Accoltella la moglie 5 volte

La donna, madre di 6 figli, è gravissima: in manette il marito di 37 anni Khalid Ouassafi


di Alan Conti


BOLZANO. Dramma ieri mattina in viale Europa. Tra le 7.30 e le 8 una trentenne marocchina (da tempo domiciliata a Bolzano) , Meryem Nsasra, torna a casa sua al civico 37 della strada. Il suo alloggio è all’interno 46 del palazzone terrazzato dell’Ipes. Insieme a lei ci sono i sei figli: le più grandi sono due gemelle di 14 anni e il più piccolo ha da poco festeggiato il primo anno di vita. Infila la chiave nella toppa e, varcata la porta, si trova davanti il marito Khalid Ouassafi, 37 anni, un passato da cuoco e da qualche tempo senza lavoro. È molto alterato, il clima in casa è teso da mesi. Meryem, l’altra notte, non ha dormito a casa. Ha preso i bambini ed è andata da sua madre. L’ennesimo capitolo di un rapporto deteriorato. Alle amiche aveva confessato di voler scappare in Francia e Germania con i figli. Colpa di un procedimento penale aperto nei confronti del marito accusato di spaccio.

L’ACCOLTELLAMENTO. Khalid la rimprovera appena entra in casa. È una furia. Afferra un coltello da cucina e colpisce Meryem. Con violenza e davanti ai figli. Ad un certo punto l’arma forse gli scivola dalla mano e uno dei figli la nasconde nel disperato tentativo di fermare la rabbia del padre. Ouassafi, però, sfila un altro coltello dalla cucina, con la lama molto lunga e l’impugnatura di plastica, e colpisce di nuovo. La donna cade nel corridoio in un lago di sangue. Le coltellate sono cinque: una al fianco destro, una dietro la schiena e le altre all’altezza del torace. Tutti colpi potenzialmente mortali. Le grida della coppia mettono in allarme il fratello della vittima che subito chiama i Carabinieri. Non è la prima volta che accade. «Litigavano spessissimo - raccontano i vicini - Lei pativa molto questa situazione e spesso le forze dell’ordine sono arrivate qui per cercare di riportare la calma. Anche questa volta pensavamo all’ennesimo, triste, episodio. Non potevamo immaginare qualcosa di così grave». L’Arma invia per competenza gli uomini della Questura.

In un attimo le pattuglie della squadra volante coordinate da Maria Chiara Bacca sono in viale Europa. Nel frattempo viene allertato con massima urgenza il Pronto soccorso che invia l’ambulanza e il medico d’urgenza. Meryem è esanime nel corridoio di casa in un lago di sangue. Ouassafi sente le sirene che si avvicinano e si spaventa. Forse teme di aver ucciso la moglie. Appoggia il coltello sul frigorifero, esce di casa, scende rapidamente le scale e, scappando dai garage, comincia a correre lungo viale Europa. Gli agenti arrivano in tempo e lo bloccano dall’altro lato della strada di fronte al palazzo dell’Inail. Khalid reagisce con estrema violenza e strappa l’uniforme di un poliziotto all’altezza della spalla. È necessario l’intervento di più agenti per immobilizzarlo e portarlo in una delle auto di servizio. Dopo diversi minuti le volanti lo portano in questura: non dirà nulla. «È fuori di sè. Da quattro giorni gli amici dicevano che era strano e gli avevano consigliato di tornare in Marocco per un po’» spiega l’avvocato difensore Alessandro Tonon.

LA DONNA IN RIANIMAZIONE. Meryem, nel frattempo, viene soccorsa dai sanitari della Croce rossa e trasferita con la massima urgenza al pronto soccorso dell’ospedale San Maurizio di Bolzano.

Immediata l’operazione chirurgica: le coltellate sono gravi ed è in pericolo di vita.

Dopo diverse ore di operazione viene trasferita nel reparto di rianimazione con prognosi riservata. Le sue condizioni sono stabili. Al civico 37 di viale Europa, nel frattempo, arrivano anche gli uomini della squadra mobile guidati da Giuseppe Tricarico. Le scale vengono chiuse al pubblico con un nastro bianco e rosso. L’ascensore rimane a disposizione degli inquilini. Il caseggiato è grande, i corridoi sono molto lunghi e sono tantissime le famiglie che ci abitano. Pochi gli italiani. La casa della famiglia Ouassafi è la prima a sinistra all’uscita dell’ascensore. I poliziotti si schierano nell’atrio per impedire a chiunque di avvicinarsi. Il sangue è ovunque. Rapidamente viene richiesto l’intervento degli esperti della scientifica. Vengono prelevate delle coperte e degli indumenti. Il lavoro è puntiglioso e dura tutto il giorno. Nel pomeriggio, in supporto, arrivano anche i poliziotti specializzati da Padova. Ogni elemento può essere prezioso. Mentre Meryem lotta all’ospedale tra la vita e la morte Ouassafi rimane in silenzio negli uffici della questura di Bolzano. Nel tardo pomeriggio viene trasferito nella vicina casa circondariale di via Dante.

Pesantissime le accuse per lui: tentato omicidio e resistenza a pubblico ufficiale.

IL RAPPORTO TRA I DUE .

Il procedimento per spaccio a carico del trentasettenne marocchino è ancora nella fase dell’inchiesta, ma preoccupava moltissimo la donna.

Meryem accompagnava sempre Khalid nell’ufficio dell’avvocato Tonon per capire gli sviluppi dell’inchiesta.

Era tesa e preoccupata.

«Stava cercando una via di fuga - racconta un’amica - perchè questo era l’ennesimo episodio di una lunga serie di tensioni e litigi. Ne aveva parlato con sua mamma, spesso andava da lei per sentirsi protetta».

Don Bosco è sotto shock dopo che la notizia è iniziata a circolare nel quartiere.

La famiglia è molto conosciuta e anche nell’ambiente delle scuole frequentate dai figli i responsabili erano a conoscenza delle tensioni in casa.

Meryem, oltretutto, era arrivata a Bolzano dal Marocco quando era una bambina piccola: é cresciuta in città e ha molti amici nel quartiere.

La sorella ha aperto un locale a Frangarto.

Il percorso di Khalid è diverso. Passa diversi anni a Casablanca, città del Marocco occidentale. «Arriva a Bolzano dopo essere cresciuto in una famiglia con molti problemi. In questo momento era disoccupato» spiega un conoscente della coppia. Su Facebook Ouassafi si fa chiamare “Khalid Sekah”. Sekah è il suo soprannome: in arabo significa “ubriaco”. Agli amici si presenta così. Sul suo profilo sono tante le foto che pubblica durante i viaggi. In nessuna di queste è assieme alla moglie. Khalid, comunque, conosce Meryem a Bolzano quando lei è ancora molto giovane. Si innamorano e presto nascono le gemelle. È l’inizio della loro storia che li porterà a convivere in viale Europa. Spesso erano stati ripresi dagli altri condomini o dall’Ipes per alcune violazioni delle regole comuni. Niente di particolarmente grave: alcune biciclette abbandonate nei corridoi o il trambusto dei bambini durante le ore del silenzio. Poi quei litigi, periodici. Campanelli d’allarme che qualcuno aveva interpretato avvertendo Meryem. «Sei una brava ragazza - le ha detto un’amica - scappa appena puoi. Vai via di qui».

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