Agenzia delle entrate: conto salato a 4 dirigenti della sede di Bolzano

Per la Procura della Corte dei conti l'erario avrebbe subito un danno di 312 mila euro



BOLZANO. Conto salato per l'ex direttore dell'Agenzia delle entrate di Bolzano Fernando Castrignanò, la funzionaria Silvia Cicalò e due dirigenti, Monica Facchini e Barbara Trestini: per due cause diverse la Procura della magistratura contabile chiede di pagare complessivamente 312 mila euro. A tanto, secondo il sostituto procuratore Robert Schülmers, ammonterebbe il danno subìto dall'erario. IL BAR. L'udienza davanti ai giudici della Corte dei conti è fissata per il 24 marzo. La prima causa riguarda Castrignanò, Cicalò e Facchini. Il danno per l'erario ammonterebbe a 300 mila euro. Il sostituto procuratore Schülmers chiede all'ex direttore Castrignanò di pagarne la metà: 150 mila euro; l'altra metà - 75 mila euro a testa - è suddivisa tra Cicalò e Facchini. La contestazione riguarda il fatto che da una accertamento induttivo che risale ad alcuni anni fa ed è stato effettuato dalla stessa Agenzia delle entrate, il bar, che si trova all'interno dell'ospedale San Maurizio, avrebbe avuto maggiori guadagni per un totale di 500 mila euro. Come prevede la legge, per evitare il contenzioso davanti alla commissione tributaria, si era giunti ad un accertamento con adesione e i gestori del bar invece che 500 mila euro ne avevano versati all'Agenzia per le entrate 50 mila. «Secondo la Procura - spiega l'avvocato Domenico Laratta, legale di Cicalò, Facchini e Trestini - la riduzione concessa non sarebbe sufficientemente motivata, ma noi dimostreremo che grazie all'accertamento con adesione l'Agenzia ha incassato somme che - se si fosse arrivati al contenzioso davanti alla commissione tributaria - non avrebbe mai incassato. Anzi, avrebbe pagato anche le spese legali». L'avvocato Laratta arriva a contestare addirittura l'accertamento fatto dalla stessa Agenzia in quanto le dichiarazioni, presentata dai gestori del bar, era congrua con gli studi di settori. «La prassi vuole che non si facciano ulteriori verifiche». Nel caso specifico sono stati effettuati degli accertamenti induttivi che sono giunti alla conclusione che il gestore avrebbe avuto maggiori guadagni per 500 mila euro. «Una cifra assurda - commenta Laratta - alla quale si è arrivati non tenendo conto del fatto che il bar ha una convenzione speciale per cui pratica prezzi speciali ai dipendenti dell'ospedale che rappresentano l'80% della clientela e prezzi calmierati agli altri». LA PIZZERIA. La seconda causa chiama in causa oltre a Castrignanò e Cicalò, la dirigente Trestini. In questo caso al centro dell'inchiesta c'è una pizzeria. Anche in questo caso la dichiarazione - secondo l'avvocato Laratta - sarebbe stata congrua con gli studi di settori. Ma c'era stato un accertamento induttivo da parte dell'Agenzia che aveva quantificato in 109 mila euro i maggiori ricavi, ma in questo caso c'era stato l'accertamento con adesione e il gestore ne aveva versati 38 mila. Il danno all'erario ammonterebbe a 12 mila euro: 6 la Corte dei conti li chiede all'ex direttore Castrignanò, 6 a testa a Cicalò e Trestini. «L'effetto di queste due inchieste della magistratura contabile - commenta Laratta - è la paralisi dall'Agenzia delle entrate: nessuno si fida più a fare accertamenti con adesione, temendo di venir chiamato poi a pagare di tasca propria. Anche perché la legge non prevede un minimo e un massimo di "sconto" rispetto a quella che è la richiesta iniziale. Questo è lasciato alla discrezione di funzionari e dirigenti preposti dopo aver approfondito e valutato attentamente la documentazione». (an.ma)

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