Alla gara dei cacciatori camosci e caprioli in palio

Infuria la polemica sulla gara di tiro in programma venerdì a Dobbiaco Indignati gli animalisti che hanno scritto a Durnwalder: «Fermi la barbarie»


di Ezio Danieli


DOBBIACO. Ancora scontro duro tra cacciatori e animalisti per quella che, dopo le polemiche scatenate da iniziative analoghe in diverse località della regione, sembra essere una vera e proprio sfida delle carabine. Venerdì prossimo, infatti, al poligono Le Cave di Dobbiaco, a cura della locale riserva di caccia si terrà la tradizionale gara open per i cacciatori. Si sparerà, secondo il regolamento, da 200 metri. Ma non è certo questo il problema. A far arrabbiare animalisti e non, sono i premi in palio: oltre a due costose carabine, infatti, tra i premi c’è ance l'abbattimento di maschi di camoscio, di alcuni "Jahrling" sempre di camoscio e anche di femmine di capriolo. Quasi scontato che proprio la scelta dei premi da parte degli organizzatori fosse destinata a sollevare un mare di proteste. Sia il sindaco che gli assessori comunali sono stati invitati, con alcune lettere aperte, ad impedire che i camosci ed i caprioli vengano considerati alla stregua di trofei per quei cacciatori che dimostrano la maggiore precisione nel tiro. Un costume - quello degli animali messi in palio - che si sta rapidamente diffondendo anche nella nostra regione. Ma chi ama gli stessi animali non ci sta. E quindi protesta, anche in maniera energica. Chiama in causa anche i due Governatori - Durnwalder per Bolzano e Dellai per Trento - perchè trovino il modo per fare cessare questa abitudine. Sulla stessa linea si schiera anche la Lav regionale che ha diffuso un comunicato stampa in cui evidenzia come "Due cacciatori trentini, titolari di regolare licenza di caccia, sono stati denunciati dagli agenti del corpo forestale per bracconaggio, perché responsabili di numerose violazioni alle norme sulla tutela degli animali selvatici e sulla detenzione ed uso di armi". Intanto a Dobbiaco viene organizzata una gara di tiro a segno che tra i premi non prevede coppe e medaglie, bensì l’uccisione di 9 animali: 5 Camosci e 4 Caprioli femmina. La barbarie venatoria non conosce confini – commenta Massimo Vitturi, responsabile LAV del settore caccia e fauna selvatica – Le politiche filo-venatorie delle province autonome di Trento e Bolzano sono oramai chiare da tempo. E’ sufficiente ricordare i recenti casi dei cacciatori trentini che hanno violato la legge sulla scelta del tipo di caccia ed ora, pur di non fargli pagare le multe, i politici loro conterranei, stanno alacremente lavorando per cambiare la legge nazionale. Non va meglio a Bolzano dove, di anno in anno, la provincia emette decine di condanne a morte per le più svariate specie di animali (Marmotte, Furetti, Volpi, ecc.) che vengono regolarmente censurate dal TAR perché illegali. E’ ovvio che in questo clima di particolare tutela, i cacciatori si sentano cittadini “un po’ più uguali” degli altri davanti alla legge e si permettano quindi scorribande da far-west. Dellai e Durnwalder, presidenti delle province autonome di Trento e Bolzano, hanno ora l’occasione per dimostrare che il rispetto delle leggi è alla base della convivenza civile anche in Trentino Alto Adige. Non è più accettabile che gli amministratori pubblici siano così platealmente schierati a favore di una categoria, quella dei cacciatori, responsabile del massacro di milioni di animali e della continua violazione delle norme"

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