le testimonianze

Addio vecchi telefoni pubblici, sei cabine diventano biblioteche

Dismesse le ultime postazioni telefoniche rimaste. I bolzanini: «È la fine di un’era» L’assessora Chiara Rabini: «Siamo d’accordo con Telecom per salvarne alcune e trasformarle in luoghi di cultura»


Maddalena Ansaloni


BOLZANO. «È la fine di un’era». Silvana Silvi parla con un’amica. Intorno a loro il via vai di una città di fretta, in giro iphone, iqos, cuffiette bluethoot. Vicino al parco di piazza Mazzini le due amiche sono ferme davanti ai telefoni pubblici, dimenticati da anni. Su entrambi gli schermi si legge «telefono fuori servizio». Sul plexiglass di protezione è attaccato un avviso: «Questa postazione verrà dismessa dal 01/09/2023». «L’altro giorno ho visto il cartello e volevo postare la foto su Facebook, perché mi dispiace – racconta Silvana Silvi -. Quando ero giovane, c’era la cabina, poi sono arrivate le postazioni. Usavamo i gettoni, poi le tesserine e si telefonava solo quando era necessario».

Da venerdì i telefoni pubblici di piazza Mazzini non ci sono più, e non sono gli unici. A maggio, infatti, l’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni (AgCom) ha stabilito che Tim non è più obbligata a garantire il servizio, dando l’ok allo smantellamento delle 16 mila postazioni telefoniche attive in Italia. A Bolzano il cartello blu di dismissione durante l’estate è apparso su ciascuna postazione che, da quel momento, avrebbe avuto le ore contate. «Secondo me fanno male a toglierli - spiega Helmut Aichner - Adesso siamo sempre attaccati ai cellulari, ma se un giorno ci abbandonano, cosa facciamo? Per noi anziani è una preoccupazione».

Graziana Degasperi è d’accordo: «Oltre a essere utili in caso di emergenza, hanno un valore simbolico. Oggi siamo abituati a chiamare per ogni cosa, un tempo la telefonata era un momento importante. Si parlava di meno ma ci si diceva più cose». Anche una coppia a passeggio con il cane si ferma a leggere l’avviso. «Ormai non li usa più nessuno», si dicono Luca e Renata con un filo di dispiacere nella voce. Renata faceva la scorta di gettoni prima di partire per il mare, per sentire gli amici, il fidanzato. Quando sono stati in viaggio di nozze, avevano già lo smartphone in tasca, ma è stato un telefono pubblico a salvarli. «Il cellulare non funzionava e non riuscivamo a trovare un albergo, di notte, a San Francisco – racconta Renata – poi Luca ha visto una cabina telefonica. Un miraggio – sorride -. Un giro di chiamate e abbiamo trovato un albergo bellissimo».

Due ragazzi spingono le biciclette, entrambi sono nati dopo il 2000 e dicono di non avere mai preso in mano un gettone, o una tessera. Solo, da piccoli, la cornetta rossa. «Per gioco – racconta Giacomo, 22 anni – lo vedevo nei film e volevo telefonare anche io». E i “millennials”? «Ci facevo gli scherzi telefonici», dice Jacopo, 33 anni. Simone Bruni, della birroteca Mimo, racconta che la sua passione per il collezionismo è iniziata proprio con le tessere telefoniche, «Quando avevo 12 anni facevo il giro dei telefoni con gli amici per cercare le schede dimenticate. Ancora le conservo. Oggi non li usa più nessuno, ma pensare che a breve non vedremo più questi telefoni grigi fa venire nostalgia». Le cabine Se i telefoni pubblici sono destinati a scomparire, arriva una buona notizia per le caratteristiche cabine rosse: a Bolzano alcune rimarranno.

«Siamo in contatto con Telecom e speriamo di salvarne sei – spiega l’assessora Chiara Rabini – una per circoscrizione». L’iniziativa “bookcrossing” è partita nel 2018, con l’idea di trasformare le cabine telefoniche, da anni lasciate in uno stato di abbandono, in piccole biblioteche di strada, gratuite e a disposizione di tutti. Per ora le “bibliocabine” sono due: una in piazza Ziller e una in piazza Nikoletti. «Possiamo dire che l’iniziativa ha avuto successo: la cittadinanza ed alcune associazioni partecipano attivamente e la spesa diretta a carico del Comune per la gestione e la manutenzione ordinaria delle cabine è stata finora praticamente irrilevante».

E per quanto riguarda furti o atti vandalici? «Ho visto molto rispetto da parte dei cittadini nei confronti delle bibliocabine. Ogni tanto i libri diminuiscono, ma c’è sempre chi ne porta di nuovi - prosegue Chiara Rabini, che conclude - Siamo molto felici che questo progetto possa ampliarsi. Le cabine telefoniche resteranno non solo come testimonianza del passato, ma diventeranno piccoli luoghi di cultura aperti a tutti».













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