Akrat, il design del riciclo cerca sostenitori

La cooperativa lancia i buoni da 300 euro da spendere in cinque anni. E apre i laboratori ai migranti


di Elisabetta Bottoni


BOLZANO. Akrat si rinnova, ristruttura le officine e lancia nuove iniziative. Per questo ha deciso di aprire le porte, ieri, agli amici, ai sostenitori e a chi volesse conoscere meglio questa realtà – operativa dal 2014 – che produce e vende pezzi di arredamento fatti con materiale da riciclo. Il risultato: oggetti di stile e originali, nessuno uguale all'altro. Nel laboratorio di Akrat, in uno stabile dietro Piazza Matteotti, sono esposti scaffali rivestiti con le pagine di un vecchio libro di fallimenti, poltrone accuratamente rivestite con pezzi di maglioni di lana, un tavolo con il piano di una scacchiera. Al soffitto grandi lampadari ricavati da lenzuola ricamate. La specialità di Akrat è proprio il riutilizzo di materiale che altrimenti sarebbe da buttare. Così è nata la linea del momento: tavoli di ogni dimensione fatti con patchwork di truciolare. «È proprio il materiale da recupero che rende unici i nostri pezzi», dice Peter Prossliner, 30 anni passati nel campo del design e fondatore, nel 2012, della cooperativa sociale. «L'idea di base è creare dal riciclo oggetti funzionali e esteticamente validi». Lui sognava esattamente un posto così mentre progettava uffici e banche. «Mi piaceva l'idea di fare qualcosa di più autentico, in cui identificarmi». Sogno realizzato? «Lo sarà quando riusciremo a ripianare i debiti. Dobbiamo produrre e vendere di più». È per provare ad aggiustare i conti che la cooperativa ha lanciato l'iniziativa “Investo in Akrat”. Con 300 euro – è la spesa minima – si possono comprare cinque buoni da 60 euro utilizzabili nell'arco di cinque anni. «È un modo per avere liquidità per investire e produrre».

La cooperativa conta sette dipendenti, una persona in affidamento dalla Provincia e due tirocinanti migranti, “oltre all'aiuto di tanti volontari, molti anziani, senza i quali la cooperativa non andrebbe avanti”. La maggior parte lavora nella falegnameria al piano seminterrato. Moussa Boro, venuto a Bolzano cinque anni fa dal Burkina Faso, durante il suo tirocinio ha realizzato cestini fatti con intrecci di carta da giornale che ieri sperava di vendere.

Sono soprattutto Volontarius e la Caritas a proporre ad Akrat l'inserimento dei migranti. Mentre grazie a un accordo con la Provincia sta per partire il progetto pilota Hamet 2. Akrat sarà la sede dei test per verificare le abilità dei migranti. Saranno coinvolte 300 persone spalmante in tre anni. Nella prova sarà chiesto loro di ingrandire un disegno e di utilizzare gli attrezzi basilari del mestiere. «Sarà poi consegnato un attestato che ci auguriamo possa servire – dice Prossliner - per la ricerca di un lavoro». Perché la missione della cooperativa è nel nome stesso: «Sociale. Non è un luogo dove fare utili ma dove aiutare persone che sono in difficoltà nel campo del lavoro».

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