il processo

Abusi sessuali sulla figlia: condannato a 12 anni

Il pm ne aveva chiesti 20. L’uomo ha sempre negato tutto dicendosi vittima della vendetta dell’ex compagna


di Mario Bertoldi


BOLZANO. Dodici anni di reclusione al padre-orco riconosciuto responsabile di una serie impressionante di abusi sessuali nei confronti della figlioletta che, all’epoca delle prime violenza aveva poco più di cinque anni. La sentenza è del tribunale di Bolzano (presidente Carla Scheidle, a latere Paparella e Perathoner) che ha accolto però solo in parte le richieste del pubblico ministero Daniela Pol.

Partendo dal massimo della pena per violenza sessuale aggravata la Procura aveva chiesto una condanna a 20 anni. Come detto il tribunale si è fermato a 12 anni, disponendo però una serie di condanne accessorie: in primo luogo all’uomo è stata revocata la patria potestà. Non solo. L’imputato - che si è sempre dichiarato estraneo ai fatti contestati - dovrà anche pagare una provvisionale (immediatamente esecutiva) di 50 mila euro a favore della figlioletta e di 10 mila euro a favore della madre della piccola, ex compagna.

L’uomo è stato anche condannato a pagare tutte le spese processuali e la costituzione di parte civile della donna. Sarà comunque molto difficile che riesca a far fronte a questi obblighi di carattere economico posto che da anni non avrebbe un lavoro stabile. I fatti, ricostruiti in udienza, raccontano una storia dai contorni allucinanti. Il padre-orco è un uomo di mezza età che avrebbe abusato della figlia per circa tre anni, dal 2009 fino alla fine del 2012.

All’epoca dei fatti i genitori della piccola (che non si sono mai uniti in matrimonio) erano già separati perchè l’uomo non aveva accettato di buon grado la gravidanza della compagna, probabilmente per motivi economici. Una situazione che portò alla crisi irreversibile della coppia. Il tribunale dei minori, chiamato ad occuparsi del caso, stabilì che nei fine settimana la piccola sarebbe rimasta in compagnia del padre. L’imputato avrebbe approfittato proprio di quelle giornate per abusare della piccola costringendola a toccarlo nelle parti intime e a subire pratiche sessuali.

La madre non si era mai accorta di nulla anche se c’era stato un primo campanello d’allarme quando la piccola fece delle considerazioni sulle parti intime del padre. Il caso venne a galla in tutta la sua drammaticità nel 2012 quando la bambina iniziò a rifiutare l’incontro con il padre nei fine settimana. La piccola piangeva solo all'idea di passare qualche ora con lui. L’uomo però insisteva per vederla e rivendicava il rispetto degli accordi presi in sede di separazione con l'ex moglie, messi nero su bianco dal giudice. Per questo, di fronte all'ennesimo rifiuto, nell'aprile del 2013 il padre si rivolse al Tribunale dei minorenni: è in quella sede che emerse una verità sconvolgente.

La ragazzina spiegò perché non voleva più stare sola con il papà e raccontò di quello che succedeva quando trascorrevano il weekend assieme: quegli incontri erano diventati un incubo. E’ in quella sede che emersero gli abusi di cui la piccola era vittima da circa tre anni. Il suo racconto - la ragazzina è stata sentita alla presenza di una psicologa - è stato ritenuto credibile. L'uomo ha invece sempre respinto ogni accusa, sostenendo che la figlia (che ancora oggi soffre di incubi notturni) avrebbe mentito sobillata dall'ex compagna.













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