Aldino, il Consiglio di stato risolve una lite tra vicini

La sentenza di secondo grado ha sbloccato i lavori in un cantiere fermo da tempo Bacchettato il Tar: non si era accorto che erano trascorsi i termini per fare ricorso


di Massimiliano Bona


ALDINO. A volte costruirsi casa, anche se si tratta di un appartamento di 110 metri quadrati e non di una villa, può rivelarsi (quasi) un’impresa, soprattutto se si ci scontra con la ferma opposizione dei vicini e con errori di natura giuridica. Al centro della vicenda c'è la famiglia Solderer che ha acquistato un pezzo di terreno ad Aldino e ha ottenuto una regolare concessione edilizia dal Comune.

I lavori di demolizione del fabbricato pertinenziale - come si legge nella sentenza del Consiglio di Stato - e di risanamento sono iniziati già nell'ottobre 2013, mentre per i lavori di ampliamento è stato necessario attendere il 22 maggio 2014. All'epoca risalgono lo scavo integrale dell'area, l'abbattimento di un albero di alto fusto, l'allestimento del cantiere, l'apposizione della recinzione e l'affissione della relativa cartellonistica con gli estremi della concessione edilizia. Secondo le dichiarazioni della stessa impresa costruttrice, la Daum, su esplicita richiesta dei vicini, sono stati consegnati il 25 maggio anche «gli schizzi e i piani di facciata dell'edificio da realizzare». La ricorrente, spiegano dunque i giudici del Consiglio di Stato, fin dal 25-26 maggio di due anni fa era a conoscenza dell'intervento progettato «e in grado di valutarne l'incidenza lesiva sulla propria sfera giuridica». Il ricorso di primo grado è stato notificato il 12 settembre 2014 e dunque «ampiamente oltre il termine di decadenza», maturato a fine luglio 2014. Ciononostante il Tar aveva dapprima concesso una sospensiva alla vicina e poi annullato la concessione creando non pochi problemi alla famiglia Solderer, che aveva costruito sulla base di una regolare autorizzazione rilasciata dal Comune. Poi a rimettere le cose a posto, dal punto di vista giuridico, è stata la sentenza del Consiglio di Stato, secondo il quale «va dichiarato irricevibile il ricorso introduttivo di primo grado», in quanto i termini per farlo erano già trascorsi. In mezzo il (lungo) blocco del cantiere con tutte le conseguenze del caso, anche nei rapporti con le varie aziende artigianali.

La famiglia Solderer ha ripreso a costruire il suo appartamento ma lamenta danni per quasi centomila euro, somma che probabilmente non recupererà più. Non resta che sperare che chi si è accanito per due anni nei confronti dei due coniugi ora abbassi finalmente la guardia e rispetti la sentenza.

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