Alloggi protetti per anziani Casanova all’avanguardia 

Il cantiere. I lavori non hanno subito ritardi per il Covid. Tra dieci mesi pronti 30 appartamenti per coppie e single, con ambulatorio, spazi verdi e comuni. Potranno viverci anche le badanti


PAOLO CAMPOSTRINI


Bolzano. «Abbiamo raggiunto la vetta!». Tecnici, operai, ingegneri hanno festeggiato insieme l'altro giorno sul tetto che guarda Casanova dall’alto. “Conclusa la parte strutturale”, conferma Claudio Lucchin, l’architetto che l'ha pensata. E dunque finalmente si percepisce la sua nuova presenza nel quartiere che sta allargando la dimensione urbana del capoluogo in senso pienamente contemporaneo: trenta alloggi “protetti” e dunque dedicati ad anziani che evitano così di abbandonare la propria indipendenza e poi un ambulatorio medico, un centro giovanile, spazi verdi. Case per singoli o coppie con anche la possibilità di avere accanto una badante. Sette piani, lavori in carico alla Mak, la stessa impresa impegnata anche nel ridisegno dello stadio Druso. E un orizzonte che apre finalmente ad una politica socio-assistenziale non fatta più solo di supporti e di coordinamenti sul campo ma che agisce nel concreto, attraverso l'edificazione di un edificio-simbolo di un nuovo modo di affrontare la terza età, per gli interessati ; e per il pubblico di passare dal dire al fare, attraverso un luogo che mette in pratica un nuovo modo di “proteggere” gli anziani offrendo loro luoghi non più privi di personalità.

L’idea architettonica

E infatti è proprio nel progetto che discende la funzione pratica di questa realizzazione da cinque milioni, euro più, euro meno. Perché qui, a Casanova a proposito di questo edificio, si parla di personalità? «Sono partito da un'idea - svela Claudio Lucchin, dell’omonimo studio - e cioè che i destinatari di questi alloggi sarebbero stati anziani e dunque persone con una lunga storia alle spalle. Una diversa dall'altra, ognuna con un suo valore intrinseco, fatta di sogni e speranze, di cose realizzate, di figli, nipoti, lavori...».

Come rendere architettonicamente queste vite, queste diverse esperienze belle o meno ma tutte di grande dignità umana? Magari attraverso un foglio bianco da riempire di queste diversità simboliche. Per questo Lucchin ha, per prima cosa, disegnato un foglio di carta piegato, che risale le volumetrie dell'edificio.

Le finestre

Su questa “carta” intonsa, l'architetto ha applicato tante finestre. Che possiedono tuttavia una caratteristica: sono una diversa dall'altra. Alte, basse, colorate e no, dotate di affacci o solo di vetrate. E questo per quanto riguarda la “diversità” delle vite. Poi c'è la questione del valore umano di queste ultime. Non ne esiste una meno importante dell’altra. «Per questo - dice ancora Lucchin spiegando la sua scelta - ho riempito le facciata di citazioni». E tutte molto significative. Una finestra richiama Luis Kahn, un’altra Adolf Loos, altre ancora Le Corbusier. Dunque segni di grandi architetture e di grandi architetti.

«Per far comprendere anche il valore intrinseco delle singole diversità esistenziali, tutte importanti, tutte decisive...». Ecco dunque un nuovo “segno” che si aggiunge ai tanti altri, alcuni molto evidenti, altri nascosti, che stanno costellando Casanova. Che è sì periferia urbana, ma di grande qualità progettuale.

Il laboratorio Casanova

Recentemente dotata anche di nuove piazze e di spazi di aggregazione sociale. E poi asili-nido, centri culturali, soluzioni viabilistiche sostenibili. Ma questo alloggio protetto ha anche, al di là dei suoi contenuti architettonici, una valenza politica precisa: consentire alle persone che affrontano la terza età di stare in un proprio appartamento quanto più a lungo possibile, con tutta l'assistenza possibile. Senza ricorrere alla casa di riposo. Questa opzione è indubbiamente un contributo al benessere psicologico ed esistenziale degli anziani ma anche un alleggerimento della spesa pubblica, consentendo così alle istituzioni di avere una alternativa “autonoma” e privata ai luoghi di assistenza pubblica e indifferenziata. Tempi? «Siamo al tetto, abbiamo finito il grosso- anticipa Lucchin - considerando il blocco del Covid potremo farcela a consegnare gli alloggi in dieci mesi».















Altre notizie

l’editoriale

L’Alto Adige di oggi e di domani

Il nuovo direttore del quotidiano "Alto Adige" saluta i lettori con questo intervento, oggi pubblicato in prima pagina (foto DLife)


di Mirco Marchiodi

Attualità