Accoltellata per gelosia

La sorella di Meryem: «Ho provato a fermarlo ma lui l’ha aggredita alle spalle»


di Alan Conti


BOLZANO. «L’ha accoltellata alle spalle, senza pietà. Avrei fatto qualsiasi cosa per fermarlo. Era diventato geloso in modo ossessivo. Convinto che avesse un profilo Facebook». La sorella di Meryem Nsasra ha lo sguardo fisso nella casa di Europa-Novacella dove accudisce con la madre i sei bambini della donna accoltellata sabato mattina dal marito Khalid Ouassafi. Ha 16 anni ma l’atteggiamento è quello di una donna forte e decisa. «Mia sorella è ancora in rianimazione, sta meglio. Non è più in pericolo di vita. È quello che conta. Per fortuna i bambini non hanno assistito a tutto». Lo sa perchè lei, invece, la furia del cognato l’ha vista. Pensava che Meryem fosse morta. «La sera di venerdì verso le 22 mia sorella è venuta a casa nostra. Voleva dormire lontano, stare fuori casa e tranquilla. Uno dei miei nipoti, tuttavia, doveva per forza restare nell’appartamento di viale Europa. Così mi sono offerta di passare la notte con lui da Khalid assieme a nostro zio». Alle 7.30 di sabato Meryem rientra a casa al civico 37 del caseggiato Ipes. «Aveva portato tutti i figli lasciandoli nell’androne. Ho mandato anche il maschietto a raggiungerli. Li teneva una nostra cugina. A quel punto Khalid e Meryem hanno iniziato a discutere. Lui ha afferrato un coltello e l’ho subito convinto a non fare pazzie. L’ha appoggiato. A quel punto tutto sembrava rientrato e sono uscita dall’alloggio». Poi le grida. «In un attimo ho sentito mia sorella gridare e sono tornata indietro. Khalid aveva il coltello in mano e Meryem scappava lungo il corridoio del condominio. Teneva un cuscino davanti al torace per proteggersi. Lui, però, l’ha colpita alla spalle pugnalandola alla schiena e su un fianco, penso il destro».

I colpi, alla fine sono stati numerosi: secondo gli inquirenti più di cinque, forse sette. I fendenti diretti al torace sono stati attutiti da quel cuscino che, forse, le ha salvato la vita. Meryem ha continuato a correre, ha lottato, sofferto e chiesto aiuto. Si è aggrappata con tutte le sue forze al campanello di un alloggio poco lontano poi è crollata. Il vicino di casa, Franz Rottensteiner, non ha nemmeno fatto in tempo ad aprire la porta: dallo spioncino non ha visto nessuno e quando ha spalancato il portone si è trovato sullo zerbino la donna esanime in un lago di sangue. Dentro l’alloggio della famiglia Ouassafi, intanto, lo zio ha allertato la polizia dopo aver allontanato velocemente i bambini. «Hanno visto solo la mamma a terra nel sangue». Khalid, a quel punto, ha appoggiato il coltello sopra il frigorifero, ha preso la giacca ed è scappato uscendo dal piano interrato dei garage. Non si è allontanato molto, probabilmente era in stato confusionale. Un quarto d’ora più tardi sono arrivati i poliziotti: dopo una breve colluttazione gli agenti della squadra volante coordinata da Maria Chiara Bacca lo hanno arrestato.

Ouassafi si faceva chiamare Khalid “Sekah”che in arabo significa ubriaco. Forse nella notte tra venerdì e sabato aveva bevuto. «Impossibile, non toccava alcol» dichiarano la zia Saadia Obbad e la parente Hanane Ouajari. Abitano al primo piano dello stesso stabile in viale Europa e sono stati i primi ad accogliere i bambini subito dopo il dramma. «Khalid è arrivato a Bolzano nel 2000. Aveva lavorato come lavapiatti in una casa di riposo a Don Bosco, ma da quattro anni era disoccupato». Scusi, come manteneva la famiglia? «Cosa vuole che le dica...» allarga le braccia la zia. La situazione in famiglia era tesa ed è sempre la sorella di Meryem a spiegare il possibile movente del tentato omicidio. «Da un mese Khalid era fuori di sè. Geloso in modo ossessivo. Era convinto che Meryem avesse un profilo Facebook e coltivasse contatti su Internet con altri uomini. Era molto possessivo. Insieme avevano deciso di lasciare Bolzano. Il 15 marzo Meryem ha preso i bambini ed è andata a Francoforte in Germania. Poco dopo l’ha raggiunta Khalid con le gemelle più grandi. Volevano ricostruirsi una vita. Dopo una settimana, però, sono tornati perchè l’esperienza era stata fallimentare. Si respirava questa frustrazione. Comunque non è vero che Khalid non beveva». Perchè? «Sabato mattina avevo notato una bottiglia di vino svuotata in cucina. Immagino l’avesse consumata durante la notte. Ogni tanto penso che avrei dovuto aspettarmelo. Allontanare il coltello e portare via mia sorella. Per salvarla».













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