioni di tagliandi l’anno. Lo dice uno studio nazionale Uil. Il quale punta il dito sul turismo, che si servirebbe dei voucher per evitare di assumere gli stagionali.

Nel 2015, spiega Toni Serafini della Uil, in Italia si sono venduti 114,9 milioni di voucher. Nel 2008 erano stati solo 535.000.

Lo studio Uil analizza l’evoluzione quantitativa dei voucher dal 2008 (535 mila tagliandi venduti) al 2015 (114,9 milioni), dimostrando come la costante crescita sia strettamente legata alle modifiche normative che hanno dilatato, anno dopo anno, il campo di applicazione di questo istituto.

Lo studio Uil stima che, nel corso del 2015, i lavoratori pagati con almeno un voucher siano stati 1.695.374. Il dato comprende tutte le più variegate situazioni: su un numero complessivo di occupati di oltre 22 milioni di lavoratori, circa 8 su 100 sono stati retribuiti con almeno un voucher; questa quota aumenta se rapportata agli oltre 17 milioni di occupati dipendenti (10 su 100) e, addirittura, cresce esponenzialmente sulla platea di oltre 2,2 milioni di lavoratori temporanei o/e stagionali subordinati (addirittura 77 su 100).

Nel 2015, inoltre, l’Alto Adige risulta la sesta provincia più “voucherizzata”, con 3,2 milioni di buoni. Ma in termini relativi, cioè rispetto al bacino potenziale di residenti in età da lavoro tra i 15 e i 64 anni, Bolzano vince: da noi si utilizzano 900 voucher ogni 100 abitanti in età lavorativa. Seguono poi le provincie di Udine e di Rimini, altre aree dove fortissima è la componente dei servizi turistici.

Scrive la Uil: "È chiaro che se il trend di crescita del lavoro accessorio continuerà con queste percentuali di aumento, la politica, in primis, dovrebbe porsi il problema di come rimediare ai futuri danni socio-occupazionali e di scarsa crescita che produrrà il massiccio e incontrollato utilizzo del voucher". Il governo ha ora una buona occasione: la revisione dei decreti attuativi del Jobs Act, che deve fare entro un anno dall’entrata in vigore della legge. Ebbene, “si potrebbe intervenire su più aspetti: tracciabilità vera dei buoni-lavoro, comunicazione precisa d’inizio e fine lavoro, riduzione del tetto massimo di utilizzo da parte delle imprese, esclusione di alcuni settori che già oggi hanno strumenti ultra flessibili in tema di rapporti di lavoro”.

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