Alpini, dopo 75 anni trovata la piastrina del reduce di Russia 

La scoperta. Nel terreno della caserma di Vipiteno spuntano le targhette di Giovanni Salvagno (classe 1921) e di un commilitone del 1916 


paolo tagliente


Bolzano. Quando il caporale maggiore scelto Francesco Vitti, in forza al 5° reggimento alpini di stanza a Vipiteno, ha iniziato a cercare nell’area interna alle caserme Menini-De Caroli, che ospitano il suo reparto, mai avrebbe immaginato di trovare un “tesoro”. Il militare, infatti, stava compiendo una semplice verifica sull’eventuale presenza di materiali ferrosi nel terreno attorno agli edifici. Semplici controlli contestuali a lavori di ristrutturazione eseguiti nell’ambito del protocollo d’intesa tra il Ministero della difesa e la Provincia di Bolzano: alcune aree di proprietà del demanio militare vengono cedute alla Provincia in cambio di modernizzazioni delle strutture militari già esistenti o della costruzione di nuove. Ma Vitti, che è un appassionato di storia militare e ricerca di cimeli, certo non si aspettava che dal terreno, insieme ad altri oggetti risalenti alla seconda guerra mondiale, spuntassero le piastrine di riconoscimento di due alpini reduci dalla terribile campagna di Russia. Su quei piccoli pezzi di metallo rovinati dal tempo, c’erano i nomi di Raffaele Guittini (ma potrebbe essere anche Guideini), classe 1916 della provincia di Novara, e di Giovanni Salvagno, classe 1921, originario della provincia di Cuneo. Due piccoli pezzi di metallo, corrosi e arrugginiti, ma un tesoro di emozioni, di storia e di ricordi che ha fatto vibrare i polsi e il cuore del giovane alpino. Perché, oltre 75 anni fa, due giovani Penne nere miracolosamente sopravvissute alla campagna di Russia, erano arrivate lì dal Brennero, nella caserma Menini–De Caroli, provati da un’esperienza che li avrebbe segnati, nell’anima ancor più che nel corpo, per il resto della loro vita. Nella caserma di Vipiteno, strategica per la vicinanza al Brennero, nell’estate del 1941, erano passati alcuni reparti diretti in Russia e poi, sempre lì, all’inizio di marzo del 1943, erano stati accolti i superstiti degli stessi reparti, per poi essere indirizzati alle caserme d’appartenenza.

Vitti s’è messo subito alla ricerca dei due militari, navigando per ore in internet e rovistando in tutti gli archivi online. Poi, anche grazie all’aiuto dell’Associazione Nazionale Alpini, è riuscito nella non facile impresa di rintracciare e contattare la figlia dell’alpino Salvagno, purtroppo “andato avanti” qualche anno fa. E venerdì sera, nella sede Ana di Settimo Torinese, il caporale maggiore scelto Vitti e una rappresentanza del 5° reggimento hanno consegnato la piastrina a un’emozionatissima Natalina Salvagno. «La scorsa primavera – spiega, commossa – è arrivata una lettera al Comune di Villafalletto, paese di nascita del mio papà, in cui si chiedevano notizie di Giovanni Salvagno, che è morto nove anni fa. Grazie a un mio cugino, che abita ancora lì, sono stata informata della missiva, su cui c’era il numero del caporale maggiore scelto Vitti. Quando l’ho chiamato, mi ha spiegato cos’era accaduto e io sono rimasta senza parole. Papà parlava spesso della Russia, raccontando aneddoti terribili, ma non ricordo abbia mai fatto cenno al suo passaggio a Vipiteno. Non solo. Proprio con gli alpini di Vipiteno, controllando gli stemmi, abbiamo scoperto che mio padre apparteneva al 5° reggimento della Tridentina e non alla Cuneense, come avevamo sempre creduto. In primavera - conclude Natalina – sono andata in fibrillazione e non ho dormito una settimana. E non ho dormito nemmeno l’altra notte, sapendo che il giorno dopo sarebbero venuti a consegnarmi la piastrina di papà».

Commozione condivisa con Vitti e con gli altri alpini presenti alla cerimonia. «Un’emozione fortissima – commenta il caporale maggiore scelto –. Bello restituire quell’oggetto alla figlia di Giovanni e anche ricostruire la storia della famiglia Salvagno».













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