«A22 pubblica e un asse con le altre regioni del nord» 

Alfreider: «Progetto pilota, l’Ue ci studia. No alla holding» Le elezioni: «La secessione? Esperimenti pericolosi»


di Francesca Gonzato


BOLZANO. Sì alla alleanza delle regioni del nord per la gestione pubblica delle autostrade, no alla holding suggerita dal presidente veneto Zaia, «siamo fuori tempo massimo». Perché il punto è «chiudere al più presto». Daniel Alfreider, vice Obmann ladino della Svp, già deputato, ha lasciato Roma (malvolentieri) per candidarsi alle elezioni provinciali. Nella lista ha il terzo posto garantito a un ladino. È uno degli uomini Svp delegati sul tema Bbt, corridoio del Brennero, concessione A22. È anche assessore in pectore, come successore di Florian Mussner, ma i bisticci tra ladini e correnti Svp potrebbero portare sorprese nel confronto con lo sfidante ladino Manfred Vallazza.

La prossima settimana Arno Kompatscher e Ugo Rossi avranno un incontro con i colleghi di Veneto e Friuli Zaia e Fedriga: si parlerà della concessione pubblica per A22 e Autovie Venete. Zaia spinge per una holding del nordest.

«Siamo troppo avanti con i tempi e le due realtà sono abbastanza differenti. Ormai bisogna chiudere, la legge prevede novembre come termine ultimo. È importante invece avere una alleanza tra le regioni che spingono per avere una gestione degli enti pubblici locali. I problemi sul tema della gara dovrebbero essere superati con la nuova impostazione, che vederebbe non più la concessione, ma l’affidamento della gestione dallo Stato agli enti pubblici territoriali. È un progetto pilota di importanza assoluta, cui la Commissione europea guarda con interesse: l’A22 si inserisce nel ragionamento del Bbt e del corridoio del Brennero, con una visione unica del trasporto su gomma e su rotaia, con il secondo rafforzato».

Zaia e Fedriga sono della Lega: questa alleanza autostradale aiuterà nei rapporti con il governo?

«L’asse con le regioni c’era anche prima, al di là del colore politico. Si parlava con la presidente Serracchiani (Pd) e con Zaia, ora a Trieste c’è Fedriga. È un tema troppo importante, deve prescindere dalle appartenenze politiche. Speriamo che non si debba tornare in parlamento per una modifica alla legge».

Di A22 parlate più con il ministro Toninelli (M5S) o con il sottosegretario Giorgetti (Lega)?

«Con entrambi».

Qual è la giornata tipo del candidato Svp?

«Si esce di casa alle 7.30, si torna all’una di notte. La campagna per le elezioni politiche al confronto è una passeggiata».

Com’è il clima attorno alla Svp?

«Si sta radicando l’idea della responsabilità che ha un territorio come il nostro, cerniera tra mondo tedesco e italiano. Siamo troppi piccoli per rischiare esperimenti».

Parla della secessione?

«Sì. Ho avuto molto a che fare con la Catalogna. Loro hanno provato l’esperimento, ma finisci per essere ributtato indietro. Non abbiamo alternative: dobbiamo credere ancora nell’Europa, intendo nell’Europa delle regioni, del dialogo tra culture diverse».

Non va di moda.

«Sono sicuro che non abbiamo alternative. C’è troppo odio in circolazione, non deve avere spazio nelle democrazie».

Sull’immigrazione i toni sono a volte violenti.

«L’Ue ha dimostrato di non essere in grado di gestire il fenomeno. Certi toni creano disagio, ma serve una politica sulla immigrazione legale, in cui sia chiaro chi entra e chi esce. Non è disumano fare chiarezza».

Sulla giunta la Svp potrebbe trovarsi a scegliere tra Pd e Lega.

«Decideranno i numeri e tre punti fermi: chiaro sì alla autonomia, pace tra i gruppi linguistici, sì all’Europa».

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