Accoltella la moglie e poi tenta di ammazzarsi

Roveré della Luna, la donna se la caverà con 30 giorni di prognosi L’uomo è in rianimazione al Santa Chiara. I due si stavano separando


di Paolo Tagliente


Era convinto di aver ucciso la moglie e così, dopo essere salito in auto fino a Pejo, ha deciso di farla finita, gettandosi con la macchina lungo un pendio ripidissimo. Una paurosa carambola lunga un centinaio di metri al termine della quale, della Fiat Stilo di Giorgio Tomasi, 46 anni, agricoltore di Roverè della Luna, è rimasto solo un ammasso informe di lamiere. Ma nonostante questo, grazie ad una serie di miracolose circostanze, quella che poteva essere una giornata con due morti, s’è conclusa con due persone ferite, in maniera seria, ma vive. Esito fortunoso di un dramma familiare che, nonostante la doppia tragedia evitata, resta intatto e irrisolto.

La vicenda ha inizio con quello che, in un primo momento, sembra essere un banale incidente stradale. La segnalazione a 118 e 112 arriva poco dopo le 9 di ieri mattina: una vettura che stava percorrendo la provinciale 87 è uscita di strada a poche centinaia di metri dall’abitato di Peio. In quel punto, i prati lungo i quali si inerpica la strada sono ripidissimi e la vettura è precipitata lungo il costone. La dinamica è paurosa e sul posto, oltre all’ambulanza del 118 di Cles, arriva anche l’elicottero di Trentino Emergenza, con medico rianimatore a bordo.

Il ferito viene recuperato, stabilizzato, intubato e trasferito al Santa Chiara di Trento. In un primo momento le sue condizioni sembrano disperate, ma poi, per fortuna, la gravità del quadro clinico si ridimensiona e, pur avendo riportato ferite gravi, l’uomo non è in pericolo di vita. Nell’ospedale del capoluogo, Tomasi viene accolto nel reparto di rianimazione e i medici lo mantengono i coma farmacologico per almeno 72 ore. Per lui, una prognosi di 40 giorni.

Questo il primo capitolo della vicenda. Il secondo capitolo inizia nel momento in cui i carabinieri del radiomobile di Cles e i loro colleghi della stazione di Cogolo, esaminando l’interno della Fiat distrutta, trovano un biglietto su cui, a mano, Tomasi ha scritto: “Scusami se ho ammazzato la mamma”. Parole più che allarmanti che danno il via ad una vera e propria corsa contro il tempo. I controlli sono frenetici: si verifica l’identità del ferito, poi la sua residenza e vengono allertati i carabinieri di Trento perché raggiungano immediatamente l’abitazione al civico 3 di via Nuova, a Roverè della Luna. I militari arrivano insieme ai sanitari del 118 ed entrano subito nell’appartamento all’interno del quale trovano Saula Susat, 43 anni, moglie di Tomasi e madre di una ragazza ancora minorenne. Da quanto emerso, i due coniugi sarebbero in fase di separazione, ma certo nessuno poteva immaginare un simile epilogo per il loro rapporto.

La donna è in evidente stato confusionale e mostra i segni di violente percosse. Si scoprirà in un secondo momento che nel corso della violentissima lite scoppiata tra i coniugi, l’uomo ha colpito la moglie con un bastone. Colpi violentissimi al capo e al corpo che hanno fatto credere a Tomasi d’aver ucciso la compagna, ferita forse anche con un coltello che, però, fino ad ora non è stato trovato. Il grosso bastone, invece, è stato recuperato dagli specialisti del Gabinetto scientifico del Comando provinciale dei carabinieri.

La donna, trasportata anche lei in elicottero al Santa Chiara, è stata sottoposta a un lungo intervento chirurgico e poi accolta nel reparto di Chirurgia: per Saula, la prognosi di guarigione è di 30 giorni.

A seguire la terribile vicenda, coordinando il lavoro degli uomini dell’Arma, il sostituto procuratore Carmine Russo che, in questa prima fase, non ha emesso alcun provvedimento restrittivo nei confronti di Giorgio Tomasi. Il motivo è semplice: il quarantaseienne è in rianimazione e quindi non esiste pericolo di fuga. Scontato, comunque, che nelle prossime ore venga aperto un fascicolo e che Giorgio Tomasi venga iscritto nel registro degli indagati per il reato di tentato omicidio. Altri elementi utili alle indagini per ricostruire gli attimi precedenti alla brutale aggressione e alle cause della lite arriveranno solo nei prossimi giorni, quando sia Saula che il marito saranno in grado di rispondere alle domande degli inquirenti. Assai probabile che il pm disponga una consulenza medica per appurare se le ferite inferte fossero potenzialmente mortali o meno.

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