il progetto

Al Galilei nascono e crescono i maghi delle «app» sociali 

Assieme all’università si impara a progettare applicazioni di alto valore sociale e civico. Aiutano le persone vittime di violenza, mettono in guardia sui pericoli del web e insegnano a riciclare i rifiuti



BOLZANO. Se i primi risultati degli studi Ocse Pisa 2022 sui quindicenni altoatesini, pubblicati nei giorni scorsi, in media non vedono brillare i ragazzi di lingua italiana, né in lettura né in matematica né in scienze, ciò non significa affatto che la nostra scuola non funzioni, non lavori a dovere, non produca vere e proprie eccellenze.

A darne la dimostrazione l’istituto Galileo Galilei, impegnato in una infinità di progetti interni ed esterni alla scuola di via Cadorna, come nel caso dell’esperienza legata alla collaborazione con l’università in tema di sviluppi digitali, in particolare di app all’avanguardia. Con un plus non da poco: la valenza sociale del lavoro portato avanti da ragazzi e docenti.

Partiamo dai risultati. Al recente festival Le mille e una scienza sono stati insigniti gli studenti distintisi nel premio Fabrizio Rocca, istituito in memoria del giovane bolzanino appassionato di informatica scomparso qualche anno fa in un incidente in mare. Ai primi tre posti, gli studenti del Galilei.

Primi Michele Magri e Yaroslav Rivny con la loro app TrashTracer, che promuove il riciclaggio dei rifiuti tramite la gamification, ossia il gioco. Seconda Alessia Lombardo, con la sua app per la Sensibilizzazione contro le violenze, di ogni tipo. Terzo Simone Tesini con la sua app KebHub, che aiuta stranieri e turisti a trovare cibo del proprio paese qui a Bolzano.

Gennaro Iaccarino, docente dell’Iiss Galilei, di cui è referente per le nuove tecnologie e l'innovazione didattica, ne va particolarmente orgoglioso: «Lo sviluppo di app è proprio uno dei nostri cavalli di battaglia».

Ogni anno, racconta, «con i nostri ragazzi partecipiamo alle attività messe in piedi dall’università di Bolzano, in stretta collaborazione con la professoressa Ilenia Fronza. Tutti gli anni vengono organizzati questi coding camp, nel corso dei quali al pomeriggio i ragazzi che li frequentano si dedicano a una settimana intensiva di coding e sviluppo di app». Nel 2023, come riferisce la stessa Fronza, «in autunno si è tenuta la dodicesima edizione di MobileDev. Anche quest’anno, 180 partecipanti e modalità ibrida, in presenza e da remoto». Di nuovo nel 2023 c’è stato questo: «L’attività di unibz ha ispirato un grande progetto europeo recentemente finanziato per studiare come le attività extra curricolari come queste possano essere estese a livello europeo e integrate nel curriculum scolastico. Partner del progetto sono anche l’intendenza scolastica italiana e il ministero, oltre a Spagna e Finlandia».

In passato si teneva un solo camp l’anno, ultimamente si è passati a due. MobileDev a settembre per lo sviluppo di app, mentre in primavera c’è GameDev, la costola di MobileDev: non si sviluppano app bensì giochi, app ludiche, ma sempre a scopo educativo: occhio a cyber security, password, fake news, insomma tutti quelli che possono essere i pericoli in rete.

Come Galilei, prosegue Iaccarino, «la partecipazione all’appuntamento a carattere regionale rientra nella nostra progettualità didattica. Pensiamo che l’attività extracurricolare, al di fuori della scuola, sia una modalità importante, per continuare a imparare divertendosi».

I ragazzi del Galilei si occupano di progettazione, «spesso poi continuiamo in classe, prendiamo spunto per proseguire in aula, sfruttiamo il terreno fertile. Così, seppure ancora alle superiori, si prosegue a collaborare con l’ateneo tutto l’anno». Lo si è fatto anche nel 2023, con il concorso autunnale per lo sviluppo di app per dispositivi mobili, utili alla cittadinanza.

Insomma, si mette la passione per l’informatica insieme all’utilità, allo sviluppo di uno spiccato senso civico.

Ecco allora spuntare fuori le app migliori, tecnicamente e, per così dire, anche in termini di educazione civica.

Quest’anno, prosegue, «i ragazzi per esempio hanno creato una app per la gestione dei rifiuti urbani tramite il gaming: un ragazzo, giocando, impara a differenziare nel mondo reale».

Lo scopo, l’obiettivo di MobileDev e GameDev, è proprio questo: imparare qualcosa di utile giocando. Si gioca, certo, ma intanto si impara.

Un’altra app interessante, prosegue, «è stata realizzata da una ragazza, con la sua sensibilità sull’argomento: una applicazione contro le violenze, qualunque esse siano: omofobia, bullismo, violenza contro le donne. La app, in caso di problemi e nel caso non si riesca a telefonare parlare o scrivere, con un semplice clic consente di chiamare aiuto inviando messaggi a un numero selezionato di persone, fornendo in automatico anche la posizione del cellulare della vittima».

Un’altra app consente la ricerca di ristoranti che servano cibi etnici: «Puoi sapere dove trovi cibi della tua terra d’origine». Una ragazza ha poi creato una app dove si può per così dire chiacchierare senza essere presi in giro dai compagni: l’applicazione risponde, dà consigli. E c’è chi ha scritto app per sensibilizzare sulla cybersicurezza, per evitare di cadere nei tranelli delle mail e dei social network: «Mostra come si creano finti messaggi, finti post. Induce a stare attenti per esempio nella creazione delle password, che devono essere il più complesse possibile». Insomma, «occorre fantasia, si deve essere in grado di creare design accattivanti, c’è poi la parte computazionale, implementativa. Il tutto, con scopi utili, non meramente utilitaristici». DA.PA

 













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