Alla Maturità col bebè Silvia, studentessa e mamma del Carducci
Il 3 giugno ha partorito la piccola Sophia, sabato ha l’orale «Voglio diplomarmi per ricordare mio padre che non c’è più»
BOLZANO. Scegliere di crescere una figlia quando ancora si frequenta la scuola è qualcosa più di un atto di maturità. Ma Silvia Gaia Almici è una ragazza determinata che in un anno ha saputo guardare in faccia le asperità della vita ponendosi come obiettivo anche l'altra Maturità. Il 3 giugno, infatti, Silvia ha partorito la piccola Sophia De Lorenzo Buzzo Almici e venti giorni dopo si è presentata al suo banco del liceo classico Carducci per la prima prova degli esami: il tema di italiano. Una gravidanza, dunque, gestita durante l'ultimo anno di liceo che nasce da una presa di coscienza profonda. «Nell'agosto scorso ho perso mio padre». Mauro Almici, scomparso a soli 57 anni, era membro della Direzione medica dell’ospedale San Maurizio e da 14 anni presiedeva il Comitato etico dell'Asl. «Un dolore fortissimo che in qualche modo ho dovuto affrontare e rispettare. Quando ho scoperto di essere rimasta incinta non ho avuto dubbi: avrei tenuto questa bimba anche per lui. Una scelta di vita fatta in piena consapevolezza». Determinante l'aiuto di mamma e zia. «Sì, in questi mesi mi hanno permesso di studiare e di andare agli esami senza troppe preoccupazioni. Il loro contributo sarà fondamentale anche in futuro». Già perchè Silvia è pronta a dimostrare che una figlia non vuol dire rinunciare alle ambizioni. In questo periodo, infatti, Gaia è riuscita anche a superare l'esame di ammissione a giurisprudenza a Trento. «Il prossimo anno frequenterò facendo la pendolare. E' importante per me dimostrare che si può andare avanti inseguendo tutti i traguardi». Una determinazione importante anche come esempio. Una gravidanza, comunque, non è esattamente quanto di più aspettato in una scuola, ma il mondo del Carducci si è stretto attorno a Silvia. «Sono stati tutti straordinari. Nella mia classe, la 5E del linguistico, siamo trenta ragazze. Tutte si sono prodigate per aiutarmi. I professori, poi, mi hanno donato un'energia incredibile. La mia insegnante di italiano, per dire, è stata la prima a cui ho comunicato la mia decisione. E' stata lei a confortarmi dicendomi che si trattava di una scelta importante che godeva del suo totale e incondizionato appoggio». Non sempre, però, è tutto così facile. «So di essere un caso che desta attenzione e mi accorgevo che quando passavo nei corridoi attiravo lo sguardo o la curiosità di tutti». Poi l’esame: «Durante le prove scritte lunghe mi sono fatta accompagnare da una professoressa dalla commissione a tirare il latte in bagno. Un poco imbarazzante, ma necessario». L’ultimo step, dopo il punteggio di 38 negli scritti, sarà sabato mattina alle 8 con l’orale. «Ho fatto una tesina sulla bioetica. Mio papà era presidente del comitato provinciale: mi sembrava un bel modo di ricordarlo».
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