Alex fu picchiato e minacciato di morte

Un mese prima della tragedia, Heuschreck rimediò la frattura di cinque costole. Ester poi gli scrisse: finirai sotto terra


di Mario Bertoldi


BOLZANO. Ester Quici, la giovane donna rinviata a giudizio con l’accusa di aver provocato la morte del proprio compagno, un mese prima della tragedia avrebbe picchiato ripetutamente Alessandro Heuschreck provocandogli la frattura di cinque costole per poi successivamente minacciarlo di morte con un messaggio sms premonitore: «La prossima volta finirai sotto terra». E’ uno degli indizi più pesanti contenuti nel fascicolo processuale a carico della donna rimessa in libertà l’altro pomeriggio in attesa del processo in corte d’assise. Difficile considerarla una prova in grado di dimostrare la volontà reale della giovane di sbarazzarsi una volta per tutte del compagno col quale (nei giorni immediatamente precedenti la tragedia) i rapporti erano diventati molto tesi. La Procura della Repubblica utilizzerà però l’episodio per dimostrare che tra i due non vi fosse quel rapporto idilliaco a cui la difesa ha spesso fatto riferimento. Con questo presupposto è evidente che una serie di altri indizi potrebbero assumere un peso processuale rilevante, anche perchè quel messaggio minaccioso non fu il solo ad essere inviato alla vittima dall’imputata con esplicite minacce di morte.

Un quadro indiziario inquietante sul quale la Procura ha costruito la seconda imputazione (quella più realistica) a carico di Ester Quici: omicidio volontario per comportamento omissivo. In altre parole l’omicidio sarebbe stato compiuto semplicemente non allertando in tempo utile i soccorsi di fronte alle coltellate autolesionistiche ed attendendo che Alessadro Heuschreck morisse dissanguato. Potrebbero essere proprio quei messaggini rinvenuti nella memoria del telefono cellulare della vittima a puntellare processualmente il teorema del sostituto procuratore Daniela Pol.

La difesa ha sempre sostenuto che le semplici minacce tra innamorati arrabbiati non possono essere prese in seria considerazione. In realtà la Procura avrebbe tra le mani la prova che il rapporto tra i due fosse ormai degenerato. L’episodio del pestaggio di Heuschreck (che l’accusa attribuisce all’imputata proprio per il successivo messaggino “la prossima volta finirai sotto terra) è uno dei più importanti.

E’ vero che un anno prima Ester Quici salvò il compagno da un tentativo di suicidio (sempre con la tecnica delle lesioni autolesionistiche con coltello)ma è anche vero che i rilievi scientifici hanno evidenziato la rilevante presenza di sangue la sera della tragedia nell’appartamento di corso Libertà.

A fronte di una simile emorragia (la vittima avrebbe perso più di tre litri di sangue) non sarebbe stato difficile comprendere la necessità di chiedere aiuti immediati. Invece l’imputata prima di allertare il 118 (secondo l’accusa con un ritardo di mezz’ora) avrebbe addirittura pensato a pulire dalle tracce di sangue il coltello ed anche il pavimento del salotto e del corridoio per poi sostenere nel primo interrogatorio che il compagno era rientrato a casa già ferito a morte. Sino ad oggi Ester Quici ha sempre negato di aver ripulito l’appartamento dal sangue perso dalla vittima ma sul punto la Procura potrà fornire ai giudici le prove scientifiche dei rilievi effettuati con l’utilizzo del “luminol” (la speciale sostanza che segnala residui anche minimi di sangue) e due stracci recuperati nell’appartamento. Non solo. La donna trovò anche il tempo per indicare alla figlia (teste oculare) cosa avrebbe dovuto raccontare agli inquirenti e cioè che Alessandro Heuschreck era rientrato a casa già sanguinante.

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